I frutti della corruzione
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I frutti della corruzione

Ci si prepara tutta una vita studiando, illudendosi che tutto si svolgerà onestamente, in base al merito, alla qualità della persona per poi scoprire che nulla è come sembra: non sei all’altezza delle porte girevoli, dalle porte con apertura solo dall’interno … I risultati di una simile giostra? Basta guardarsi attorno … e non stupirsi più. Non si usa più dire al pane pane e al vino vino, maestri della persuasione insegnano l’arte del magico <<far sembrare>>, finita la rappresentazione, passati all’incasso, prima che tu ti accorga della fregatura si è già volatilizzato. Poi bisogna riconoscere che non si è seguito, per tempo, né il corso di saper riconoscere ogni tipologia di fregatura – ammodernata. E qui c’è da uscire pazzi.

Il mondo in blu

Il lavoro, tra i nativi e stranieri: la coalizione mancante

Non esistono zone di contaminazione del talento, esiste un tipo di genialità che non va mai studiata sui banchi di scuola, ma solo impastati dalle faccende di vita reale. Saper far sentire ciascuno, con la sua gamma di complessi, nel suo aggio; saper individuare punti per saldare legami anche laddove si ha diffidenza e paura dell’altro. Qui però, bisogna “giocare” tutti alla stessa maniera, onestamente.

                Crolla ogni sistema, perfetto sinché si crede, solo ed esclusivamente grazie a metodi disonesti, persone disoneste e tutta la serie. La guerra crea una valanga di speculazioni economiche, non raramente sarà la scusa con cui la povertà entrerà a far parte della normalità dei paesi sviluppati, ma creare povertà, disperazione e miseria, toglie anche il <<titolo>> di paese sviluppato. Nuove categorie di diseredati, emarginati – scarti, qui ci sarà da reinventare un mondo nuovo, dove la corruzione sia debellata. Paradossalmente è il cittadino che non si sdegna a lasciar fare, a promuovere la corruzione stessa. Tutto il mondo è paese, senza onestà si crea solo disperazione e disagio sociale. Tra varie nazionalità, un laboratorio tra culture e mentalità diverse può – perché si dimentica il fattore della mentalità proprie di ciascuna nazione: sviluppare un nuovo modo di cooperazione a livello internazionale, la diplomazia tra strati sociali diversi, che non potranno mai incontrarsi <<per caso>>. La qualità di rapporti che si creano tra le varie classe sociali non possono essere promosse da persone che non hanno nulla in comune con la cultura, l’arte, l’educazione, lo sport …  Oggigiorno si costruiscono muri e torri, ponti e ricinti che non potranno mai creare contaminazione culturale, scambio di esperienze di vita reale, vissuta in prima persona. Spesso si fa confusione, si premia chi sta <<ideando>> lasciando da parte chi <<ha già vissuto l’esperienza>>, tra libri puramente teorici e un racconto della vita vissuta – per l’anima, avrà impatto la verità dei fatti – anche se raccontati senza <<stile e classe>>. Perché sappiamo tutti che gli eventi che ci travolgono la vita, non usano <<né stile né classe>>, ti spazzano e spiazzano, dimenticandoti di chiedere il permesso.

                Anche nelle aziende, serve sempre almeno una persona, il <<jolly>> in grado di spaccare il ghiaccio, di animare, a volte proprio rianimare la squadra. Sempre si punta su vincere, vincere, dimenticando che la vita reale è fatta da una infinità di piccoli passi che non servono solo alla scalata della montagna, ma anche al mantenimento della normalità quotidiana. Noi non ci stanchiamo mai di <<usare>> il pane quotidiano e l’acqua, come di respirare l’aria. Nel modo simile e <<banale>> non si può vivere, convivere in una collettività – anche di due tre persone. Basta un pettegolo, uno sguardo che discrimina, una gomitata al tuo passaggio, una risata sul come ti vesti e parte tutta una serie di discriminazioni tra gruppi, gruppetti e varie. Meccanismi che si creano con un nuovo arrivato sia nella scuola che nell’azienda … che sia pubblica, privata, ospedale … Inizia la mappatura delle zone dove avrà accesso, da dove potrà ossia non ricevere informazioni preziose per la buona convivenza in quel posto.

                Diversamente si crea una specie di <<sabotaggio>> collettivo, la sincera collaborazione, mancanza di informazioni decisamente utili … Tutto si può fare volendo per la buona convivenza, tutto si può fare per la diffida, lavorare per il bene, oppure per il male, sta a te decidere. Non illudiamoci che esista istituzione al mondo, dalla più insignificante alla più importante che non abbia questi pilastri come base. Anche le nazioni, hanno le stesse brecce la risanare: senza rispetto, fiducia, onestà RECIPROCA, nulla potrà mai funzionare e nemmeno sopravvivere. Tutto il resto è un contorno: senza la base non serve nemmeno.

Credo che il ruolo di consigliere personale, colui che abbia la diplomazia di far star bene tutti, usando l’onestà e creando zone di conforto anche tra chi non si sente di respirare la stessa aria, nella stessa stanza, sia una figura di grande futuro, poiché non c’è lavoro più duro che il lavoro con le persone. I cuore umano è più duro della pietra, farlo diventare carne è un arte, risvegliare una coscienza quasi mummificata è quasi un miracolo. Pensate quanto sia pericoloso lasciare il destino di un popolo nelle mani di una persona che ha un cuore di pietra, quanti oggigiorno decidono la sorte dei cittadini con un cuore di ghiaccio?

La categoria meno pagata è la categoria zero tutelata

Crediamo che sia l’ora che la meritocrazia sia finalmeste istaurata, anzi ci auguriamo che REGNI in eterno.

Per chi vuole conoscere l’elenco di tutti stati d’animo – non ho mai letto libro che superi <<Rinnegare se stesso per vivere in Cristo>> poiché descritte dall’Autore della Vita e Verità

Monsignor Girolamo Grillo
I Boss di Stato – Roberta Ruscica
Padre Matteo la Grua intervistato da Roberta Ruscica

Chi vince, in qualunque modo abbia vinto, non prova mai vergogna

Franco Scaglia – Parto da una considerazione che sembra banale, ma che ha una sua verità: il fatto che la gente voti non è sufficiente perché il sistema sia democratico. La democrazia è in crisi, credo, non perché funzioni male – parlamento, governo, magistratuta esistono – ma per motivi più profondi, come la caduta della religione, la quasi scomparsa dell’etica, l’egoismo divenuto ragion di stato. […] C’è da dire, e non scopro nulla di straordinario, che nazioni con più antiche e consolidate tradizioni partecipative, come la Francia e l’Inghilterra, sono più attrezzate ad affrontare la crisi rispetto a nazioni di democrazia recente com’è il Belpaese. Cito alcuni concetti di Gustavo Zagrebelscki, ex presidente della Corte costituzionale, sulla democrazia. Mi sembrano particolarmente adatti alla nostra conversazione.

Le leggi <<su misura>>

Per Zagrebelski <<il regime democratico è quello che sembra avere meno bisogno di un’educazione alla sua forma di governo. Gli altri regimi hanno sempre avuto dei maestri di politica: da Senofonte a Machiavelli. Tutte le classi dirigenti si sono sempre preoccupate di formare la futura classe dirigente. Per la democrazia sembra non sia necessario, quasi fosse un regime naturale le cui attitudini portino spontaneamente al buon governo. Non è così. La democrazia è un regime difficile, quasi contro natura, sembra che la più grande aspirazione dell’individuo, come nei Fratelli Karamazov di Dostoevskij, sia quello di essere lasciato in pace, disporre di beni sufficienti e far gestire la propria libertà da qualcuno che se ne faccia carico. Invece la democrazia ha bisogno, come tutti gli altri regimi, di una pedagogia, di un’etica conforme alla propria natura>>. In Italia l’educazione civica è merce rara, abbiamo abbandonato questo terreno alla spontaneità: non basta. E’ che le democrazie sono quotidianamente erose al loro interno. Una frase di Elias Canetti, da Massa e potere, dice che il potere si nasconde nel nocciolo più segreto. A che cosa allude? Al fatto che ogni forma di governo ufficiale, dietro alle sue regole formali, partiti, elezioni, attività legislativa, si nasconde un nucleo di potere e segreto con i suoi riti formalizzati, sconosciuto ai più: il potere oligarchico. Il nemico della democrazia è l’oligarchia. La creazioni di centri di potere invisibili che erodono i poteri formali. <<Pensiamo ai poteri finanziari>> prosegue il giurista <<al capitale finanziario globalizzato che spesso è difficile collocare nello spazio fisico: fatichiamo a sapere da chi e come viene gestito. La democrazia dovrebbe essere lo strumento degli esclusi da quel potere oligarchico, la sede delle istituzioni che fungono la bilanciamento, lo strumento per far diventare visibile quello che altrimenti sarebbe potere invisibile”. Cito anche un altro studioso, è francese, si chiama Emanuel Todd, Après la démocratie, che ha avuto

oltretutto un certo successo. Il suo dato di partenza è semplice:<<Il fatto che la gente voti non è sufficiente benché un sistema sia democratico>>. Semplicemente perché non crede <<alla capacità delle masse di esprimere da sole i loro interessi>>. Ci sono sempre state, nella storia, delle élites che si sono incaricate di risolvere i problemi del popolo. Oggi non succede più. Perché? Per come si è evoluto il sistema educativo. L’alfabetizzazione ha segnato un grande progresso per l’umanità, certo. <<Nelle società evolute>>, secondo Todd, <<tra gli ultrasessantenni solo poco più di 2% ha una laurea e poco più del 6% un diploma. Tra i venti –tentenni la percentuale di questi educati superiori arriva al 30%. Ma l’innalzamento del livello educativo ha prodotto, per paradosso, una regressione della cultura alta. E l’apparire sulla scena di una classe culturale mediamente educata e numerosa ha creato <<le condizioni oggettive per una frammentazione della società e provocato la diffusione di una sensibilità dell’ineguaglianza. Piaccia o no>>, avverte Todd, che è un laico, <<alla base del vuoto nella vita politica c’è il vuoto religioso. Il cattolicesimo ha influito sulle organizzazioni di partecipazione all’agorà e le ha definite anche in negativo se persino i partiti repubblicani erano strutturati come opposizione alla religione.>>

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