La verità è una Persoan Gesù
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Kierkegaard e Padre Massimiliano Kolbe: LA VERITA’ è una Persona, GESU’ André Frossard – Il servo di Dio, Padre Candido Amantini

Non sarà semplice comprendere, ma almeno provate

Kierkegaard

Il mistero della Passione

Antologia dal Diario

A cura di Tito Di Stefano

Il rinnegamento di Pietro

Se Cristo fosse stato tenuto per un puro uomo, Pietro avrebbe ben potuto sopportare il pensiero che lo trattassero in quel modo, non avrebbe dimenticato se stesso e gli sarebbe rimasto fedele. Ma questa situazione quasi pazzesca, il sapere che Cristo era Dio e che avrebbe potuto e poteva chiamare sempre legioni di angeli (Mt 26,  53) ecco ciò che sopraffece completamente Pietro. Come chi perde la favella per lo spavento, così tutti i concetti si fermarono per Pietro, che in questo stato quasi apoplettico lo rinnegò. (Diario 1847-1848, VIII 370)

<<Anche Pietro rinnegò Cristo>> (Mt 26, 69). Che m’importa? Se Pietro fa il bene, allora Pietro è Pietro. Se Pietro fa il male, io non ho niente da fare con lui, poiché non è questo che devo imparare da lui. (Diario 1848, IX A)

<<Pietro uscì fuori e pianse amaramente>> (Mt 26, 75).

E’ bello quest’atto di Pietro e può servire di criterio per misurare la distanza degli uomini! C’è un uomo con il quale ci si comporta in modo inescusabile, lo si pianta in asso quand’è tradito, ecc. Se egli è abbastanza nobile da non ricorrere a rimproveri o a rimostranze, ecco che gli uomini ne abusano, fanno finta di niente, come se tutto fosse andato per il meglio. Questa è la condotta generale. (Diario 1854, XI A 31)

Il paganesimo non stringe mai la verità più da vicino di quanto Pilato chiese: <<Cos’è la verità?>> ( Gv 18,38), per poi crocifiggerla.

Perciò dal punto di vista cristiano, la verità naturalmente non consistere nel conoscere la verità, ma nell’essere la verità. Contro tutta la filosofia moderna, c’è su questo punto una differenza infinita, come si vede benissimo nel comportamento di Cristo con Pilato; poiché egli non poteva rispondere alla domanda: <<Cos’è la verità?>>, senza deviare dalla verità, e proprio perché non era colui che sapesse ciò che è la verità, ma egli era la verità. Non che egli non sapesse cos’è la verità; ma quando si è la verità e l’esigenza è d’essere la verità, è il non-verità il sapere la verità. Infatti, se si è la verità, è naturale che si sappia che cosa essa è, ma non viceversa; ed ecco appunto perché diventa non-verità, quando si separa il sapere la verità dall’essere la verità, o quando si identifica il sapere la verità con l’esserla, mentre bisogna dire l’inverso: essere la verità è una sola cosa con sapere la verità e Cristo non avrebbe mai saputo la verità, se lui stesso non lo fosse stato; e nessun uomo sa della verità più di quanto non ne partecipi.

Così in fondo non si può sapere la verità; conoscere la verità infatti significa sapere che la verità è essere la verità e ciò che si sa della verità è che il sapere la verità è non verità. Se si dice che la verità è il sapere la  verità, si afferma anche che la verità è essere la verità, poiché si dice che sapere la verità è essere la verità, altrimenti nell’altro caso bisognerebbe dire: la verità è conoscere la verità. Ossia ritorna la domanda sulla verità e così non si è ancora risposto alla domanda, poiché rimane in sospeso la risposta decisiva, cioè se si possa riuscire a sapere se si è o non si è la verità. In altre parole: il sapere si rapporta alla verità, ma intanto io sono in errore fuori di me stesso; in me, cioè, quando sono veramente in me( e non fuori di me, nell’errore), se essa c’è, è un essere, una vita. Perciò sta scritto: <<La vita eterna è questa, che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato>> (Gv 17,3). In altre parole, io non conosco in verità la verità se non quando essa diventa vita in me. Perciò Cristo paragona la verità anche a un convito e l’appropriarsi di essa al mangiare; come infatti il cibo, che si è appropriato (assimilato), conserva la vita nel corpo, così anche la verità dà e mantiene insieme la vita dello spirito: è la vita. (Esercizio del Cristianesimo, in Opere, a cura di C. Fabro, Sansono Editore, Firenze 1972, p. 793)

Luigi Francesco Ruffato (a cura)

PADRE KOLBE – un sorpasso sociale

Un libro geniale, dove

Un giornalista laico, agnostico (A) E UN CRISTIANO CATTOLICO (K): l’uno di fronte all’altro

Domande simulate (A) e risposte autentiche di Massimiliano Kolbe,

Edizioni Messaggero Padova – collana Memoria e profezia, 2009

In questo libro le domande, affidate a un giornalista agnostico, nascono dai fatti del passato e del presente. Le risposte di padre Massimiliano Kolbe sono di ieri ma valgono anche per l’oggi. In tutto in due parti, ben articolate da titoli tematici, con una prefazione mordente e una postfazione a carattere storico. Nella prima parte il <<sorpasso sociale>> è evidenziato dalla dialettica, supportata dalle opere kolbiane in Polonia e in Giappone; nella seconda, attraverso la testimonianza di fra Zeno Zebrowski, il più fedele discepolo del martire di Auschwitz, si mette in luce la marcia in più dello spirito delle città dell’Immacolata  fondate da Massimiliano Kolbe: Niepokalanòw e Mugenzai no Sono.

https://niepokalanow.pl/

https://niepokalanow.pl/sanktuarium/kaplica-adoracji/adoracja-jest-miloscia

Maria Polonia

https://www.raiplay.it/video/2021/01/Massimiliano-Kolbe-Il-Santo-di-Auschwitz-3e22dbae-6ae3-4994-b40c-d3f41119ba5e.html

Padre Kolbe, un sorpasso sociale, a cura di Luigi Francesco Ruffato

Alla pag. 140

A  Caliamoci sul terreno sociale e politico.

K  Capisco la difficoltà degli agnostici. Ma l’ideale sarebbe che i cristiani per primi non mentissero nel mirare al bene comune, cioè sull’amore al prossimo. La prima bugia sociale e politica è non amare il prossimo come insegna il vangelo (Mt 25, 31-45) e proporsi come pubblico servizio, con equivoche manovre a favore degli interessi di parte. Chi ama non mente. In questo comprendo l’affermazione del filosofo Costant.

A  Padre Kolbe, un altro sociologo, lo spagnolo Ignacio Mendiola, in un saggio (Elogio della menzogna, ed. Tropea) si chiede: <<Che sarebbe l’amore senza la menzogna?>> (Corriere della Sera, 21 luglio 2008, p. 26). Abbiamo il diritto di amare e di mentire. <<La menzogna è una protezione contro il mondo, un costrutto che ci salvaguarda dall’inclemenza del nonsenso, un rifugio che dev’essere costruito anche da chi ripudia la menzogna, perché nella verità risiede solo l’inesistente occhio di Dio>>.

K  E’ tutto chiaro, amico. Io non penso a una società senza l’occhio di Dio. Sta qui la differenza tra me e gli autori che lei mi ha citato. Loro dicono che la menzogna accompagni uomini e donne, senza rimedio. Gesù, invece, cerca adoratori in spirito e verità, per una rivoluzione culturale e sociale (cf. Gv 4, 21-26). GESU’ INSEGNA A RIBELLARSI AL  CONFORMISMO che costruisce il deserto spirituale e nutre la menzogna come sistema socio-politico. La menzogna è un veleno prodotto dall’ipocrisia. Non per niente il diavolo è per natura bugiardo. La verità è l’opposto: è gioia di servire e di essere amati. La bugia è una minaccia alla vita. Non così la verità, che ci fa liberi, se amiamo (SK 149, 509).

Benedizione che il Servo di Dio, Padre Candido Amantini, esorcista di Roma a Scala Santa, impartiva ai fedeli

Padre Candido Amantini

<<Il Signore sia sempre con te.

Cammini davanti a te per guidarti,

stia dietro di te per proteggerti,

dimori dentro di te per custodirti,

sia sopra di te per illuminarti. Amen>>.

Il Santo Pontefice Giovanni Paolo II nel discorso del mese di maggio 1980, a Lisieux, durante la sua visita presso la tomba di Santa  Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, ha affermato che “i santi non invecchiano mai, essi non cadono i prescrizione. Essi restano continuamente i testimoni della giovinezza della Chiesa. Essi non diventano mai personaggi del passato, uomini e donne di “ieri”. Al contrario: essi sono sempre gli uomini e le donne di “domani”, gli uomini dell’avvenire evangelico dell’uomo e della Chiesa, i testimoni del “mondo futuro”. Nel silenzio, Dio, prepara cose grandi, risveglia desideri di beatitudine, suscita lo spirito, conferma la volontà. Egli, in tutte le epoche, prepara nuovi Benedetto, Francesco, Domenico, Ignazio … Forma nuovi Benedetto Labre e tanti altri pellegrini che sgranano rosari o preghiere a Gesù passando di monastero in monastero, di convento in convento, di chiesa in chiesa, fin nel centro delle nostre città. Vicinissimi alle nostre case. La sua infinita bontà ha preparato, per noi, il nostro Servo di Dio, uomo inebriato dell’amore di Dio, che veglia al capezzale del mondo quale padre premuroso e attento, come una madre fa col suo bambino, cercando di fargli diminuire la febbre e placarne i timori con la dolcezza del suo sguardo.

 Padre Candido ci ha ricordato che noi siamo fatti per la felicità con la “F”, la quale non è un oggetto. Se la cerchiamo in mezzo alle cose, il cuore si intristisce e avvizzisce, i capelli diventano grigi anzitempo. Il mondo, lo spirito del male, allestisce per noi paradisi materiali che tarpano le ali. Si trova una piccola felicità, poi, dopo, passa, svanisce, allora ci si risente male come una droga ha finito il suo effetto. Si cerca nuovamente una piccola felicità, giorno dopo giorno. Finché non giungiamo a comprendere che il mondo, non ha Felicità, ma brevi attimi di piacere.

Alcune considerazioni, che “suonano” alla stessa maniera, come il racconto di chi ha conosciuto PERSONALMENTE Gesù, la divinità ed è cambiato in un attimo TUTTO

André Frossard: <<C’è un ordine nell’universo, e al vertice, attraverso un velo di nebbia splendente, l’evidenza di Dio, l’evidenza fatta presenza, divenuta la persona di Colui che un istante prima avrei negato e che i cristiani chiamano Padre nostro, e di lui sento una dolcezza, diversa dalle altre, non quella passiva intesa talvolta con questo nome; ma una dolcezza attiva, lacerante, che vince ogni resistenza, capace di frantumare la pietra più dura, capace di spezzare ciò che è più duro della pietra, il cuore umano … Ero entrato giovane sulla ventina, e uscivo dalla chiesa un bambino pronto al battesimo>>.

<<La Verità non è una forza immanente, non è la storia, non è qualcosa, ma è Qualcuno. E’ Qualcuno immensamente dolce. Attraverso una folgorazione brutale ho compreso che il cristianesimo è essenzialmente amore: ciò che ci darà tristezza al termine della vita sarà solo non aver amato abbastanza>>.

Autore di <<Dio esiste, io l’ho incontrato>>, 1969, Parigi.

André Frossard, narratore, biografo, saggista, relatore di viaggi e osservatore politico, guardando alla sua esperienza personale e al modo con cui di solito viene capito e vissuto il cristianesimo. Ha detto: << … Oggi si dimentica un po’ troppo che il cristianesimo è una storia d’amore. Si discute per sapere ciò che è scaduto, ciò che resta valido, e si tace sull’amore di Dio. Se un vero teologo ci parlasse di Dio, e non di teologia, si vedrebbero le agitazioni cessare rapidamente, tutti si troverebbero d’accordo, non si tirerebbero fuori argomenti capziosi, ma si riconoscerebbe che Dio ci ama>>.

Facciamo così – io sono riuscita ad acquistare tutto quello che in Italia è tradotto – i libri di Andrè Frossard, ma non posso non “gridare” al mondo intero per prezzi bassi, della fortuna di aver trovato la gioia del cuore. Persone come Papa Giovanni Paolo II – santo, Massimiliano Kolbe … nascono in pochi sulla Terra, in un secolo, ma si perde di vista una cosa IMPORTANTISSIMA, che anche geni come André Frossard, maestri della scrittura, esperti nel saper raccontare l’anima e la parte più sottile di ciascuna delle parole, RIANIMATORE DELLA PAROLA, DEL LINGUAGGIO umano e soprattutto spirituale – sono rarissimi in un secolo.

A questo punto, io sto zitta e voi, tedeschi, francesi, inglesi – spagnoli – “divorate” come si sul dire quei esemplari che esistono ancora in vendita, dal 1969 … vedete un po’ voi. L’acquisto è garantito, l’ho già provato e mi auguro che anche voi vi godete una buona lettura. Allora:

ANDRE’ FROSSARD – L’ARTE DELLA SCRITTURA – quando lo Spirito attraversa la parola scritta, poiché era un ateo, ma una volta toccato da Dio tutto è cambiato, come avanti Cristo e d. C.





























































Anche io sono stata afferrata da Dio

Dal << Canto all’Amore >>

di Ernesto Cardenal :

La volontà di Dio è un complicatissimo tessuto che viene sempre modificato dal libero arbitrio dell’uomo, ma non per questo viene distrutto. In ogni istante questa volontà cambia, così come cambiano le circostanze alterate dall’uomo. In ogni caso particolare la volontà di Dio tiene in considerazione gli infiniti effetti che seguiranno e che modificheranno tutti gli altri casi e circostanze dell’universo. . .”

Dai  lavori  del  cardinale  Anastasio  Ballestrero,

Vivi  nel  Dio  Vivo Meditazioni

Il  culto  della  previdenza

Dobbiamo  dire  che  la  povertà  della  nostra  fede  nella  Provvidenza  divina  ha  esaltato  fino  a  preoccupanti  esagerazioni  il  culto  della  previdenza  umana: gli  uomini  programmano, fanno  progetti, fanno  i  cosiddetti  piani. Penso  che  questo  tentativo  di  razionalizzazione  radicale  dell’uso  dei  beni  della  terra che  tra  l’altro  si  risolve  poi  nell’egoistico  accentramento  dei  beni  nelle  mani  di  pochi, sottraendoli  alla  provvida  mano  del  Signore – ci  dovrebbe  trovare  più  attenti.

         È  impressionante  vedere  quanto  una  mentalità  tecnologica  e  un  managerismo  aziendale  abbiano  contaminato  la  vita  delle  nostre  comunità: il  Padre  che  nutre  gli  uccelli  non  serve  più, il  Padre  che  veste  i  gigli  non  è  più  che  un’immagine  poetica. Penso  che  dovremmo  pregare  il  Signore  perché  ci  faccia  riscoprire  la  soavità  di  questo  mistero: un  figlio  non  è  mai  tanto   figlio  come  quando  si  sente  di  aver  bisogno  del  padre  e  ne  è  contento; un  padre  non  è   mai  tanto  padre  come  quando  sente  che  il  figlio  ha  bisogno  di  lui  e  ne  gode.

         Questo  rapporto, che  è  fondamentale  per  il  mistero  della  Provvidenza, dobbiamo  ritrovarlo  e  dobbiamo  viverlo, nei  confronti  del  Signore  benedetto  e  anche  nei  confronti  della  vita  fraterna. Il  Signore  pensa  a  tutti, conosce  le  necessità  di  tutti, sa  essere  provvidenza  di  tutti, non  importa  in  quali  condizioni  di  vita, e  bisogna  che  di  questo  ci  persuadiamo  per  diventare  testimoni  della  Provvidenza.

 . . .Viviamo  un  momento  storico  nel  quale  le  situazioni  umane  sono  incredibilmente  aggrovigliate, c’è  lo  stravolgimento  degli  equilibri  economici, politici  e  culturali  su  scala  mondiale. Verso  che  tempi  andiamo? Che  cosa  ci  aspetta? Insomma  siamo  preoccupati  e  a  volte  abbiamo  l’impressione  di  essere  orfani, derelitti, vagabondi  in  un  deserto; ma  non  è  vero! Il  Padre  è  con  noi, veglia  su  di  noi  e  anche  se  noi, figli  scapestrati, usciamo  di  strada, lui  non  ci  abbandona.

         pag.140: ” Il  Signore, creandoci, ci  ha  chiamati  per  nome  e  ci  ha  destinati  a  un  progetto  di  vita  di  cui  lui  possiede  il  segreto  e  la  forza. Dobbiamo  sentirci  vegliati  da  Dio, soccorsi  e  guidati  da  lui, dobbiamo  interpretare  le  vicende  della  vita  non  come  un  labirinto  dal  quale  non  si  riesce  ad  uscire, non  come  una  trappola  nella  quale  è  fatale  cadere, ma  piuttosto  come  una  strada  che  il  Signore, giorno  dopo  giorno, ci  stende  innanzi.

         Questo  dovrebbero  comprenderlo  soprattutto  i  nostri  giovani  i  quali  vivono  dicendo  che c’è  tempo, dicendo  che poi  si  vedrà , dilazionando  responsabilità  e  scelte passando  quindi  a  una  situazione  di  incertezza, di  demotivazione  che  crea  sterilità, solitudine  e  tedio  della  vita. L’affogare  nello  stordimento  di  tanta  nostra  gioventù  è  proprio  dovuto  al  fatto  che  non  sanno  che  Dio  li  ha  creati   e  li  sta  chiamando  ad  un  progetto  di  vita  pensato  per  loro  da  tutta  l’eternità.

         La  nostra  vita  è  un  tessuto  di  iniziative  che  trovano  la  loro  unificazione  in  un  progetto  unitario, che  è  la   storia, la  vocazione, l’impegno  di  ciascuno. Tutto  questo  è  sollecitato, è  sospinto  interiormente  da  forze  profonde , da  energie  inesauribili, da  intuizioni  mirabili  che  sono  sì  il  frutto  della  vitalità  umana, ma  di  quella  vitalità  che   solo  Dio  pone  e  alimenta  nell’uomo.

         Nella  nostra  esistenza  ci  sono  successi  e  insuccessi, cose  belle  e  meno  belle, ci  sono  grandi  gioie  e  grandi  dolori, ci  sono  soddisfazioni  piene  e  delusioni  amare, tutto  un  groviglio  di  cose  diverse, ma  la  meraviglia  è  che  al  di  là  di  tutto  e  a  conclusione di  tutto  c’è  la  vita  che  avanza, c’è  la  storia  che  progredisce, c’è  il  disegno  di  Dio  sull’umanità  che  si  realizza”.

         pag.105: ”La  Chiesa  sa  che  la  comunione  con  Dio  non  è  il  risultato  delle  sociologie  o  delle  psicologie  umane, ma  è  il  frutto  del  dilagare  di  Dio  nel  cuore  degli  uomini.

         Il  Concilio  ha  insistito  su  questo  aspetto  comunionale   della  Chiesa  e  ne  ha  parlato  non  come  di  una  sociologia  religiosa, realizzata  in  qualche  modo  dagli  uomini; ha  detto  piuttosto  che  la  vocazione  di  tutti  a  diventare  figli  nell’unico  Figlio   è  il  dinamismo  realizzatore  della  comunione  nella  Chiesa.

         In  Cristo, unico  Figlio, siamo  tutti  figli  dell’unico  Padre; per  questo  la  Chiesa, che  è  la  comunione  più  arcana  e   misteriosa, è  capace  di  abbracciare  tutti  gli  uomini rispettando  la  loro  identità, la  loro  vocazione  personale, la  loro  storia  secondo  i  progetti  di  Dio. In  questa  realtà  complessa, articolata   nella  moltitudine  delle  membra, noi  vediamo  in  opera  tutta  la  fecondità  di  Cristo, capo  della  Chiesa.”

pag. 24: ”Noi  scriviamo  libri  di  storia  dove  Dio  non  è  mai  nominato, mentre  non  leggiamo  la  Scrittura, dove  non  c’è  una  sola  pagina  in  cui  Dio  non  manifesti  la  sua  presenza  e  il  suo  intervento.

         Nella  nostra  vita  personale, nella  nostra  psicologia, nella  nostra  sensibilità  di  creature  che  si  dicono  credenti, come  è  percepita  questa  presenza  del  Creatore? Non  è  un  interrogativo  banale  e  peregrino, anzi  è  fondamentale, perché  se  non  riesco  a  realizzarmi  come  creatura  di  Dio  e  non  riesco  a  vedere  nella  mia  storia  un  progetto  che  non  è  mio  ma  di  colui  che  mi  ha  creato  per  la   comunione  con  lui, che  credente  sono?

         Facciamo  il  nostro  lavoro  impeccabilmente, secondo  i  codici  deontologici  scritti  dagli  uomini, secondo  le  competenze  professionali  che  la  nostra  preparazione  ha  acquisito, ma  c’è  Dio  in  questo  nostro  vivere  e  in  questo  nostro  operare? Pensiamo, ma  i  nostri  pensieri  sono  in  sintonia  con  i  pensieri  di  Dio, sono  attenti  a  una  voce  che  grida  nel  più  profondo  del  nostro  essere? Lo  Spirito  abita  nel  cuore  dell’uomo  e  là  soltanto  si  risolvono  tutti  i  problemi  della  vita, ma  questo  nostro  profondo  lo  conosciamo? Le  voci  che  vengono  da  questo  profondo, le  ascoltiamo?

         Che  posto  ha  nella  nostra  vita  questa  consapevolezza? Che  rilevanza  ha, che  influenza  esercita, che luce  e  che  grazia  porta  dentro  di  noi? Siamo  troppo  distratti  e  consumiamo  l’orrendo  sacrilegio  di  dimenticare  che  Dio  è  creatore. Quando  l’uomo  dimentica  questo, perde  il  senso  della  vita. L’angoscia  che  oggigiorno  caratterizza  tanta  cultura  è  il  frutto  di  questa  dimenticanza  e  di  questa  trascuratezza.”

NON POSSIAMO PREGARTI

RABBI JACK RIEMER

O Dio,

veramente non possiamo pregarti perché cessi la guerra:

infatti sappiamo che Tu hai fatto il mondo

in modo tale che l’uomo deve trovare la strada della pace in se stesso e con il suo vicino.

O Dio,

veramente non possiamo pregarti perché cessi la fame:

infatti Tu ci hai dato risorse abbondanti,

sufficienti a nutrire il mondo intero,

a condizione di usarle con saggezza.

O Dio,

veramente non possiamo pregarti di sradicare l’ingiustizia:

infatti Tu ci hai dato occhi capaci di vedere il bene

presente in ogni creatura, a condizione di usarli con saggezza.

O Dio,

veramente non possiamo pregarti di far scomparire la disperazione: poiché Tu ci hai dato il potere di trasformare i tuguri e di seminare la speranza, a condizione di usarlo con saggezza.

O Dio,

veramente non possiamo pregarti di far cessare le malattie:

poiché Tu ci hai dato un’intelligenza capace di trovare cure e medicamenti, a condizione di usarla con saggezza.

Per questo, o Dio, ti preghiamo piuttosto di darci la forza, determinazione e coraggio di agire e non solo di pregare,

e soprattutto di vivere e non soltanto di sperare.

Dalla rivista <<Il tempio di Don Bosco>> n. 4 Aprile 2015

LA RISPOSTA DI GESU’ A PILATO – SULLA VERITA’

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