sportello dignità donna

Cantiere aperto

Don Tonino Bello aveva detto:  “Riconciliamoci con i sogni. Non enfatizziamo il realismo. Non esasperiamo la mentalità dei cosiddetti piedi per terra. Non distruggiamo la fantasia. Diceva Kahil Gibran:” Ci sono troppi uomini pratici che mangiano il pane intriso col sudore dei sognatori”. A NATALE uno di voi mi ha regalato una terracotta con questa frase: ”Dammi, Signore, serenità per accettare le cose che non posso cambiare. Forza per cambiare quelle che posso. Saggezza per distinguere le une dalle altre”. Molto bella come preghiera di discernimento.

SPORTELLO DIGNITÀ

                Progetto ideato per tutti quelli che vivono in disaggio, senza alcun “collocamento”, aggancio, senza famiglia, possibilità di rialzarsi da soli, senza casa, lavoro, soldi, ma con tanta voglia di riscatto.

            Il meccanismo che fa funzionare la macchina della società civile, ha dei denti mancanti. Non esiste più la possibilità che un povero, nuovo povero, sfrattato, oppure prossimo allo sfratto, possa rialzarsi, correndo dietro mille annunci di lavoro online, CV, quando non ha più la forza interiore di affrontare tutta questa tempesta frontalmente. Resiste già per stare “in piedi”, nella sua dignità.

            Non sto qui ad analizzare né di chi è la colpa, né a chi tocca di “diritto” occuparsene, il povero cittadino è già a terra, deluso, amareggiato e non sa più come vivere in questo mondo. Un mondo che gli viene stretto, lo priva di sentimenti, lo trasforma in “una  cosa non adatta ai lavori di”, mentre lui potrebbe fare tante altre cose. Ma per altre cose, bisogna che qualcuno parli, indaghi, comprenda, senta parole vere; mentre lui va scartato, anzi nemmeno arriva allo sportello, perché ormai è tutto online. Ma la sua vita no. La sua vita è ancora sua, non è della massa, non è un pesce disperso tra miliardi di altri pesci, invisibile. Anzi è proprio qui che si è arrivato, a sentirsi invisibile, inutile, di troppo. Dove andrà a bussare, lui che non ha più nessuno? Dovrà inserirsi nella categoria dei “senzatetto” che sopravvivono, a costo di cosa?

            Categoria over 50 anni, dove andrà collocata, ma soprattutto QUANDO? Non è questione di incapacità sua, ma dal completo scollegamento tra domanda e offerta, per questo fiume di persone invisibili. Non invadono le piazze, ma vivono in ombra, all’ombra della pietà, carità di amici, lontani parenti. Il povero non ha amici, perché è impegnativo, duole al portafoglio.

            I lavoratori domestici stranieri, tanto additati per le loro denunce alla fine del rapporto lavorativo, ma senza mai essere rivelato il vero motivo, l’unico che avrebbe sfatato “la strega”, l’inesistenza dell’obbligo del rilevamento dell’orario di lavoro, in base al normale modo che tutti i lavoratori del mondo godono, invece no. Non è di obbligo della parte del più forte, chi paga, ed ecco perché, si lavora privati dei giusti contributi, finendo con una misera disoccupazione. Non si possono affrontare spese di un avvocato, anzi non bastano per un’ affitto, chi affitta ai disoccupati stranieri? Qui un esercito di donne finiscono per essere “usate poi buttate”, non potendo mantenersi l’indipendenza ed una dignitosa vita privata. Si cancellano anni di vita privata e professionale, poi se vuoi “riprendere la tua salita”, non hai più requisiti secondo i “nuovi canoni”, di conseguenza ti dovrai fare una ragione. Ma sarà proprio così, veramente non si può fare proprio nulla? Io ho un parere ben diverso, siccome “frutto generato da questo meccanismo malato”, rifiuto di rassegnarmi e provo a reinventarmi, cercando soluzioni.

            Prendendo proprio quello che ha in dispensa, nei tempi di grande crisi, ci dobbiamo reinventare nuovi piatti per la sopravvivenza, usando tutto quello che la vita ci ha messo alla disposizione, non solo per noi, egoisticamente, ma per tutti quelli che abbiamo incontrato sulla strada, nei supermercati, nelle sale di aspetto dei ospedali, medico, tram, fermata mentre aspettavamo. Tutta questa gente, oltre tutta quella che discute in internet, talk show, sulla strada: da una parte all’altra del pianeta è piena di delusione, si sentono come chi è stato ingannato. Ingannati, convinti, persuasi di dover comprare sempre cose, che “guariscono miracolosamente, in base a mille proprietà nascoste” la nostra sete e fame di “cose”. Ma ci si è risvegliato il mondo, da parte a parte, chiedendo essere estinta la fame non di cibo, ma di giustizia, di verità, amore tra popoli ed etnie. Tutti vogliono ESSERE AIUTATI AD AIUTARSI, TRA DI LORO. Un soccorso prontissimo, per aiutare chi soffre davanti alla tua porta, non stando a sindacare a chi tocca e nemmeno se ha diritto ad aiutare, anche qui, bisogna chiedere permesso. Il cibo che avanza nei ristoranti, tanta legislazione attorno. Forse noi alla sera buttiamo nella spazzatura quello che ci è avanzato del mangiare? Tanti supermercati, potrebbero già in anticipo del tempo della scadenza, l’ultima settimana, praticare sconti ed accordi per le comunità che sopravvivono, avranno la certezza della vendita, non sarà più bisogno di buttare.

            Vestiario, non più “di moda”, potrà essere piazzato nei magazzini, prezzi più bassi “ utili per gente comune, che di moda proprio non ha idea”. Idem tutto quello che sia stock, nulla toglie ai sconti, una economia circolare. Svincolati da alcune tasse, IVA sociale: 5 %, per far ripartire l’economia, la vita. Anche se il povero vuole acquistare, a prezzi bassi, non ha accesso all’internet, non ha un domicilio dove ritirare la roba. Si potrebbe fare nel modo che questi acquisti possano essere fatti, per loro, in questo tipo di negozio sociale, lo stesso che a sua volta vende le rimanenze di altri marchi. C’è chi vende solo online, a questo punto sarà una sana circolazione di domanda – offerta.

Pe strazile lumii, oamenii se cunosc mai bine
Pe strazile lumii oamenii se cunosc mai bine

            Non c’è un loro ristorante, dove possono incontrare al riparo, non vagare nel freddo, pioggia, quando solo alla sera si ritorna ai dormitori pubblici. Anzi, far ripartire l’edilizia, costruire strutture dove ognuno possa avere la sua dignità riconquistata: una stanza tutta sua e un bagno, tutto suo. Edilizia sociale, emergenziale. Un fondo dove investire, loro stessi potranno lavorare a questo progetto, uomini e donne di ogni nazionalità, che lavorano, hanno perso il lavoro e sono alla soglia. Tutti possono fare qualcosa, per questa categoria talmente disagiata, che nemmeno il lavoro domestico potrà più farlo oltre 50 anni, bisogna creare nuove opportunità. La popolazione sta invecchiando, ma purché sono ancora autonomi avranno voglia giustamente di stare a casa loro, hanno paura dello straniero a prescindere, ma se vedono che gli altri saranno aiutati, tra vicini, avranno, vorranno avere compagnia. La solitudine, la povertà, la vergogna di dichiararsi bisognosi, ha creato tanti tabù. Il povero di oggi, non è lo sprovveduto di ieri, che non aveva voglia di lavorare e basta, ma è frutto di una politica sociale priva di sentimento, assistenziale e basta, fallimenti bancari, costo eccesivo di tutto quella che la vita necessita, mentre le pensioni sono rimaste a 20 anni fa, come valore referenziale.

            L’uomo nella sua complessità è conosciuto, tradotto ben poco dalle scienze umanistiche. La sua natura spirituale è stata “zittita”, ridotta a tacere, a reprimersi il grido interno del dolore, di non farcela più. Sentirsi  impotenti, vergogna di non avere soldi per pagare affitto, di non farcela dopo un divorzio, quanti hanno preferito piuttosto il suicidio che ritornare alla casa materna (se c’era). Non aver avuto il coraggio di scegliere a chi licenziare, a chi togliere il pane della famiglia, in favore di, hanno portato tanti imprenditori al suicidio, dimenticando alla fine le loro stesse famiglie che non hanno avuto una sorte meno crudele. Il fallimento dell’imprenditore che prima del COVID 19 godeva di buona “salute  commerciale”, si è visto scomparire TUTTO, la sua intera vita annullata. Bambini rimasti orfani, omicidio suicidio. Troppo male, disaggio dell’anima, che non va curata con farmaci, perché non è illusione il fatto di non avere più soldi in banca, è verità. Prendiamo una buona volta coscienza di tutto ciò e AIUTATECI AD AIUTARCI, ALTRIMENTI tutto quello che è iniziato prenderà più piede. Tutti cercano conforto, una parola, una carezza, un piatto caldo, un letto dove non devi sentire chi tossisce tutta la notte, chi russa – gli odori di sudore di tutti. Ridare la dignità vuol dire ridare il sorriso, la gioia di vivere, la motivazione per cui tu vali come persona, a prescindere. Tu non vali solo se scienziato, dottore, filosofo, stilista, avvocato, grande imprenditore o piccolo; vali come persona. Dunque bisogna rialzare anche il morale della persona, darli una nuova identità in questo mondo che dovrà reinventarsi le regole del gioco della sopravvivenza, per primo. Molto più tardi si potrà parlare anche del benessere, ma del benessere di tutti, non solo dei pochi nelle SPA.

            Un mondo che va rivisitato, perché non è che abbia aumentato la “speranza di vita”, già la parola SPERANZA è ben oltre che certezza. Non si cancellano 6/7 anni di pensione CERTA a base di SPERANZA, perché chi vive di SOLO SPERANZA HA LA CERTEZZA DI MORIRE DISPERATO. Prima si andava in pensione ai 60 anni, così i genitori potevano finalmente fare i nonni (dove era il caso) la famiglia aveva una mano pronta, un aiuto concreto, liberavano dei veri posti di lavoro, creando anche più consumo nella popolazione. Adesso disoccupati, senza reddito, anzi a dover fare un prestito per prendere la pensione che gli toccava di diritto. Malati, esauriti, poveri, con figli disoccupati loro stessi … Si è seguito un calcolo sbagliato ed è andato in tilt l’intero sistema di vita. Non c’è più gioia di vita che per chi è ricco e basta. Questa non è una soluzione, semmai un incubo che il COVID 19 aumenterà.

            Nei calcoli della “speranza di vita” mancano tantissime rubriche: quella dove si differenzia chi è malato/sano, autonomo/non autosufficiente, povero/ricco, vive assistito in casa propria, strutture pubbliche/private, ha qualche invalidità, ha ancora figli a carico, aiuta lui stesso con soldi la famiglia/le famiglie dei figli, quanti vivono con assegni sociali, chi nelle case popolari, chi abita nei posti più sperduti senza accesso nelle prossimità di farmacie, negozi … questo sarebbe il minimo sondaggio sulla qualità della vita, su quello che i cittadini si aspettano dallo Stato, dalle amministrazioni. La scomparsa dei mezzi pubblici, quella dei treni (non per forza di alta velocità), perché tanti anziani rinunciano a fare cose proprio perché non si fidano più di guidare oltre 50 km di distanza, per paura dei nuovi regolamenti della circolazione, le celebre rotonde che fanno paura agli anziani, si sono isolati. Poi non si considera il fattore che non tutti hanno la machina, la patente. Tolti mezzi pubblici per mancanza di fondi, era un servizio da offrire, invece zone intere isolate, senza copertura oraria utile. Accesso ai farmaci, alle vitamine per chi è debole, nulla di tutto ciò. Piano piano la classe di mezzo è scomparsa e tra ricchi e poveri non c’è più chi mediare. Una volta c’era la Chiesa, oggi le chiese sono vuote, mancano i sacerdoti, e dove sono ci sono le solite dieci persone a cui costantemente viene chiesto denaro per tutta la parrocchia, quando la comunità è da migliaia di persone, ma che non vanno più in chiesa, secondo loro, non hanno più bisogno. Non entro in polemiche, l’ospedale non rende, la chiesa va mantenuta, la fede non c’è più, dove sono finiti i millenni di cultura, eredità e tradizioni?

            In aggiunta un sistema incapace di abbracciare due mondi che si cercano, la domanda e l’offerta di lavoro, tutto nelle mani della somministrazione, dimenticando che c’è anche gente che non ha non solo internet, ma non ha una casa, un posto per la sua vita privata, e se questa è donna oppure uomo, straniero per giunta farà una grande differenza. Non esistono alternative, come se o si vive o si deve morire, non c’è il percorso della sopravvivenza dignitosa, la preparazione all’incontro, l’aggancio.

            Io mi presento come una persona che vuole provare di fare quello che ha studiato, ma non si trova la formula giusta. Ho già finito il quarto corso che ancora non mi ha portato il pane, ma questa volta insisto a cercarlo per bene, dunque (creazioni siti web, photoshop, contabilità, operatore specializzato in paghe e contributi, prima un 15 anni di impiegato in Romania). In Italia, solo la badante ho potuto trovare, questo faccio ancora oggi per la conquista della dignità. Ci vorrebbe per noi stranieri, anzi oltre 50 anni, una formula diversa, reinventata. Adesso, in corso Marketing digitale e WordPress dalla A alla Z, due corsi in contemporanea, sperando di riuscire a reinventare qualcosa di utile per tutti, non il solito egoistico tornaconto. Prima riprendere la dignità propria, poi cercare di creare anche una cooperativa di servizi su misura, una nuova tipologia di contrattazione. Una formula contrattuale che possa coprire il periodo lavorativo, i contributi, permettendo assistenza sanitaria. La possibilità di affittare monolocali, la gestione degli stessi, manutenzione. Soluzioni per vivere/dormire tranquilli, sereni.

            Con la mia grafica non sono mai riuscita a trovare una modalità del come poter guadagnare, non c’è una trasparenza del come poter fare cose …  Un’agenzia che fornisca reale informazioni, una vetrina trasparente tra domanda e la concretezza di cosa uno deve fare, magari ci sono le competenze trasversali, per i vari lavori già eseguiti nel passato. Un contatto più diretto tra chi offre il lavoro e chi può negoziare percorsi che trasformano, il contratto per mestiere oggi chiamato “apprendistato professionalizzante”. Una specie di TUTOR per la categoria over 50 anni, che possa colmare il vuoto di quasi 15 anni che si prospetta davanti. Tanta gente che si vede alla fine di un mutuo, portato per decine di anni, cadere a traguardo. La cronaca è piena.

            Oggi sembra UTOPIA, ma io ci credo. A Torino, un sacerdote nei anni 1929, Don Adolfo Barberis, si è fatto carico delle domestiche buttate in strada dai padroni, incinte, nella prossimità del parto, per aiutarle. Fu accusato ingiustamente, perché il bene è sempre ostacolato, così sono nate “Famulato Cristiano” delle religiose, anche laici preparati a portare con il loro servizio nelle case anche la moralità, l’economia del Vangelo, non predicando con la parola, ma con la vita nel loro servizio offerto. Asilo nido per i figli delle lavoratrici domestiche, a tutto aveva pensato negli anni 1900. Oggi invece queste possibilità non esistono più e così il disaggio di chi ha figli e non ha con cui lasciarli. Sono tanti i disagi, ma non si rimpiange il passato, ma si cercano di trovare nuove soluzioni, nuove strade per incontri tra culture e religioni diverse, poiché il bene e la pace non sono che frutti della giustizia.

Don Tonino Bello aveva detto:  “Riconciliamoci con i sogni. Non enfatizziamo il realismo. Non esasperiamo la mentalità dei cosiddetti piedi per terra. Non distruggiamo la fantasia. Diceva Kahil Gibran:” Ci sono troppi uomini pratici che mangiano il pane intriso col sudore dei sognatori”. A NATALE uno di voi mi ha regalato una terracotta con questa frase: ”Dammi, Signore, serenità per accettare le cose che non posso cambiare. Forza per cambiare quelle che posso. Saggezza per distinguere le une dalle altre”. Molto bella come preghiera di discernimento.

Che, oltre la speranza e chiarezza, deve significare per la nostra Chiesa scelta di campo a favore dei poveri. E qui si annidano tanti malintesi. Scegliere i poveri non significa organizzare l’assistenzialismo, moltiplicare i pacchi dono, allestire soccorsi di emergenza, tamponare le falle della miseria con i mantelli della beneficenza, coprire con le toppe della carità gli strappi della giustizia. Ci vuole anche questo, intendiamoci. Anzi, verso certi sapienti in vena di sentenze i quali dicono che a chi ti chiede un pesce gli devi dare la canna per pescare e non un pesce bell’e fritto, dobbiamo ricordare che non tutti sono in grado di reggere la canna. Però, chiaramente, amare il fratello non significa assisterlo, SIGNIFICA PROMUOVERLO.”

            Io idee ne ho tante, un sito web solo per questo, le immagini poterli stampare sulle magliette, tutto come un marchio della cooperativa che unirà i più deboli ed esclusi, ma con tanta voglia di riprendere quota a livello professionale. Il mio libro: <Gesù e Maria, maestri della Psicologia cristiana>, come libro da chi ha studiato perché la gente e la Chiesa oggi hanno perso il contatto con l’uomo semplice, della strada. Un grosso problema incontrato sarebbe che lo straniero non è informato per bene in materie contributiva, lavorativa, ho riscontrato mancanze che mi hanno dato seri problemi, ancora in atto. I lavoratori domestici non hanno tutela, possono essere licenziati in tronco, subito. Una squadra anche di persone che gestiscano agenzia per lavoratori stranieri over 50 anni. Nulla si potrà fare con nulla, non basta la buona volontà. Questo oggi non esiste in Italia ed è un’emergenza, disagio abitativo, continuo. Le donne soffrono per prime. A queste suore ci sono 9 posti letto in una città di un milione di persone. Allego quello che io so fare, ma non sono mai riuscita a “valorizzare” in moneta di vita, in alcun modo.

            Io che appena ho finito il corso si operatore di paghe e contributi, non riesco ad “inserirmi” perché tutti richiedono con esperienza di almeno 1 /2 anni come minimo, allora perché non ci possiamo costituire come un gruppo in se, per proseguire la formazione con dei tutor, finendo il percorso sul posto di lavoro. E’ un campo ed un lavoro che richiede professionalità, ma se non ti viene offerta la catena di montaggio: domanda – esperienza sul posto di lavoro – la qualifica in base all’apprendistato professionalizzante? Non si può andare a 51 anni e fare tirocinio, stage come i giovani, bisogna acquistare la qualifica a formula piena, non perdere tempo. Finiremmo ad avere un’industria di fabbriche di forni in eccesso, e restare senza fornai; oppure troppi fornai senza forni dove lavorare. Se non si allaccia la cintura di studio con il lavoro, guadagno, famiglia, consumi, non ci sarà economia circolare, ma solo dei stagni di consumi in solo alcuni settori e basta.

            Forse l’editoria non soffre della stessa malattia? Non ci sono più i temi di una volta a scuola, quando bisognava leggere tanti libri, interi, raccontare con le tue parole. Oggi potrebbero studiare come potrebbero cambiare, migliorare il carattere dei personaggi cattivi, secondo loro modo di pensare, solo così, con questa scusa il bambino si apre, esprime il suo modo di interpretare il mondo, con il suo sguardo ancora incontaminato da pregiudizi.

            Un negozio dove le donne potrebbero esprimere attraverso l’arte, la loro cultura, come partecipazione a questa cooperazione culturale, internazionale. Con la scusa della globalizzazione si è un po’ confusa l’idea tra mantenere ognuno la sua tradizione, religione e rinnegarla per non offendere qualcuno. Non è offesa vivere a casa tua la tua religione, rinnegarla è un atto di tradimento nel confronto dei antenati, dimenticando chi ha già pagato con la vita la libertà di manifestarla. Non ripetiamo gli stessi errori del passato. Riparatori di brecce, non costruttori di esse.

Grazie, nazionalità rumena

Fu mandato via email per partecipare a questo grande concorso internazionale, l’idea di economia circolare della nuova fascia di povertà creata dalla ondata COVID, non so se fu tradotta, compresa. Voglio ringraziare la Francia, la commissione che si è degnata di rispondere, figuriamoci alla vecchia maniera cartacea. Questo gesto che dà valore, umanità allo sforzo è lodevole. Bisogna dire che anche in Italia fu mandato, nella stessa maniera, ma la risposta negativa come sia, non è mai arrivata? C’è forse da stupirsi? Io no! Ringrazio Dio che esistono ancora istituzioni che rispondono, ti considerano come persona, nella tua interrezza, dignità. Hanno dato un senso al tuo sforzo dopo aver bussato alla loro porta.

Grazie Francia per la cortesia e diplomazia, non capita tutti i giorni …