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Santità: Giovanni Bosco e Leopoldo Mandic

La storia dei salesiani nel mondo, uno sguardo … America del 1905 …

Il Santuario Basilica Maria Ausiliatrice di Torino e la benedizione delle mamme in attesa il 25 Marzo













Il sogno dell’identità salesiana

« Sono miei figli e li affido a te… »

È del 1877 il sogno profetico nel quale il carisma proprio della famiglia salesiana è reso in trasparenza: dedicarsi alla formazione cristiana dei ragazzi, mediante una tenera devozione a Maria.

Parve a don Bosco di trovarsi in un luogo sconosciu­to, ma nell’ambiente familiare della sua infanzia tribolata: un rustico, attrezzi agricoli sparsi su un’aia. È l’alba. Si­lenzio. D’un tratto s’ode una voce. Appare un ragazzo di stalla (com’era stato lui stesso alla cascina Moglia) vicino a una Donna soave, vestita da contadina. Il ragazzo canta in francese: « Amico venerato, sii per noi padre diletto ». Don Bosco si smarrisce e non riesce a capire. Il ragazzo continua a cantare: « I miei compagni ti diranno ciò che vogliamo ». All’improvviso irrompono sull’aia una vera fiumana di giovani che ritmano un coro: « O nostra gui­da, menaci al giardino della bontà ». « Ma chi sono que­sti ragazzi? » domanda imbarazzato don Bosco. Gli ri­spondono in canto: « La nostra patria è il paese di Ma­ria ».

Allora si avanza la gentilissima Donna; prende per mano il ragazzetto cantore, accenna agli altri ragazzi di seguirla e si sposta verso un’altra aia più grande, non molto lontana, prospiciente un grosso fabbricato. La Donna dall’aspetto misterioso e celestiale si volge a don Bosco e gli dice: « Questi giovani sono tutti tuoi ». « Miei? – risponde turbato don Bosco. – Ma con quale autorità lei me li affida? ». « Con quale autorità? – La Donna ha un leggero sbalzo di voce e un filo di sorriso. – Sono miei figli e li affido a te ». « Ma come farò contanti giovani così chiassosi e irrequieti? ». « Osserva », gli ingiunge la Donna.

Don Bosco si volge e vede una grande schiera di ragazzi che avanzano. La Madonna getta su di loro un suo lungo velo azzurrino; poi lo ritira. E di colpo, come al tocco di una bacchetta magica, quei ragazzi diventano adulti: preti e chierici. « E questi preti e chierici sono miei? » chiede don Bosco. « Saranno tuoi se saprai for­marteli » conclude la Donna e scompare con un sorriso.




La Madonna dimostra a Don Bosco il luogo dove fu sparso il primo sangue dei martiri romani a Torino.

La gemma preziosa

Un altro sogno stupendo è del 1885, pochi anni pri­ma della morte del Santo. È una sceneggiata poetica, secondo il gusto del tempo, volta a far capire ai ragazzi il valore della virtù della castità, la sua bellezza rara e pre­ziosa. È la pulizia interiore che onora la vita, l’arricchisce, la rende capace di amore vero, disinteressato, generoso, libero e rispettoso degli altri.

Racconta don Bosco: « Mi pareva – raccontò – di trovarmi davanti a un immenso, incantevole declivio; verdeggiava in dolce pendio: sembrava un para­diso terrestre, illuminato da una luce più abbagliante del sole. L’erba pettinatissima era punteggiata di fiori. In mezzo vi si stendeva un tappeto di un candore così niveo da accecare. Sugli orli del tappeto si leggeva, a caratteri d’oro, la seguente scritta: “Beati i puri che cammi­nano secondo la Legge del Signore. Dio non priverà di beni quanti camminano nell’innocenza. Non resteranno confusi in tempi critici e si sazieranno durante i giorni di carestia. Il Signore conosce i giorni degli immacolati e la loro eredità perdurerà in eterno”.

“Poi vidi due stupende fanciulle dodicenni sedute sul margine del tappeto dove il declivio faceva scalino. Il loro contegno era dignitoso; irradiavano dagli occhi una gioia di felicità celestiale. Sulle loro labbra sfavillava un dolce sorriso. Una veste bianca scendeva fino ai loro piedi e una cintura rossa fiammeggiante con bordi d’oro allacciava i fianchi. Portavano al collo come monile un nastro di corolle di gigli, di viole, di rose. Come braccialetti avevano ai polsi un mazzo di marghe­rite. Ma la bellezza e il fulgore di quei fiori non erano confrontabili con le gemme più preziose. Una capigliatura gli scendeva lungo le spalle. Cominciarono un colloquio con uno squillo incantevole di voce.

Una di loro disse: “Che cos’è l’innocenza? È lo stato felice della Grazia santificante conservata per mezzo della costante ed esatta os­servanza della Legge di Dio”. E l’altra fanciulla ribatteva: “La purezza è fonte e origine di ogni scienza e di tutte le virtù”.

La prima riprese il duetto dopo un attimo di silenzio e disse: “Oh, se i giovani conoscessero quale prezioso tesoro è l’innocenza! Ma purtroppo non riflettono e non pensano quale danno si infliggono quando la macchiano. L’innocenza è come uno squisitissimo liquore”. E la seconda fanciulla aggiunse: “D’accordo, ma è racchiuso dentro un flacone di fragilissimo cristallo; se non è portato con grande caute­la facilmente s’infrange come il vetro soffiato”. E la prima ancora: “L’innocenza è una gemma preziosissima”. La seconda commentò: “Ma chi non ne conosce il valore, la perde con facilità; e la baratta con qualsiasi oggetto vile e banale” ».

Ultimo sogno missionario

I salesiani, con Maria, in tutto il mondo

Durante la notte dal 9 al 10 aprile del 1886 don Bosco fece un altro stupendo sogno missionario. Gli pareva di essere vicino alla casa nativa presso Castel­nuovo su un poggio detto « Colle del vino ». Di lassù lo sguardo spaziava. Ed ecco, ode lo strepito e il chiasso di una numerosa moltitudine di ragazzi. Poco dopo se li vede spuntare dinanzi e corrergli incontro per gridargli: « Ti abbiamo aspettato tanto, ma finalmente ci sei e non ci sfuggirai ».

Don Bosco li guarda e si chiede che cosa vogliano da lui. A un tratto vede avanzare un immenso gregge guida­to da una Pastorella che, separati gli agnelli dalle pecore, si ferma dinanzi a lui per dirgli: « Guarda ciò che ti sta dinanzi. Ebbene: ricorda il sogno da te fatto a nove anni di età ». Con un sorriso fa venire attorno a don Bosco i ragazzi, e gli dice: « Guarda ora da questa parte; spingi il tuo sguardo. Anzi, spingetelo voi tutti per leggere quanto sta scritto. Che cosa si vede? ». « Scorgo montagne, poi mare e altri monti e mari » risponde don Bosco. « Io leggo Valparaiso » trilla un fanciullo. « E io Santiago » interloquisce un ragazzo.

« Adesso – continua la Pastorella – volgiti a guar­dare da questa parte ». « Scorgo montagne, colline e mari », soggiunge don Bosco. « Noi leggiamo Pechino » esclamano i ragazzi. E don Bosco vede un’immensa città attraversata da un largo fiume su cui si scorgevano ponti lunghissimi. « Bene » approva la nobile e stupenda Pa­storella, che sembra la Mamma di tutti quei giovani. Poi aggiunge: « Ora, tira una sola linea da un’estremità all’al­tra, da Pechino a Santiago; fa’ centro nel mezzo dell’Afri­ca, e avrai un’idea esatta di quanto dovranno fare i tuoi salesiani ». « Ma come è possibile fare tutto questo? – obietta don Bosco. – Le distanze sono immense, i luoghi inaccessibili; sono pochi i salesiani… ». « Non ti turbare. Faranno questo i tuoi figli e i figli dei tuoi figli e i loro figli ancora; ma si procuri di conservare lo spirito della tua Congregazione ».

Poi con uno sguardo profondo la Pastorella aggiun­ge: « Mettiti di buona volontà. C’è una sola cosa da fare: raccomanda ai tuoi figli che coltivino costantemente le virtù della Vergine Madre ». « Ebbene – conclude don Bosco – predicherò a tutti queste parole ». « Sta’ attento però con quelli che studiano le scienze divine, perché la scienza del Cielo non si deve mischiare con le cose della terra ». Di colpo, tutto si eclissa e svanisce. Don Bosco non vede più nulla. Quando don Bosco raccontò per la prima volta que­sto sogno, gli facevano corona alcuni sacerdoti che di tratto in tratto esclamavano: « Oh, la Madonna! ». E don Bosco sottolineava: « Lei ci ama. È la Mamma ».

Intervista a don Bosco

L’intervista è lo scoop (la trovata che fa colpo) del giornalismo moderno. Oggi tutti i personaggi si fanno intervistare per i mass media e per farsi conoscere al mondo. Don Bosco non amava la pubblicità. Ma era divenuto una personalità di calibro mondiale, specie sulla fine della sua vita, e non poté sfuggire alle domande dirette di un reporter del Journal de Rome, che lo affrontò appunto a Roma nell’aprile del 1884. L’intervista fu pubblicata sul giornale il 25 aprile 1884. Eccone uno stralcio:

D. – Vorrebbe dirci qual è il suo sistema educativo?

R. – Semplicissimo: lasciare ai giovani piena libertà di fare le cose che loro sono maggiormente simpatiche. Il punto sta nello scoprire quali sono i germi delle loro buone qualità, e poi procurare di svilupparli. Ognuno fa con piacere solo quello che sa di poter fare. Io mi regolo con questo principio, e i miei allievi lavorano tutti non solo con attività, ma con amore. In 46 anni non ho mai inflitto un solo castigo. E oso affermare che i miei alunni mi vogliono molto bene. Il mio sistema, voi l’avete capi­to, è educare con ragione, religione e amore.

D. – Come ha fatto a estendere le sue opere fino alla Patagonia e alla Terra del Fuoco?

R. – Un po’ alla volta.

D. – Che cosa ne pensa delle condizioni della Chiesa in Europa, in Italia e del suo avvenire?

R. – Io non sono un profeta. Lo siete invece un po’ tutti voi, giornalisti. Quindi è a voi che bisognerebbe domandare che cosa accadrà. Nessuno, eccetto Dio, conosce l’avvenire. Tuttavia, umanamente parlando, c’è da credere che l’avvenire sarà grave. Le mie previsioni sono molto tristi, ma non temo nulla. Dio salverà sempre la sua Chiesa, e la Madonna, che visibilmente protegge il mondo contemporaneo, saprà far sorgere dei redentori.








Danilo Dolci il Gandhi italiano




















 Don Bosco  mentre ferve-
vano i lavori del tempio, chiamò il pittore Tommaso Lorenzone e gli delineò minutamente il
vagheggiato dipinto . Il pittore udì con attenzione
Don Bosco e si attenne minutamente alle norme
ricevute . Artista, non solo di pregio ma anche
religioso, vi riuscì stupendamente ; e confessò
più volte, che nel dipingere il volto di Maria
Ausiliatrice, gli parve che una mano invisibile
gli guidasse il pennello . Di certo, chiunque con-
templa quella sacra Immagine, rimane colpito
dalla dolcezza di quel viso regalmente materno
e si sente innondare il cuore di divozione e di
fiducia .
L'Ausiliatrice, quasi celeste visione




































Estos pies son identicos a los de un nino no nacido de 10 semanas de gestacion

Padre Toschi, che ha trovato questa forte parrocchia pro-vita quando è arrivato 11 anni fa, ha spiegato che in molti casi di aborto, o spontaneo oppure no “il dolore di una donna non veniva riconosciuto e l’umanità di un bambino non veniva riconosciuta”. Nel caso dell’aborto spontaneo, ha detto più spesso “non viene offerto nessuna consolazione, nessun riconoscimento pubblico che una madre abbia perso il suo bambino”.

Anche il marito potrebbe non sentire le cose “tanto quanto una madre con questo bambino dentro di sé”.

Immagine dal web

Ho visto un bambino lungo solo un pollice, e le mani erano perfettamente formate  e perfettamente visibili.

Abbiamo voluto riconoscere il dolore della madre e della famiglia e riconoscere l’umanità del bambino nel grembo materno in qualsiasi fase, anche dal primo momento del concepimento.

















Oggi le PRIORITA’ nulla togliendo
Sant'Annibale Maria di Francia e Luisa Piccarreta
Sant’Annibale Maria di Francia e Luisa Piccarreta
Santo Papa Giovanni Paolo II
Reliquie di Don Orione e Papa Giovanni Paolo II – Cappella delle reliquie Santuario Madonna di Crea Piemonte
Fratel AVE MARIA eremita non vedente, per 40 anni ricercato consigliere d’anime, con lo speciale incarico avuto dal fondatore Don Orione di pregare per tutti <<i ciechi dell’anima>>

“Il primo miracolo di don Bosco morto fu per don Orione: tagliando il pane, tagliò anche l’indice, il che lo avrebbe fatto divenatre irregolare per sacerdozio. Ma, dopo quel primo timore e dolore, egli prese il dito penzoloni, che aveva l’osso tagliato e, siccome il refettorio è sotto, corse in chiesa e toccò il corpo di don Bosco, il dorso della mano destra … E il sangue rimase nei pori di don Bosco e la ferita si saldò! La cicatrice è ancora qui …

E così dicendo mostrava l’indice della mano destra – don Orione era mancino – ai suoi figli, che invitava all’inno di lode a Dio e di ringraziamento al suo santo maestro”.

Reliquie Santo Leopoldo Mandic Santuario della Madonna di Crea – Cappella delle reliquie



































































Bacau Romania Preghiera per l'unità dei CRISTIANI

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