Don Orione 1934
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Don ORIONE e la BANCA della Divina Provvidenza

La BANCA della Divina Provvidenza, la SUA BANCA, suoi acquisti a Sanremo, Genova, istituti, ville con l’aiuto della Madonna

BDC  Banca  Dei  Cristiani sparge grazie ai fedeli e trova soluzioni

<<Don Orione è come la nonna>>

Questo episodio ha per protagonista, oltre a don Orione, il celebre Ignazio Silone, l’autore di Uscita di sicurezza e del celebre Incontro con uno prete strano.

Secondo Tranquilli, questo il nome vero dello scrittore, si trovava a Roma come studente, qualche anno dopo il famoso incontro. Era il giorno di Natale ed il giovanotto, orfano a causa del terremoto della Marsica, aveva una gran voglia di trascorrerlo in maniera inusitata.

Fatte bene i conti, Secondo pensò di potersi permettere il lusso di pranzare in trattoria misurando accuratamente le ordinazioni, dopo aver confrontato i prezzi di listino. Sbagliò. All’arrivo del conto costatò che gli mancavano sessanta centesimi. Furie del gestore. Si addivenne ad una transazione. Lo studente avrebbe lasciato in pegno il suo mantello che avrebbe ritirato solo dopo aver saldato il debito contratto.

Come fare? A Natale … La nonna, unica superstite della famiglia, era lontana. Poi un lampo: <<Don Orione per me è come la nonna! Chissà che non stia qui a Roma, a Sant’Anna, vicinissima a San Pietro ed anche alla trattoria>>.

Suonò alla casa canonica. Don Orione c’era, ma il portiere non voleva disturbarlo in quel pomeriggio festivo dopo le fatiche apostoliche della notte e della mattina. Dialogo concitato tra portinaio e giovanotto … Ma ecco don Orione scendere lesto per le scale. Un amplissimo sorriso, un cordiale “Buon Natale!” e poi, intuito il dramma del ragazzo, senza nemmeno farlo parlare, mette la mano in tasca e la tira fuori colma di monete e con gesto naturalissimo la infila furtivamente nella tasca della giubba dello sbalordito Secondo. E poi, senza un commento sul gesto, il più rumoroso arrivederci.

Pochi minuti dopo il debitore era in trattoria a saldare il debito. Diede anche venti centesimi di mancia al gestore stupito ed anche lui, col più bel “Buon Natale!”, se ne andò gonfio di gioia. <<Sì, don Orione è proprio come mia nonna!>> (cf G. PICCININI, Quel tuo cuore, don Orione, ed. Paoline 1965, 127 ss.).

<<Mettere i letti in chiesa … >>

Trascriviamo dal diario del Piccolo Cottolengo milanese alla data 13 settembre 1938.

<<Giorni fa giungeva dalla Russia una famiglia composta dalla mamma e da vari figli, tra i quali uno di sei mesi. La religiosa superiora era incerta se accettarla per mancanza di posto e anche perché non si sentiva di prendere un lattante che, dovendo dormire nel dormitorio comune, la notte avrebbe disturbato le ricoverate.

Interviene don Orione: “Avreste il coraggio di dir no alla Madonna con Gesù Bambino? Mettete dei letti in parlatorio, in chiesa, se occorre: ma non chiudete la porta a donne indifese, lontane dalla patria e a bambini innocenti!”.

Vistala esitante, si rivolse ad un suo sacerdote e gli dice: “Se proprio non c’è posto, trasportate provvisoriamente il santissimo Sacramento in sacrestia, e mettete dei letti in chiesa”.

La superiora si dette d’attorno e mise alcune ricoverate sane in corridoio e sistemò in una camera quella mamma russa coi suoi figlioli>>.

Già! A quel tempo non si parlava ancora con tanta enfasi di extra-comunitari!

<<A quale santo vi siete rivolta? >>

Dal diario del Piccolo Cottolengo milanese alla data del 27 dicembre 1938.

<<Qualche tempo fa una povera vedova era venuta da don Orione a fargli benedire gli indumenti del suo unico figlio, che doveva essere operato. I medici, pur dovendo tentare l’operazione, erano tuttavia pessimisti sull’esito di essa.

Don Orione aveva benedetto il pacchetto presentatogli chiuso da quella madre in lacrime; ma, dopo aver fissato un attimo il viso cereo di quella donna disfatta dal dolore, aveva strappato la carta del pacco e benedetto di nuovo con grande effusione ad uno ad uno tutti gli indumenti che vi erano contenuti.

“Don Orione strappa il male a mio figlio”, pensò fra sé la poveretta e se ne tornò a casa piena di fiducia.

L’indomani i medici, facendo visita al malatino, si meravigliarono assai nel notare un radicale cambiamento del corso della malattia. Chiesero pertanto alla madre a quale santo si fosse rivolta per ottenere il miracolo. Dichiararono infatti guarito il piccolo degente>>.

Conclude il diario: <<Oggi la mamma stessa è qui al Piccolo Cottolengo per ringraziare>>.

<<Vidi che il bambino Gesù mi sorrideva …>>

Abbiamo questa testimonianza di don Clelio Goggi: <<Don Orione in una circostanza mi disse: “A Roma celebravo la messa ad un altare dove era esposta la statuetta di Gesù bambino.

Io ero tutto triste perché mi sembrava di guastare l’opera di Dio con la mia indegnità. Alzai gli occhi e vidi che il Bambino rideva, rideva … e mi sentii tutto consolato”>> (DO IV, 177).

Alessandro Fortis di Forlì nel “Un infermiere un po’ strano” – Don Orione racconta che dietro la preghiera del malato, Alessandro Fortis di Forlì,  il professor Enrico Zandotti, introdusse sotto veste di infermiere un sacerdote il quale assistette e confortò con gli ultimi sacramenti Sua Eccellenza il ministro e se ci fu morte cristiana fu la sua …

La semina delle medaglie

Era un modo abituale con cui don Orione iniziava la … requisizione di quegli spazi o di quegli edifici che, secondo la sua ansia di bene, gli servivano. Ecco al riguardo diverse testimonianze.

Narrando, nel 1933, ai chierici l’acquisto dell’istituto Paverano di Genova, ricordava: <<Dunque, fatevi coraggio: io ho pagato il più, voi pagate ciò che rimane. Vedrete che la Provvidenza pagherà anche il resto … E’ già da un poco che don Orione aveva messo gli occhi addosso a quel manicomio e cinque anni fa mandai un nostro sacerdote genovese, che allora era ancora in borghese, e gli feci spargere delle medaglie della Madonna della Guardia e le sparse per tutto il recinto>>.

Nel 1938, parlando ai benefattori genovesi durante una visita ai poveri dell’istituto di Quarto Castagna, così si esprimeva: <<Io voglio una gran cosa per Genova, così grande che quello che si è fatto non è che l’alba! Come a Genova vi è la città mercantile, la città degli studi, eccetera, così Genova deve avere la città della carità! Già sono stato sul posto … e vi ho seminate le medaglie della Madonna della Guardia ed ho pregato così: “Cara, santa Madonna, io ti semino qui, perché tu vi faccia nascere la città della carità. Tu sei la madre, la regina di Genova, fa’ che la grande Genova, che è dominante, sia alla testa non solo delle vie del commercio, non solo nel campo dell’industria e sulle vie del mare, ma anche per le vie della carità di Gesù Cristo”>>.

<<Molte volte, uscendo con lui – ricorda un ex alunno – mi faceva portare un sacchettino di medaglie della Madonna. Sapete perché? Per una conquista, per dilatare le tende della divina Provvidenza. In questo modo, ad esempio. Una domenica andammo a Casteggio: don Orione doveva far la predica per la raccolta delle pentole rotte … Arrivati a Montebello, pregò di fermare la macchina davanti ad una villa, quella dei conti Lomellini. Mi ci fece entrare in modo piuttosto … strategico, giacché la villa era chiusa, e mi disse di girare per il parco seminando le medaglie … Alcuni mesi dopo, la villa era l’istituto delle missioni estere della Piccola Opera>>.

<<Nel 1934 mi trovavo con altri nella casa di salute di Quezzi e andavamo a cogliere l’erba per gli animali in una località della “i Camaldoli”, ove sorgeva una villa e altri edifici che non godevano buona fama. Don Orione aspirava ad avere quella località per togliere quel male e per aprirvi un asilo per poveri vecchi e una casa di cura per tubercolotici. Non aveva, però, i mezzi né speranza di poterli avere, anche perché il Comune di Genova, data la posizione bellissima, voleva farne, di quegli edifici, un luogo di soggiorno. Don Orione un giorno ci chiamò, domandandoci se si andava ancora a fare l’era ai Camaldoli; avuta la risposta affermativa, ci disse: “Prendete queste medaglie; seminatele lassù, nei dintorni di quella villa … Là ci andrà la cara Madonna e vi apriremo una casa per i poveri e i sofferenti …”. Un anno dopo la sua santa morte, come è noto, divenne l’attuale villaggio della carità dei Camaldoli, dove è in grandissima venerazione la Madonna Causa Nostrae Laetitiae>>  (DOLM 172 s.).

<<Sono venuto per farvi compiere un’opera di carità>>

Racconta don Domenico Sparpaglione:

<<Messo alle strette dalle difficoltà, don Orione faceva pregare e, in attesa che la Provvidenza rispondesse, si incaricava lui … di dare una mano, ricorrendo a decisioni che sanno di audacia. E la Provvidenza lo aiutava prontamente, quasi a premiare le sue iniziative.

Eravamo, un’estate, a Villa Moffa di Bra (CN) per il corso annuale degli esercizi spirituali e anche egli vi prendeva parte.

Verso il quarto giorno sparì senza dir nulla e ricomparve due giorni dopo. Dov’era stato? Preoccupato di trovare un posto per i suoi chierici, cresciuti di numero, si presentava a un signore che menava vita gaudente in una villa, avendo in passato suscitato qualche scandalo con la propria condotta, e senza perdersi in preamboli gli diceva presso a poco così: “Io sono don Orione, un povero peccatore come tanti. Tutti abbiamo i nostri debiti con Dio e sapete come si pagano? Con delle opere di carità. Sono venuto per farvi compiere un’opera di carità”.

Sorpresa nell’altro, e nel medesimo tempo desiderio di sentire quale potesse essere quest’opera di carità. Don Orione gli parla dei suoi chierici e sul posto ottiene un assegno di duecentomila lire>> (Sp 195).

Da I fioretti di DON ORIONE di Andrea Gemma (vescovo esorcista) Ed. Dehoniane 1994

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