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La Via crucis di Giuda

La Via crucis di Giuda

Chi ha mai detto che Giuda non ha percorso la sua via crucis?

La sua via sembrava tutta illuminata, larga, pavimentata con successo, accesso al potere, occasioni da poter sistemare, porte girevoli, entrate dal retro ad ogni ora avesse voluto, chiavi in tasca.

Molto astuto, vigile nel suo guadagno, sapeva sempre come <<bisogna fare>> secondo il mondo

Agiva e pensava, secondo questo mondo

Sognava di diventare il più di tutti,

perché lui <<teneva la borsa>>.

“Addetto ai lavori”, maestro di inciuci.

Signore, leggevi suoi pensieri, ascoltavi con dolore ogni sua conversazioni, anche il dialogo della <<vendita>>, il riconoscimento, con un bacio sarà sigillata la consegna dell’Innocente, quanto dolore,

Tua Madre pregava incessantemente  perché ritornasse in se, Giuda poteva ancora farlo … se avesse voluto.

Signore, voleva vendere Te, voleva negoziare su di Te – eppure solo lui <<teneva la borsa>>.

Ma cosa c’era in quella borsa, oltre – tutto quello che la gente donava ai poveri,

donava e magari simbolicamente offriva in segno di grazie per qualcosa che Tu hai mediato, risolto, risanato, guarito, liberato, erano le offerte per le altre comunità perché avevi aperto ufficialmente:

La Banca della Carità, ossia, la Banca della Divina Provvidenza.

Avevi stabilito le regole per il buon funzionamento, con onestà redistribuire ai bisognosi,

non nascondere il di più, non essere avidi, ma fidarsi nel assegno circolare della Provvidenza.

Una data base invisibile ai nostri occhi, registrava e faceva circolare il denaro che avrebbe riscattato anche dal  carcere chi non aveva i soldi per pagare i suoi debiti.

Avevi raccontato, il caso di colui che fu graziato e perdonato per un grosso debito, perché il padrone fu misericordioso,

ma il perdonato diventò crudele con un misero che gli doveva molto di meno, non ebbe pietà e l’ha voluto in carcere, piuttosto che usare misericordia.

Tuoi amici, testimoni della misericordia che hai usato nei suoi confronti, sono venuti a riferirTi e Tu hai fatto lo stesso con lui, perché non aveva usato misericordia come gli fu usata.

Tu non ami la gente senza cuore,

anche il loro nome ti diventa sconosciuto.

Giuda sapeva bene tutti questi particolari, ma Satana era ormai il suo padrone.

Il suo cuore era abitato dall’inquietudine, lottava con se stesso, ma il denaro regnava e come un tiranno lo fece suo schiavo. Chi più infelice per l’eternità di colui che ha venduto il suo Dio per 30 denari.

Cosa si potrà mai <<costruire>> col denaro marcato col sangue del martirio, col sangue di Dio fatto uomo?

Chiunque segue il denaro ad ogni costo, non fa che seguire le tracce di Giuda, corre e si affatica solo per la sua condanna, è il più infelice tra i viventi.

Corre, trama, tesse intrighi e piani, ma non solo che i lacci per la sua anima.

Come uno in stato confusionale, ebbro di vane sicurezze, sta legato al laccio del demonio che lo porta

Dove vuole.

A lui sembra che guida gli altri, mentre è spinto dal demonio, in brama della sua rovina.

Se oggi ride e sembra felici, è solo apparenza,

quando meno si aspetta la sua festa è finita, la sua gioia appassita.

Un delirio da cui non saprà più come uscirne, perché la superbia non lascia tregua,

una sete per il di più, sempre di più, più veloce, poi

in cima, il precipizio: l’imprevisto, l’impensabile, il traditore viene tradito

poiché la menzogna non può partorire che figli della menzogna e così:

in un circolo infinito, il traditore è tradito, il venditore è venduto, il costruttore di trappole per conto terzi cade nella sua stessa trappola.

Tutto questo circolo vizioso, può essere fermato se si vuole: basta la buona volontà di dire basta.

Basta riconoscersi per quello che è e voler mettere un fine al male creato.

Non esiste peccato che il vero pentito non possa ricevere misericordia divina, basta volerlo di cuore.

Anche Giuda sarebbe stato perdonato, se avesse voluto chiedere perdono.

Sembra assurdo, eppure a nessun apostolo Gesù ha dato più e più amore per guarirlo,

eppure non sono bastate né le preghiere della Vergine Madre di Dio,

nemmeno tutto l’amore di Gesù, per fermare Giuda dal suo precipizio.

Perché, ritornare sui tuoi passi, soprattutto in quel caso, fu una lotta veramente tra potenze sovrumane,

il cuore umano è più duro della pietra e chiedere il perdono quando il cuore è abitato dalle potenze

infernale della superbia è una lotta che senza la buona volontà, il libero arbitrio, nulla si può.

Qualcuno ha mai provato cosa vuol dire chiedere il perdono col cuore gonfio di superbia?

E’ impossibile!

Solo un cuore umile può farlo, il demonio non può abitare nell’umiltà.

Giuda in una sola notte, da apostolo diventò deicida e suicida.

La notte, le tenebre, il buio, è il tempo del tradimento, dell’inganno …

Sono ottenebrati tutti coloro che vivono nel odio, nel costruire continuamente trappole perché qualcuno ci caschi, la preda , le prede: eppure sono proprio loro i caduti – nel laccio invisibile del demonio che giorno e notte dall’alba dei tempi non fa altro che girare alla ricerca del innocente. Tutto il resto è già suo.

C’è un punto quando si arriva in alto, dà vertigini, diventa pericolosissimo, puoi cadere in un attimo.

Più in alto ti trovi, più la caduta è rischiosa, ma la caduta per corruzione è la più vergognosa “ferita”

È l’eredità più vergognosa che si possa lasciare per la famiglia, i figli, genitori.

Non c’è tregua per questo padre della menzogna, non c’è ora libera, né di giorno, né di notte – per la sua pesca infernale. Se l’uomo ha inventato di tutto di più, anche lui è al passo coi tempi, anzi più avanti – prepara il suo terreno, progetta.

Gesù spiega a Maria Valtorta

Abbiamo poi

GLI ANGELI RIBELLI

di Don Giuseppe Tomaselli

San Michele e Satana

INTRODUZIONE – Il demonio esiste! Nell’esercizio del Ministero Sacerdotale ho incontrati alcuni … pochi…, i quali credono che il demonio sia un nome astratto, cioè intendono per demonio l’as­sieme dei mali che si riscontrano nel mondo. Ci sono di quelli che hanno un timore esagerato del demonio; altri si ridono della sua potenza. Molti non sanno come comportarsi nella lotta contro il nemico spirituale; tremano quando c’è da stare tranquilli e vanno sicuri quando è necessario tre­pidare. Questo lavoro sarà utile a tali categorie di anime.

CHI È SATANA?

Lotta in Cielo.

Iddio creò sterminate schiere di Angeli, cioè di Puri Spiriti, dotati di grande intelligenza e di forte volontà. Il Cielo si popolò in un attimo di questi esseri beati, che lodavano il Creatore e nello stesso tempo godevano di perfetta felicità.

Gli Angeli sono distribuiti in nove categorie, o cori; così risulta dalla Sacra Scrittura.

L’Angelo più bello era Lucifero, o Apportatore di luce, il quale, per così dire, eclissava gli altri col suo splendore.

Iddio, che è giusto, volle mettere alla prova la fedeltà, esigendo dagli Angeli un atto particolare di umile sudditanza. Secondo S. Tommaso d’Aquino e secondo i più celebri Padri della Chiesa, la prova fu questa: la Seconda Persona Divina, il Figlio Eterno del Padre, Gesù Cristo, nella pienezza dei tempi si sarebbe fatto uomo, pur restando vero Dio, e tutti gli Angeli avrebbero dovuto adorarlo, pur vedendolo rivestito di misera carne umana.

A noi, esseri inferiori rispetto agli Angeli, non sarebbe costata troppo una simile prova; per gli Angeli invece la prova fu durissima.

Lucifero, dotato di qualità eccellentissime, pensando che un giorno avrebbe dovuto umiliarsi davanti al Figlio di Dio fatto uomo, senti in sé tanto orgoglio da dire: Non lo servirò!… Se si farà uomo, sarò a lui superiore! – Altre schiere di Angeli si unirono a Lucifero, quasi per dare la scalata alla Divinità. Si iniziò la tremenda lotta in Cielo.

Noi sappiamo ciò che avvenne in quella lotta, perché Iddio la manifestò al Profeta Daniele ed a San Giovanni Evangelista.

L’Arcangelo San Michele, a capo d’innumerevoli Angeli, si oppose alla superbia di Lucifero, dicendo: Chi è come Dio? –

Il Creatore alla fine della lotta intervenne direttamente; confermò in grazia gli Angeli fedeli e punì i ribelli.

II castigo.

Dio è infinitamente buono ed infinitamente giusto; dà a ciascuno quello che gli spetta. Verso gli uomini peccatori si comporta con longanimità, perdonando facilmente le cento e mille volte; agisce in tal modo perché conosce appieno la debolezza della natura umana.

Verso gli Angeli mise subito in atto la sua giustizia. Gli Angeli conoscevano la Divinità; dotati d’intelligenza eminente, erano consapevolissimi del male che stavano operando; per la qual cosa Iddio in un istante creò l’inferno, luogo di tormenti, e vi precipitò gli Angeli cattivi.

Lucifero.

Il capo dei ribelli fu Lucifero e quindi divenne il più orribile. Precipitato dal Cielo nell’abisso infernale, è chiamato nella Sacra Scrittura « Satana », che significa nemico.

Lucifero perdette la sua bellezza, ma non la sua intelligenza e la sua potenza; così pure i suoi seguaci.

Passare dalla somma felicità al sommo dolore, fu per i demoni il colmo della disperazione. Non potevano rassegnarsi a tanta perdita. L’odio contro la Divinità punitrice cominciò a divorarli; il pensiero che un giorno gli uomini sarebbero andati in Cielo a prendere il loro posto, li faceva rodere d’implacabile gelosia.

I demoni stabilirono di vendicarsi, non di Dio direttamente, essendo ciò impossibile, ma delle sue creature, col tentarle a ribellarsi al Creatore, affinché un giorno potessero anche loro cadere nell’inferno.

OPERA DIABOLICA

Un mistero.

Iddio avrebbe potuto rendere impotenti i demoni; relegati nell’abisso, non avrebbero potuto nuocere ad alcuno. Dai fatti noi sappiamo che il Signore ha lasciato una certa libertà a Lucifero ed ai suoi subalterni, libertà limitata, ma vera. Perché Iddio ha fatto così?… E chi può penetrare i misteri dell’Onnipotente?… Si può pensare che la Divina Provvidenza voglia servirsi dell’opera dei demoni per aumentare in Cielo la gloria dei suoi eletti. Chi infatti è tentato e supera la tentazione, guadagna un merito eterno.

La libertà.

Il Signore ha dato all’uomo la volontà libera, capace di determinarsi al bene o al male. Se la volontà si volge al bene, l’uomo merita il premio; se si volge al male, merita il castigo. È la giustizia di Dio che esige questo.

Il demonio ha il potere di suggerire il male, può tentare, ma giammai può costringere la volontà altrui a peccare, diversamente l’uomo non sarebbe libero.

Potere diabolico.

I demoni, essendo puri spiriti, cioè intelligenza e volontà, sono invisibili; però conoscendo bene gli elementi di cui sono composti i corpi, hanno il potere di agire sulle cose materiali ed anche di prendere forma sensibile, di uomo, di donna, di animale ecc.

L’Eden.

Dio aveva creato Adamo ed Eva; li aveva posti nell’Eden, o paradiso terrestre; li aveva arricchiti di doni naturali e preternaturali, con il potere di trasmetterli ai discendenti. Il Creatore mise alla prova anche Adamo ed Eva, dicendo: Tutto ciò che vedete è vostro; però non dovete mangiare il frutto dell’albero della scienza del bene e del male, che è posto nel centro di questo giardino di delizie. In qualunque giorno lo mangerete, mor­rete. –

Satana, o Lucifero, geloso della felicità dei nostri progenitori, mise in atto la sua potenza per far peccare le prime due creature. Un demonio prese forma di serpente ed andò ad attorcigliarsi al tronco dell’albero del frutto proibito. Adamo ed Eva solevano andare a contemplare di tanto in tanto i frutti di quell’albero, ma non osavano toccarli. Un giorno il serpente infernale rivolse loro la parola per tentarli.

Un animale che parli come l’uomo?! Del resto il pappagallo non riproduce la voce umana? Ed il merlo non imita il fischio dell’uomo? Tuttavia, ancorché il serpente non abbia le corde vocali atte a riprodurre la voce umana, quel serpente parlò, perché conoscendo il demonio tanti segreti di natura, produsse nell’aria le vibrazioni corrispondenti alla voce dell’uomo.

Adamo ed Eva non si meravigliarono a sentir parlare un serpente? Non lo sappiamo.

Del resto erano ancora nello stato di innocenza e forse era la prima volta che vedevano un serpente.

Dunque il demonio rivolse la parola ai nostri progenitori: Se vi piace il frutto di quest’albero, perché non lo mangiate? È bello allo sguardo e molto soave al gusto!

– Non possiamo – risposero. – Perché non potete?

– Il Signore l’ha proibito. – E perché ve l’ha proibito?

– Non lo sappiamo! Ci ha detto che se lo mangeremo, morremo!

– Questo è falso! Voi non morrete! Iddio vi ha proibito di mangiarlo, perché se mangerete di questo frutto, diverrete simili a Lui! –

La tentazione era troppo forte: divenire simili a Dio … Cambiare la natura umana nella divina … Non essere più sottoposti a Lui! … E come in Cielo Lucifero voleva divenire simile a Dio, peccando di sopraffine superbia, così nell’Eden peccarono Adamo ed Eva. Iddio che resiste ai superbi, come punì gli Angeli ribelli, così punì le prime due creature umane, le quali perdettero tanti doni di cui erano state insignite.

Intanto Lucifero cantò vittoria, poiché il Cielo restava chiuso per Adamo ed Eva e per i loro discendenti.

Però il Signore usò misericordia e promise che sarebbe avvenuta la redenzione con l’Incarnazione della Seconda Persona della Santissima Trinità.

Il serpente infernale ricevette da Dio una forte maledizione: Porrò inimicizia tra te e la donna, e tra il seme tuo e il seme di lei. Ella ti schiaccerà la testa. – Voleva Iddio far comprendere al demonio che sarebbe venuta dalla discendenza di Eva una Donna, contro la quale l’opera sua sarebbe stata nulla, anzi Costei gli avrebbe schiacciato il capo. Questa Donna è Maria Santissima, Madre del Redentore. Difatti la Madonna è raffigurata con il serpente sotto i piedi.

II Regno di Satana.

Il peccato di Adamo e di Eva fu la loro rovina; indirettamente fu rovina anche per i loro discendenti, i quali non poterono ereditare, per naturale discendenza, ciò che i progenitori avevano perduto.

Il demonio approfittò di questo stato di cose per svolgere l’opera sua malvagia con più efficacia. Infatti nei quattro mila anni che precedettero la venuta del Messia, il demonio spadroneggiava nel mondo e signoreggiava con l’idolatria e con la disonestà più sfacciata.

Venuto Gesù Cristo, il regno dell’inferno fu abbattuto; rimase ancora ai demoni una certa libertà, ma molto inferiore alla primitiva; pertanto le anime a milioni si staccano dall’idolatria e si portano all’adorazione del vero Dio, lasciano la disonestà e praticano la purezza, abbandonano l’odio per darsi all’amore anche dei nemici.

Diavoli in giro.

L’inferno, oltre ad essere un luogo, è anche uno stato. I demoni stanno parte nell’inferno e parte vanno in giro, vagando per il mondo; ma ancorché essi vadano di qua e di là, tuttavia soffrono sempre le pene infernali, poiché la maledizione di Dio poggia sempre sopra di loro.

La Santa Chiesa, nell’antica Liturgia, alla fine della Messa aveva una preghiera particolare, rivolta a San Michele Arcangelo « … E tu, o Principe della Milizia Celeste, con forza divina ricaccia nell’inferno Satana e gli altri demoni, i quali vagano per il mondo alla perdizione delle anime ».

L’ULTIMO ASSALTO

In punto di morte.

Durante la vita noi non siamo lasciati in pace da Satana; in punto di morte gli assalti infernali s’intensificano.

D’ordinario il demonio lavora attorno ai moribondi in modo invisibile; spinge i buoni alla disperazione, portando loro innanzi le miserie commesse in vita, ingrandendole; spinge i cattivi alla bestemmia o all’indifferenza, suggerendo che non c’è un’altra vita e che è cosa ridicola il confessarsi.

Alle volte il demonio si presenta visibilmente, per riuscire meglio nel suo scopo.

San Martino.

Era sul letto di morte San Martino. Egli aveva trascorsa la vita nell’esercizio della mortificazione e in opere di bene; non aveva da paventare il giudizio di Dio. Infatti era tranquillo. I discepoli che lo assistevano, pregavano per lui.

Il demonio volle tentarlo prima di morire e gli si presentò in forma sensibile. San Martina lo guardò con occhio di disprezzo e poi gli disse: Perché sei venuto, o infernale nemico? … Che cosa aspetti? … In me non trovi niente di funesto che abbia fatto! – E mentre diceva questo, l’anima sua lasciava la terra e dagli Angeli veniva portata a Dio.

Un fatto.

Nella storia dei Santi la comparsa del demonio non è rara, specialmente nella ultima ora della vita. Ma anche alle anime pie può accadere lo stesso.

Alcuni anni fa era in fin di vita una mia parente intima, sorella di mio padre. Da bambina sino ad età avanzata aveva servito Dio nello stato di verginità; frequenza quotidiana alla Santa Comunione, opere di carità e di apostolato, formavano la sua gioia. Mancavano poche ore per morire; era in perfetta lucidità di mente. Invidioso Satana di quest’anima, mandò alcuni suoi seguaci per disturbarla.

Si presentarono attorno al letto diversi demoni, in forma paurosa. La morente chiamò subito le mie sorelle, le quali accorsero; disse loro: Per carità non mi lasciate sola! Come sono brutti questi demoni! Pregate, pregate per me! –

Una delle sorelle corse a prendere l’Acqua Benedetta ed asperse il letto; poi mise vicino un’immagine della Madonna; l’altra sorella pregava con fede.

I demoni non poterono più resistere ed alla fine partirono. La moribonda, prese la mano di mia sorella e disse: In questo momento se ne sono andati … Come sono contenta! … Il più grande favore che voi nipoti mi abbiate potuto fare in vita è stato questo. – Dopo qualche ora, moriva.

Nel carcere.

Il seguente fatto avvenne diversi anni or sono in Sicilia, e precisamente nella Casa Penale di Nicosia. Lo raccontò a me personalmente il Maresciallo del carcere, testimonio oculare. Sono ancora vivi altri testimoni oculari.

In una cella c’era un detenuto che aveva commesso sette omicidi. L’anima dell’infelice era in disgrazia di Dio. In certe occasioni tanti carcerati si confessavano e si comunicavano; l’indurito omicida non voleva saperne di Sacramenti. Si avvicinò anche per lui la fine della vita. Una settimana prima di morire la cella del detenuto sembrò assalita dai demoni. L’omicida urlava di spavento continuamente: Che cose orribili vedo mai! Come sono brutti questi mostri! Aiuto! Aiuto! – Il Direttore del carcere ed il Maresciallo, credendo che il detenuto fosse in preda alla nevrastenia, lo sottoposero ad un’accurata visita medica. Il dottore assicurò che l’organismo era normale e che quanto avveniva non poteva essere effetto di nervi indeboliti.

Passarono alcuni giorni in tale stato. Intanto le carni dell’omicida apparivano strane, con delle chiazze nere. Dopo una settimana di sofferenze fisiche e morali, il detenuto moriva, rifiutando gli ultimi Sacramenti.

Il cadavere fu adagiato sulla branda dentro la cella. Per qualche ora nessuno rimase nella cella, essendosi ritirati i superiori del carcere per disporre l’occorrente per il trasporto del cadavere.

Dopo circa un’ora, rientrarono nella cella il Direttore, il Maresciallo ed alcuni custodi. Quale non fu la loro meraviglia a vedere là dentro due gattoni neri, grossi come due cani, avventati contro il cadavere dell’omicida. Con le zampe e con i denti cercavano di sventrare il morto. I presenti non sapevano spiegarsi come mai avessero potuto penetrare là dentro quelle due bestiacce, stranissime. Da dove sarebbero potuto entrare? Gridando e minacciando, i convenuti riuscirono a mettere in fuga i due gattoni, i quali scapparono per la porta della cella. Il corridoio attiguo era custodito dai vigili; presso i diversi cancelli c’erano le guardie. Il Direttore chiese subito: Avete visto due grossi gatti neri, che son passati proprio adesso di qua? – Nessuno ha visto niente! –

Le due bestiacce com’erano piombate improvvisamente nella cella dell’omicida, così improvvisamente erano sparite. Niente di difficile che siano stati due demoni.

LA FINE DEL MONDO

All’avvicinarsi della fine del mondo, i demoni lavoreranno con maggiore intensità a rovina delle anime. Questo risulta dalle parole di Gesù Cristo: Allora sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno tali prodigi da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti.-

Man mano che si avvicinerà il giorno del Giudizio Universale, le sofferenze dell’umanità aumenteranno. I dolori di quei giorni, dice Gesù, saranno tali, quali mai sono stati da che il mondo esiste. –

Satana, approfittando di ciò, manderà i suoi demoni sulla terra per spingere gli uomini alla bestemmia contro la Divinità, per togliere o diminuire la fede. Inoltre Satana susciterà degli uomini malvagi e darà loro tanta potenza da fare operare cose meravigliose. Tanti, sedotti, si allontaneranno da Gesù e seguiranno l’anticristo. Sarà quella la lotta finale. – Chi avrà perseverato, dice Gesù, sino alla fine, questi sarà salvo. –

Avvenuta la risurrezione universale, tutta l’umanità comparirà davanti a Gesù Cristo Giudice. La schiera dei buoni sarà alla destra; quella dei cattivi alla sinistra. Gli Angeli, guardando gli eletti potranno dire con gioia: Eternamente voi starete con noi in Cielo. – I demoni circonderanno i dannati e diranno: Anche voi avete perduto Dio… –

Il Giudice supremo pronunzierà l’eterna sentenza per i buoni. Ai dannati dirà: Andate, o maledetti, nel fuoco eterno, preparato a Satana ed a tutti i suoi seguaci! –

Oh, come si addoloreranno quel giorno tutti i cattivi! Come malediranno i demoni tentatori! Ma a niente gioverà questo. Dovranno dire: Ci siamo dannati, ma la colpa è stata nostra. Conoscevamo che il demonio ci tentava e l’abbiamo seguito volontariamente. In eterno ne porteremo la pena!

Per richieste:

OPERA CARITATIVA SALESIANA DON GIUSEPPE TOMASELLI  Viale Regina Margherita 27  98121 Messina – ccp 12047981

Nostro fratello Giuda

di Don Primo Mazzolari

Giovedì Santo del 1958

“Miei cari fratelli, è proprio una scena d’agonia e di cenacolo. Fuori c’è tanto buio e piove. Nella

nostra Chiesa, che è diventata il Cenacolo, non piove, non c’è buio, ma c’è una solitudine di cuori

di cui forse il Signore porta il peso. C’è un nome, che torna tanto nella preghiera della Messa che

sto celebrando in commemorazione del Cenacolo del Signore, un nome che fa’ spavento, il nome

di Giuda, il Traditore.

Un gruppo di vostri bambini rappresenta gli Apostoli; sono dodici. Quelli sono tutti

innocenti, tutti buoni, non hanno ancora imparato a tradire e Dio voglia che non soltanto loro, ma

che tutti i nostri figlioli non imparino a tradire il Signore. Chi tradisce il Signore, tradisce la

propria anima, tradisce i fratelli, la propria coscienza, il proprio dovere e diventa un infelice.

Io mi dimentico per un momento del Signore o meglio il Signore è presente nel riflesso del

dolore di questo tradimento, che deve aver dato al cuore del Signore una sofferenza sconfinata.

Povero Giuda. Che cosa gli sia passato nell’anima io non lo so. E’ uno dei personaggi più

misteriosi che noi troviamo nella Passione del Signore. Non cercherò neanche di spiegarvelo, mi

accontento di domandarvi un po’ di pietà per il nostro povero fratello Giuda. Non vergognatevi di

assumere questa fratellanza. Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore;

e credo che nessuno di voi debba vergognarsi di lui. E chiamandolo fratello, noi siamo nel

linguaggio del Signore. Quando ha ricevuto il bacio del tradimento, nel Getsemani, il Signore gli

ha risposto con quelle parole che non dobbiamo dimenticare: “Amico, con un bacio tradisci il

Figlio dell’uomo!”

Amico! Questa parola che vi dice l’infinita tenerezza della carità del Signore, vi fa’ anche

capire perché io l’ho chiamato in questo momento fratello. Aveva detto nel Cenacolo non vi

chiamerò servi ma amici. Gli Apostoli son diventati gli amici del Signore: buoni o no, generosi o

no, fedeli o no, rimangono sempre gli amici. Noi possiamo tradire l’amicizia del Cristo, Cristo

non tradisce mai noi, i suoi amici; anche quando non lo meritiamo, anche quando ci rivoltiamo

contro di Lui, anche quando lo neghiamo, davanti ai suoi occhi e al suo cuore, noi siamo sempre

gli amici del Signore. Giuda è un amico del Signore anche nel momento in cui, baciandolo,

consumava il tradimento del Maestro.

Vi ho domandato: come mai un apostolo del Signore è finito come traditore? Conoscete

voi, o miei cari fratelli, il mistero del male? Sapete dirmi come noi siamo diventati cattivi?

Ricordatevi che nessuno di noi in un certo momento non ha scoperto dentro di sé il male.

L’abbiamo visto crescere il male, non sappiamo neanche perché ci siamo abbandonati al male,

perché siamo diventati dei bestemmiatori, dei negatori. Non sappiamo neanche perché abbiamo

voltato le spalle a Cristo e alla Chiesa. Ad un certo momento ecco, è venuto fuori il male, di dove

è venuto fuori? Chi ce l’ha insegnato? Chi ci ha corrotto? Chi ci ha tolto l’innocenza? Chi ci ha

tolto la fede? Chi ci ha tolto la capacità di credere nel bene, di amare il bene, di accettare il

dovere, di affrontare la vita come una missione. Vedete, Giuda, fratello nostro! Fratello in questa

comune miseria e in questa sorpresa!

Qualcheduno però, deve avere aiutato Giuda a diventare il Traditore. C’è una parola nel

Vangelo, che non spiega il mistero del male di Giuda, ma che ce lo mette davanti in un modo

impressionante: “Satana lo ha occupato”. Ha preso possesso di lui, qualcheduno deve avervelo

introdotto. Quanta gente ha il mestiere di Satana: distruggere l’opera di Dio, desolare le

coscienze, spargere il dubbio, insinuare l’incredulità, togliere la fiducia in Dio, cancellare il Dio

dai cuori di tante creature. Questa è l’opera del male, è l’opera di Satana. Ha agito in Giuda e può

agire anche dentro di noi se non stiamo attenti. Per questo il Signore aveva detto ai suoi Apostoli

là nell’ orto degli ulivi, quando se li era chiamati vicini: “State svegli e pregate per non entrare in

tentazione”.

E la tentazione è incominciata col denaro. Le mani che contano il denaro. Che cosa mi

date? Che io ve lo metto nelle mani? E gli contarono trenta denari. Ma glieli hanno contati dopo

che il Cristo era già stato arrestato e portato davanti al tribunale. Vedete il baratto! L’amico, il

maestro, colui che l’aveva scelto, che ne aveva fatto un Apostolo, colui che ci ha fatto un figliolo

di Dio; che ci ha dato la dignità, la libertà, la grandezza dei figli di Dio. Ecco! Baratto! Trenta

denari! Il piccolo guadagno. Vale poco una coscienza, o miei cari fratelli, trenta denari. E qualche

volta anche ci vendiamo per meno di trenta denari. Ecco i nostri guadagni, per cui voi sentite

catalogare Giuda come un pessimo affarista.

C’è qualcheduno che crede di aver fatto un affare vendendo Cristo, rinnegando Cristo,

mettendosi dalla parte dei nemici. Crede di aver guadagnato il posto, un po’ di lavoro, una certa

stima, una certa considerazione, tra certi amici i quali godono di poter portare via il meglio che

c’è nell’anima e nella coscienza di qualche loro compagno. Ecco vedete il guadagno? Trenta

denari! Che cosa diventano questi trenta denari?

Ad un certo momento voi vedete un uomo, Giuda, siamo nella giornata di domani, quando

il Cristo sta per essere condannato a morte. Forse Lui non aveva immaginato che il suo tradimento

arrivasse tanto lontano. Quando ha sentito il crucifigge, quando l’ha visto percosso a morte

nell’atrio di Pilato, il traditore trova un gesto, un grande gesto. Va’ dov’erano ancora radunati i

capi del popolo, quelli che l’avevano comperato, quella da cui si era lasciato comperare. Ha in

mano la borsa, prende i trenta denari, glieli butta, prendete, è il prezzo del sangue del Giusto. Una

rivelazione di fede, aveva misurato la gravità del suo misfatto. Non contavano più questi denari.

Aveva fatto tanti calcoli, su questi denari. Il denaro. Trenta denari. Che cosa importa della

coscienza, che cosa importa essere cristiani? Che cosa ci importa di Dio? Dio non lo si vede, Dio

non ci da’ da mangiare, Dio non ci fa’ divertire, Dio non da’ la ragione della nostra vita. I trenta

denari. E non abbiamo la forza di tenerli nelle mani. E se ne vanno. Perché dove la coscienza non

è tranquilla anche il denaro diventa un tormento.

C’è un gesto, un gesto che denota una grandezza umana. Glieli butta là. Credete voi che

quella gente capisca qualche cosa? Li raccoglie e dice: “Poiché hanno del sangue, li mettiamo in

disparte. Compereremo un po’ di terra e ne faremo un cimitero per i forestieri che muoiono

durante la Pasqua e le altre feste grandi del nostro popolo”.

Così la scena si cambia, domani sera qui, quando si scoprirà la croce, voi vedrete che ci

sono due patiboli, c’è la croce di cristo; c’è un albero, dove il traditore si è impiccato. Povero

Giuda. Povero fratello nostro. Il più grande dei peccati, non è quello di vendere il Cristo; è quello

di disperare. Anche Pietro aveva negato il Maestro; e poi lo ha guardato e si è messo a piangere e

il Signore lo ha ricollocato al suo posto: il suo vicario. Tutti gli Apostoli hanno abbandonato il

Signore e son tornati, e il Cristo ha perdonato loro e li ha ripresi con la stessa fiducia. Credete voi

che non ci sarebbe stato posto anche per Giuda se avesse voluto, se si fosse portato ai piedi del

calvario, se lo avesse guardato almeno a un angolo o a una svolta della strada della Via Crucis: la

salvezza sarebbe arrivata anche per lui.

Povero Giuda. Una croce e un albero di un impiccato. Dei chiodi e una corda. Provate a

confrontare queste due fini. Voi mi direte: “Muore l’uno e muore l’altro”. Io però vorrei

domandarvi qual è la morte che voi eleggete, sulla croce come il Cristo, nella speranza del Cristo,

o impiccati, disperati, senza niente davanti.

Perdonatemi se questa sera che avrebbe dovuto essere di intimità, io vi ho portato delle

considerazioni così dolorose, ma io voglio bene anche a Giuda, è mio fratello Giuda. Pregherò per

lui anche questa sera, perché io non giudico, io non condanno; dovrei giudicare me, dovrei

condannare me. Io non posso non pensare che anche per Giuda la misericordia di Dio, questo

abbraccio di carità, quella parola amico, che gli ha detto il Signore mentre lui lo baciava per

tradirlo, io non posso pensare che questa parola non abbia fatto strada nel suo povero cuore. E

forse l’ultimo momento, ricordando quella parola e l’accettazione del bacio, anche Giuda avrà

sentito che il Signore gli voleva ancora bene e lo riceveva tra i suoi di là. Forse il primo apostolo

che è entrato insieme ai due ladroni. Un corteo che certamente pare che non faccia onore al

figliolo di Dio, come qualcheduno lo concepisce, ma che è una grandezza della sua misericordia.

E adesso, che prima di riprendere la Messa, ripeterò il gesto di Cristo nell’ ultima cena,

lavando i nostri bambini che rappresentano gli Apostoli del Signore in mezzo a noi, baciando quei

piedini innocenti, lasciate che io pensi per un momento al Giuda che ho dentro di me, al Giuda

che forse anche voi avete dentro. E lasciate che io domandi a Gesù, a Gesù che è in agonia, a

Gesù che ci accetta come siamo, lasciate che io gli domandi, come grazia pasquale, di chiamarmi

amico .

La Pasqua è questa parola detta ad un povero Giuda come me, detta a dei poveri Giuda

come voi. Questa è la gioia: che Cristo ci ama, che Cristo ci perdona, che Cristo non vuole che

noi ci disperiamo. Anche quando noi ci rivolteremo tutti i momenti contro di Lui, anche quando

lo bestemmieremo, anche quando rifiuteremo il Sacerdote all’ultimo momento della nostra vita,

ricordatevi che per Lui noi saremo sempre gli amici”.

IL SACRO CUORE E IL SACERDOZIO

Madre Luisa Margherita Claret de la Touche

Serva di Dio

Brevissima biografia

Margherita Claret de la Touche è nata a Saint-Germain-en-Laye il 15 marzo 1868. È entrata nella Visitazione di Romans il 20 novembre 1890. Il 6 giugno 1896 ha il suo primo incontro con il p. Alfredo Charrier, s.j., che diventa il suo principale confidente e direttore spirituale.

Il 5 giugno 1902 suor Luisa Margherita riceve le prime comunicazioni soprannaturali in merito a un’Opera da fondare per unire di più i sacerdoti fra loro e farli annunziatori e testimoni di Dio Amore Infinito, perché il suo regno di amore si diffonda,nel mondo. Tali comunicazioni vengono regolarmente trasmesse al p. Charrier e annotate per scritto dalla suora; parte di questi scritti formeranno il materiale del libro Il Sacro Cuore e il Sacerdozio (per le vicende relative alla stesura di questo piccolo libro si veda l’introduzione).

Il 6 marzo 1906 suor Luisa Margherita, insieme con tutta la comunità, si trasferisce a Revigliasco (Torino), a causa dell’espulsione dalla Francia. Il 16 maggio 1907 suor L. Margherita viene eletta superiora, e in tale carica resterà sei anni, durante i quali la comunità si trasferirà prima a Mazzè (Torino) e quindi a Parella (Torino); queste due ultime località si trovano nella diocesi di Ivrea il cui vescovo – mons. Matteo Fílipello – prende a cuore la vicenda della nostra suora e si fa promotore nell’attuazione dei desideri manifestati dal Signore.

Nel maggio 1910 esce la prima edizione de Il Sacro Cuore e il Sacerdozio. L’Opera per i sacerdoti, con la denominazione di Alleanza sacerdotale, verrà istituita in diocesi di Ivrea da mons. Fílipello il 16 giugno 1918.

Nel frattempo suor Luisa Margherita aveva aperto in Vische (Torino) una nuova Visitazione con l’intento speciale di pregare per i sacerdoti (19 marzo 1914). A Vische essa muore il 14 maggio 1915.

L’Alleanza Sacerdotale è il ramo centrale di un’Opera più vasta, l’Opera dell’Amore Infinito, che comprende pure: l’istituto femminile di vita contemplativa Betania del Sacro Cuore, gli Amici e le Amiche di Betania, e le Missionarie dell’Amore Infinito (istituto secolare); tutti i rami hanno lo scopo di vivere la consacrazione a Dio Amore e di pregare per i sacerdoti.

ELEVAZIONE 13

Pasci le mie pecore

Gesù ha detto un giorno a Pietro: « Pasci i miei agnelli… Pasci le mie pecore ».’ Secondo l’interpretazione comune, gli agnelli sono i fedeli e le pecore i pastori; e il prete è il pastore del gregge che gli è affidato. In questa sola parola pecora Gesù ha racchiuso, in sintesi, tutti i doveri del sacerdote: i suoi doveri verso Dio, verso il papa, vicario di Cristo, verso i suoi confratelli nel sacerdozio, verso le anime.

La pecora appartiene completamente al suo padrone; gli deve la vita, la fecondità; il padrone ha diritto di disporre di lei a suo piacere. Il sacerdote si deve tutto a Dio, suo Padrone sovrano. È completamente di Cristo; gli deve la fecondità delle sue opere e, se è il caso, il sacrificio della sua vita.

La pecora deve essere docile al pastore che la dirige in nome del padrone. Deve rispondere alla sua voce, seguirlo nei pascoli in cui la conduce, deve essergli obbediente e fedele. Così il sacerdote deve essere docile alla voce del papa; entrare nelle sue vedute, nutrirsi soltanto delle dottrine che egli approva, rimanere fedele e sottomesso al pastorale di Pietro.

Ogni pecora del gregge non ha altri doveri verso quelle che la circondano che la dolcezza e l’unione. Non deve allontanarsi dal gregge e restar sola, perché si esporrebbe alla morte. Gesù vuole che i suoi preti abbiano fra loro una stretta unione, che conservino l’unità della fede nel vincolo della carità fraterna e che, lavorando nel medesimo spirito, diano pace al mondo e gloria a Dio.

Infine la pecora è madre, madre degli agnelli. Li porta nel suo ventre, li nutre del suo latte, li riscalda e li difende. Il prete non è soltanto padre delle anime; è anche madre. Deve avere, per loro, l’amore tenero e delicato delle madri, la loro dedizione fino al sacrificio. Deve dare alle anime il meglio della propria sostanza, dell’anima spirituale e pura; riscaldarle con le fiamme dell’Amore Infinito, difenderle dal male.

Si trova, in queste considerazioni, un segno della divinità del Salvatore. All’uomo sono necessarie molte parole per rendere un’idea; Gesù con una sola parola rende tutto un insieme di pensieri.

Questo si vede ad ogni passo nei Vangeli. Con questo solo termine pecora lasciato cadere come per caso nel discorso, Gesù ha detto tutto del sacerdote: tutto ciò che deve essere, tutto ciò che deve fare, tutto ciò che deve offrire di se stesso a Dio, alla Chiesa, alle anime. Perché Gesù è il Verbo. E’ il pensiero divino e la parola increata. Una sola parola caduta dalle sue labbra racchiude un pensiero di Dio.

È bello conoscere Gesù, così grande nella sua divinità, così dolce nella sua umanità. Ci sia concesso di poter esprimere il poco che sappiamo di lui, di farlo conoscere, di farlo amare, adorare, di circondarlo di lodi, d’amore, di gloria, di esaltarlo per sempre.

ELEVAZIONE 14

L’amore e la giustizia

« Dio è troppo buono; non può punire in eterno ». E’ così che molti ti giudicano, Signore. E sotto questo sciocco pretesto, preferiscono servire le loro cattive passioni e le loro cattive inclinazioni piuttosto che rinunciare a se stessi e seguirti.

Nulla tuttavia è più contrario alla dottrina della tua Chiesa: l’inferno è ben lontano dall’essere opposto alla tua bontà, ed è precisamente perché io credo al tuo amore, o Dio potente e buono, che io credo all’inferno.

Se tu non fossi Amore; se egoisticamente chiuso nella tua beatitudine tu non avessi gettato sugli esseri inferiori a te che sguardi indifferenti, forse l’inferno avrebbe potuto non esistere. Ma tu… tu hai creato tutto per amore. Hai formato l’uomo a tua somiglianza; l’hai vivificato con il tuo respiro; l’hai colmato dei tuoi doni, e non hai chiesto a questa creatura, così riccamente dotata, che un poco di fiducia, di fedeltà e di amore. E quando essa ti disprezza e si rivolta contro di te, tu resteresti impassibile, come un Essere incompleto, privo di amore e di sentimento? Dio! Io credo ai rigori della tua giustizia perché credo alle eccessive tenerezze del tuo cuore! Ti amo, mio Dio, Amore Infinito, che ti chini verso la creatura, che la sostieni e la sollevi. Ma ti amo anche, Amore misconosciuto e oltraggiato, che ti irrigidisci e punisci.

Se l’inferno non esistesse, non ti amerei altrettanto. Quando vedo un principe lasciare, nel suo regno, tutti i delitti impuniti; quando lo vedo spargere le sue ricchezze con altrettanta profusione su vili e traditori come sui suoi sudditi fedeli, e trascinare nell’avvilimento la grandezza e la maestà regali, non posso che disprezzarlo e chiamarlo ingiusto e fiacco. No, se non ci fosse l’inferno, mancherebbero tre gemme splendide alla corona delle tue perfezioni: mancherebbero la giustizia, la potenza e la dignità.

Ti amo, ti adoro, mio Dio, nella tua misericordia per i deboli, nella tua bontà per i piccoli, nella tua generosità per i poveri. Ti adoro nel tuo perdono senza riserve; nell’amore che scende dal tuo seno su tutte le creature; nelle tue attese senza stanchezza; nelle grazie che spandi a profusione sulle anime per toccarle, per ricondurle a te, per illuminarle, per vincerle.

Ti adoro anche, ti amo appassionatamente grande, maestoso, terribile, che consumi in una fiamma eterna coloro che hanno resistito all’assedio del tuo amore.

Del resto non sei tu, mio Dio, sovranamente buono, che condanni e punisci: sono i cattivi stessi che, rifiutandosi di gettarsi nelle fiamme del tuo amore senza fine, si precipitano in quelle dell’eterna giustizia.

Sì, ti amo come tu sei.

Ti adoro, incoronato dall’insieme infinito delle perfezioni; tanto giusto come buono, grande tanto per la tua potenza e santità che per la tua misericordia, e sempre l’Amore, l’Amore Infinito; Amore che crea, che dona, che perdona, che vivifica; Amore che comanda, riprende e castiga…

APPENDICE I

Esame di coscienza del sacerdote

Il cuore di Gesù, il divin Sacerdote, è stato guidato in tutta la sua vita da tre sentimenti:

– una sete ardente della gloria del Padre;

– un appassionato desiderio della salvezza dei suoi fratelli;

– un bisogno irresistibile e costante di sacrificio e di immolazione. Questi tre sentimenti sono stati vivi oggi in me?

– che cosa ho fatto per la gloria del Padre?

– come ho cercato il bene dei miei fratelli?

– quali croci ho portato, in unione con Gesù?

Gesù, il divin Sacerdote, ha accettato insulti e umiliazioni per riparare la gloria del Padre.

– Mi sono umiliato, oggi, davanti a Dio, riconoscendo il mio nulla e il mio peccato, e riferendo a lui la gloria per il bene che mi ha concesso di fare? Ho accolto con gioia indifferenze e offese dagli altri?

Gesù, il divin Sacerdote, ha dimenticato se stesso, ha rinunciato a ogni cosa e si è impoverito per potersi dare interamente alla salvezza dei fratelli.

– Che cosa ho donato oggi ai miei fratelli: del mio tempo, del mio cuore, delle mie cose, sia materiali che spirituali?

Gesù, il divin Sacerdote, dopo essere vissuto in spirito di sacrificio per tutta la vita, alla fine si è offerto sulla croce e ha immolato la propria vita per amore.

– Ho agito con spirito di sacrificio?

– che cosa ho sacrificato: delle mie soddisfazioni personali, dei miei godimenti intellettuali, delle mie forze, del mio riposo, della mia vita insomma, per amore di Gesù e delle anime?

Rincrescimento profondo, doloroso, delle mancanze di questo giorno.

Offerta al cuore di Gesù del bene compiuto.

APPENDICE II

Atto di adorazione e donazione all’Amore Infinito

O Amore Infinito, Dio eterno, principio di vita, sorgente dell’Essere, io ti adoro nella tua Unità sovrana e nella Trinità delle tue Persone.

Ti adoro nel Padre, Creatore onnipotente di tutte le cose. Ti adoro nel Figlio, sapienza eterna, per il quale tutto è stato fatto, Verbo del Padre, incarnato nel tempo nel seno della Vergine Madre, Gesù Cristo, Redentore e Re.

Ti adoro nello Spirito Santo, Amore sostanziale del Padre e del Figlio, nel quale è la luce, la forza, la fecondità.

Ti adoro, Amore Infinito, nascosto nei misteri tutti della nostra fede, risplendente nell’Eucaristia, ridondante sul Calvario, vivificante nella santa Chiesa per mezzo dei sacramenti, canali della grazia.

Ti adoro palpitante nel cuore del Cristo, tuo ineffabile tabernacolo e a te mi consacro.

Io mi dono a te, senza timore, nella pienezza della mia volontà; prendi possesso del mio essere, pervadilo totalmente.

Io non sono che un niente, incapace a servirti, è vero. Ma sei tu, Amore Infinito, che questo niente hai vivificato e attrai a te.

Eccomi dunque, o Gesù, pronto a fare la tua Opera di amore, per diffondere, quanto mi sarà possibile, nelle anime dei tuoi sacerdoti e per essi nel mondo intero, la conoscenza delle tue misericordie infinite e delle sublimi tenerezze del tuo Cuore.

Io voglio compiere la tua volontà a qualunque costo, sino all’effusione del mio sangue, se il mio sangue non sarà reputato indegno di scorrere per la tua gloria.

O Maria, Vergine Immacolata, che l’Amore Infinito ha resa feconda, per le tue mani verginali io mi dono e consacro all’Infinito Amore.

Ottienimi di essere umile e fedele

e di dedicarmi senza riserva alcuna agli interessi di Gesù Cristo, tuo adorabile figlio, e alla glorificazione del suo sacratissimo Cuore. Amen.

Quaderno q44027 e q45-50115

Quaderni di Maria Valtorta – Gesù e la Sua psicologia cristiana

i nostri defunti – dice Gesù a Maria Valtorta
Copertina libro carmen

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