artisti consapevolezza lavoratori stranieri letteratura onestà intellettuale psicologia cristiana scrittore spiritualità Uomini di Dio

Oriana Fallaci, UNA DONNA GRAFFIATA dalla storia, dalla vita

E poi ho scoperto che era la prima volta che questa università (Columbia University di Chicago), una delle più importanti d’America, dava la laurea honoris causa a un cittadino straniero – e già, e questa FU una cittadina FIORENTINA – ITALIA

“E ho riletto la lettera  che veniva dal presidente dell’università e ho scoperto che non solo ero dottore: ero dottore due volte, in arte e in umane lettere. Cioè in arte e in letteratura. E questa laurea mi era stata concessa all’unanimità dalla Columbia University di Chicago: cioè in una votazione dove tutti, dai professori agli studenti, hanno votato per me. E poi ho scoperto che era la prima volta che questa università, una delle più importanti d’America, dava la laurea honoris causa a un cittadino straniero.”

Oriana Fallaci e Alekos Panagulis
Toscana News

Il puzzo della morte entrava dalla finestra, dalle strade deserte giungeva il suono ossessivo delle ambulanze, il televisore lasciato acceso per l’angoscia e lo smarrimento lampeggiava ripetendo le immagini che volevo dimenticare. E d’un tratto uscii di casa. Cercai un taxi, ma non lo trovai, a piedi mi diressi verso le Torri che non c’erano più, e … Dopo non sapevo che fare. In che modo rendermi utile, servire a qualcosa.

Vol. 1: La Rabbia e l’Orgoglio – Mondadori, Rizzoli 2021

Sulla laurea honoris causa

Cucinava lo stufato per il padre quando si era ricordata dalla lettera arrivata dalla Columbia University di Chicago, una settimana prima … Il vizio di non aprire le lettere

“Perché ho cominciato a ridere, a ridere, come non ridevo da un anno. Poi ho chiamato mio padre che era in giardino ad annaffiare le peonie e gli ho detto: ‘Sono dottore’. E anche lui si è messo a ridere perché ci sono due cose che io non ho mai voluto essere: una donna sposata e una donna con la laurea. Non credo nel matrimonio, ho detto, ma nemmeno nelle lauree. Ogni imbecille può prendere una laurea. Io ne conosco uno che l’ha presa in Italia, con centodieci e lode: grazie alle raccomandazioni. Eppure scrive con gli errori di ortografia perfino in italiano.

Poi, insieme a mio padre, ho smesso di ridere. E ho pensato che una cosa è avere una laurea perché sei uno sgobbone che passa gli esami a forza di riempirsi il cervello con le cognizioni o perché raccomandato. Una cosa è ricevere una laurea come compenso e riconoscimento di lavoro di una vita. Voglio dire: in tal caso non è l’esame che conta, è il lavoro intero di una vita. Tutti gli articoli, tutti i libri, tutte le conferenze, tutte le prese di posizione. E ho riletto la lettera  che veniva dal presidente dell’università e ho scoperto che non solo ero dottore: ero dottore due volte, in arte e in umane lettere. Cioè in arte e in letteratura. E questa laurea mi era stata concessa all’unanimità dalla Columbia University di Chicago: cioè in una votazione dove tutti, dai professori agli studenti, hanno votato per me. E poi ho scoperto che era la prima volta che questa università, una delle più importanti d’America, dava la laurea honoris causa a un cittadino straniero. Per decine e decine d’anni l’avevano data solo ad americani. Ed ero anche una delle pochissime donne (due o tre) che l’aveva ricevuta. E la sola che l’avesse ricevuta in gioventù. E questo mi ha fatto tanto piacere. Poi ho pensato che la mamma e Alekos non l’avrebbero saputo mai, e non avrebbero mai riso con me chiamandomi signor dottore. E ho pianto tutta la notte”. (La vita di Oriana narrata da Oriana stessa per i lettori dell’Europeo).

La laurea honoris causa

IL TEST DI INTELLIGENZA DI ORIANA FALLACI ALLA MEDICAL SCHOOL DI SAN ANTONIO, TEXAS

Alla Medical School di San Antonio Texas, dove ero andata a raccogliere materiale per il mio libro Se il Sole muore, chiesi d’esser sottoposta all’esame di intelligenza che facevano agli astronauti. Non un esame basato su un’erudizione scientifica o un’informazione tecnica, badate bene: un esame basato su cognizioni generali e su ragionamenti elementari. Sapete che cosa ne risultò? Che io avevo il cervello di una scimmia appena nata … I voti andavano da zero a 250, ricordo. Ebbi 35 dove il più mediocre degli astronauti otteneva 150 , 180, 200. E sapete che cosa precipitò la situazione? La risposta che detti quando mi mostrarono un foglio bianco di carta e mi posero la domanda: “Che cos’è?”.

Risposi che era un campo coperto di neve, probabilmente un campo di grano nell’Ohio o in Lombardia o in Ucraina, poi descrissi con passione le radici del grano che lottavano per spingere i primi germoglio oltre la cappa di neve mentre il contadino aspettava impaziente, malediceva l’inverno cattivo che gli avrebbe rovinato il raccolto, eccetera, eccetera. Ero arrivata al punto in cui il contadino maledice l’inverno cattivo quando la voce dell’esaminatore mi interruppe inorridita: “What in the bell are you saying? This is a sheet of paper!” (Che diavolo dice? Questo è un pezzo di carta!).

Lo sapevo anche io che era un pezzo di carta: non sono mica cieca. Ma il mio tipo di intelligenza non vedeva quel pezzo di carta come un pezzo di carta: lo vedeva come un campo di neve dove le radici del grano lottavano per spingere i germogli oltre la cappa di neve eccetera, eccetera,

Non sono un astronauta. Sono uno scrittore. E quando lo scrittore guarda un albero senza le foglie, diciamo d’inverno, egli non vede soltanto un albero senza le foglie. Vede le foglie che quell’albero avrà in primavera e i fiori che sbocceranno tra quelle foglie, e – se è fortunato – vede le radici che l’albero nasconde nel suolo. (Se il Sole muore, Oriana Fallaci).

Vietnam e così

Poi all’improvviso era notte, la guerra mi lacerò gli orecchi. Con un colpo di cannone. E poi un altro, ed un altro. Le mura tremarono sotto le scosse, i vetri tintinnarono fin quasi a spaccarsi, la lampada in mezzo alla stanza paurosamente oscillò. Corsi alla finestra, il cielo all’orizzonte era rosso, e riconobbi la guerra in cui avevo troppo presto imparato che non si rinasce più a primavera. E pensai che in quel momento, nel  resto del mondo, la polemica infuriava sui trapianti del cuore: la gente, nel resto del mondo, si chiedeva se fosse  lecito togliere il  cuore a un malato cui restano dieci minuti di respiro per darlo a un altro malato cui restano dieci mesi di vita, qui invece nessuno si chiedeva se fosse lecito togliere l’intera esistenza a un intero popolo di creature giovani, sane , col cuore a posto. E l’ira mi avvolse penetrandomi sotto la pelle, bucandomi fino al cervello, e promisi di scrivere su questa incoerenza, e da questa incoerenza crebbe un diario […]. Mi avevano detto che il luogo giusto per avere le notizie era France Press, l’uomo da conoscere era il suo direttore François Pelou …

Ed. Rizzoli, settembre 2021

Primo viaggio a Teheran

“ un cocktail

Fu l’ambasciatore a portarmela, strizzando un occhio: <<Congratulazioni>> disse sottovoce. <<Lei vedrà la regina. E soltanto lei. Le richieste degli altri non sono state accettate.>> <<Davvero, eccellenza?>> strillai e fui tanto felice da dimenticare di chiedergli il giorno dell’appuntamento. L’ambasciatore brindando, se ne dimenticò con me. Ero talmente ciarliera ed euforica, che Barbicinti mi guardò con sospetto. <<Sembra tu debba andare dalla regina>> disse di malumore. <<Infatti>> risposi io, <<vado proprio dalla regina.>> <<Già>> disse lui, sicuro che scherzassi, <<salutamela tanto>>.

L’indomani mi alzai piena di progetti e per festeggiare l’avvenimento invitai tutti quanti a venire in giro per Teheran. Andammo al Bazar, poi al museo, poi al mercato dei tappeti, poi al Mausoleo di Reza Scià, poi a mangiare da Suren che è il locale più elegante di Teheran, gestito da un ex ufficiale dello Zar, e quando fu quasi buio e non avevamo più alcun posto in cui andare, ci recammo all’ambasciata. Appena entrai scorgemmo un gruppo di persone eccitate. <<E’ inaudito>> diceva uno, <<è scandaloso.>> <<Anche lo Scià se n’è avuto a male>> diceva un altro, <<roba da provocare complicazioni internazionali.>> <<Non è mai successo>> ripeteva un altro ancora agitando le mani. <<Cos’è successo?>> chiesi a un usciere. <<Non lo sai?>> rispose lui. <<La regina ha concesso un colloquio ad una giornalista italiana e la giornalista non è andata all’appuntamento.>> Un brivido mi corse lungo la schiena. <<A che ora doveva andarci?>> balbettai. <<Alle undici>> disse l’usciere. Guardai l’orologio. Erano le sei. Per otto ore Soraya mi aveva aspettato ed io, ignara, me ne andavo in giro per Teheran a festeggiare un colloquio perduto …

Mi allontanai in punta di piedi per non farmi vedere. Rientrai in albergo con una gran voglia di piangere. Nessuno che io sappia, ha mai fatto aspettare una regina, neppure in questi tempi di democrazia. Avevo commesso la più grave delle scorrettezze, ed avevo perso una delle migliori occasioni della mia carriera giornalistica. Disperata, annichilita, telefonai a Joe, <<Joe>> dissi. <<E’ successa una cosa terribile. La regina mi aspettava e io non lo sapevo.>> <<Cosa?>> urlò Joe e buttò giù il ricevitore. Anche lui era rimasto indignato, dunque. E quando un giornalista americano si indigna vuol dire proprio che la si è combinata grossa. Non sapevo che fare, lentamente mi avviai verso l’uscita. Ero sulla porta quando mi trovai circondata da una ventina di giornalisti e di fotografi. In prima fila c’era Joe che mi spinse nella hall e mi obbligò a raccontare quel che era successo. Fu una conferenza stampa con tutte le regole. I reporter mi interrogarono per quasi un’ora. Il fatto era per loro eccezionale e divertente. L’indomani tutti i giornalisti riportavano la notizia e le mie fotografie: <<Ha fatto aspettare la regina>>, <<Ha un colloquio con la regina e va in giro per il bazar>>. Questo era ancora peggio e io fui doppiamente disperata. Per consolarmi, Joe decise di portarmi a visitare il Golestan e mi regalò una quantità incredibile di dolci, di pistacchi, di miniature d’avorio, mi comprò una stampa antichissima … Stavamo facendo questi discorsi quando un soldato ci fermò. Chiese il mio nome, volle vedere il mio passaporto. <<Mi scambia per qualcun’altra>> dissi a Joe. <<No>> rispose lui che parla il persiano come l’inglese, <<cercano proprio te>>. Il soldato aveva molta fretta, chiese a Joe di seguirlo. Salimmo su un taxi, col soldato che mi guardava fisso e cominciammo a correre attraverso la città.

<<Cosa vuole?>> chiesi a Joe, incominciando a preoccuparmi. <<Chi lo sa>> disse lui. <<Forse vogliono arrestarti perché hai fatto aspettare la regina.>> Guardai il soldato: continuava a fissarmi con aria gelida. Non c’era dubbio, voleva arrestarmi. Malinconicamente, meditai sul mio strano destino: essere venuta in Persia per finire in prigione. Pensai con rimorso a mia madre, a mio padre, alle mie sorelle, alla faccia che avrebbero fatto sapendo che ero stata rinchiusa in una prigione di Teheran per aver fatto aspettare la regina. <<Joe>> gridai disperata. <<Mi fucileranno?>> Joe scosse la testa. <<Non credo. Dopotutto sei una straniera.>> Appariva molto divertito …  Scendemmo. Era il Gran Ciambellano. <<Che Allah la protegga>> disse, tirando un gran respiro di sollievo. <<Grazie al cielo l’abbiamo trovata. Ho sguinzagliato tutti i miei segugi per individuarla fra tutte le straniere piccole e bionde della città. Corra a cambiarsi, si metta un abito nero: la regina l’aspetta. E’ così curiosa di conoscerla dopo quel che è successo che ha fissato un nuovo appuntamento.>>

Mi precipitai in albergo, misi il mio abito da cerimonia, mi recai con Joe a Palazzo Imperiale.” Dal <<Solo io posso scrivere la mia storia>> autobiografia di Oriana Fallaci.

SORAYA - ex imperatrice dell'Iran - Persia












Vol. 3: Solo io posso scrivere la mia vita Io non sono la Giovanna d’Arco o l’Achille che alcuni, addirittura, vedono in me. Sono soltanto una persona che HA IL CORAGGIO DI DIRE QUELLO CHE PENSA, DI FARE QUELLO CHE CREDE DI ESSERE FATTO, DI VIVERE COME VUOLE VIVERE: SENZA PAURA. O MEGLIO, TENTANDO DI NON CEDERE ALLA PAURA.

Vol. 8: Insciallah. Sulla copertina sta scritto: Quando sei in casa altrui devi accettare le regole di chi ti ospita, scoprire in quale misura ti vuole o non ti vuole, prevenire le ostilità, scendere a patti con esse.

VOL. 8 Insciallah (850 pg) Quello di cui parla nell’intervista, “arrabbiata” per l’incapacità dei traduttori, per una scrittrice del suo calibro, sarebbe come falsificare la firma di una carta d’identità, lasciare in eredità un qualcosa di non vero, che non è tradotto nella giusta maniera, non rende l’idea. Solo chi ha il problema di tradurre in lingua materna, dalla lingua materna qualcosa – si rende conto che QUALCOSA VA PERSO SEMPRE. Ci si rende condo che “tradurre” parole da una lingua materna in una non tua – perdi pezzi di cuore, l’importanza della parola giusta è fondamentale per uno scrittore.

Sono i 3 volumi dalla collana di 24 volumi di Oriana Fallaci www.mondadoriperte.it/orianafallaci

https://www.carmenwebdesign.it/lettera-aperta-per-oriana-fallaci-dio-e-la-fede-in-dio/

Adesso vediamo come la ROMANIA ONORA IL TALENTO DI ORIANA FALLACI

https://www.youtube.com/redirect?event=video_description&redir_token=QUFFLUhqbGJZUzBnQXR4bmxfbl9pOEwxaVYxSXlheTlNUXxBQ3Jtc0tuZjhSWFlXNDNFUHdPcC1sUnFQcTZjT04tTHpDdi0tOHRTMnpUQ2RxOHdub2MyVmFtZHhxWnlhWTdVU0U3dWJIeFNUQ0FNTFpsZUxhT0Q2T0R3dEd0TWl3eHFyMElQT2VmUXUxMjhJdnZZdGdITlJzOA&q=https%3A%2F%2Fwww.blackswanpublishing.ro%2F&v=VIpb-Ku1hO4

Scrisoarea pentru un copil niciodata nascut - Oriana Fallaci, Editura Lebada Neagra
Scrisoare unui copil nicicand nascut - Oriana Fallaci, Editura Scoala Ardeleana

DESCRIERE

Cele sapte pacate ale Hollywoodului, romanul de debut al Orianei Fallaci, publicat in Italia in 1958, prezinta istoria demitizata a celei mai mari iluzii a cinematografiei mondiale: Hollywoodul. Cum se fabrica un star in marile case de productie, cateva povesti de succes, dar si epuizarile nervoase din spatele acestora, reguli la moda printre vedete, de la care sunt nevoite sa nu se abata pentru a rezista in fantezia publicului si in showbiz, arogantele unora si tradarile altora, artificialitatea, stralucirea, fericirea vandute fanilor si fricile, deziluziile, depresiile suportate in realitate sunt doar cateva aspecte ale radiografiei pe care scriitoarea si jurnalista italiana le face spatiului mitic al filmului, cu o luciditate neimpresionata de lux, folosind fraze taioase, intr-o scriitura fara zorzoane, ironica si pasionanta. O lectura de dezvrajire, de-a dreptul cuceritoare, pe care e musai sa o faceti!
Nicoleta Dabija

Sexul inutil - Oriana Fallaci, Editura Lebada Neagra Romania

IL LIBRO DEL WEEK-END”

UNA CAMPAGNA ONLINE PER PROMUOVERE LA LETTERATURA ROMENA IN ITALIA

Mossa dall’intento di avvicinare gli scrittori romeni al pubblico italiano e dall’idea che a partire dal 2022, il 15 febbraio, si celebra la Giornata nazionale della lettura, l’Accademia di Romania di Roma, in partenariato con l’ AIR – Associazione Italiana di Romenistica e le case editrici: Besa Muci Editore (Nardò), Castelvecchi Editore, Criterion Editore, Elliot Edizioni, Edizioni Mediterranee, Il Cerchio Edizioni, Sandro Tetti Editore e Voland Edizioni (Roma), FVE Editori, Il Saggiatore, Mimesis Edizioni e Rediviva Edizioni, (Milano), Spider & Fish (Firenze), La Scuola di Pitagora (Napoli), Gilgamesh Edizioni (Mantova) e Neo Edizioni (Castel di Sangro – Aquila), presenta il progetto „IL LIBRO DEL WEEK-END”, una campagna online per promuovere gli scrittori romeni tradotti e pubblicati presso le case editrici italiane nel periodo 2019-2022. Media Partner: TVR Internațional, Radio România Cultural, Radio Romania Internazionale, Observator Cultural, Bookhub, Literomania, Agenția de Carte, la rivista online Orizonti Culturali Italo-Romeni, Roma Multietnica e Più Culture.

Il libro del Week-end, progetto online pensato appositamente per gli appassionati di lettura, inviterà il pubblico a scoprire brani dai volumi inclusi nel progetto, brevi biografie degli autori, recensioni pubblicate su giornali italiani, nonché video testimonianze di editori, critici e traduttori italiani sulla loro motivazione a pubblicare e promuove autori romeni sul mercato letterario italiano. Lungo tutto l’anno 2022, ogni giovedì, dalle ore 16:00, i canali media dell’Accademia di Romania in Roma: pagina Facebook: https://www.facebook.com/AccademiaDiRomania e Instagram: https://www.instagram.com/accadromania/, vedranno sfilare classici della letteratura romena assieme agli scrittori contemporanei, con volumi di fiction, saggistica letteraria e filosofica, poesia, drammaturgia, ma anche di storiografia, memorialistica o storia dell’arte. Una rosa impressionante di nomi quali: Mircea Cărtărescu, Aura Christi, Emil Cioran, Mircea Eliade, Mihai Eminescu, Claudiu M. Florian, Valeriu Nicolae, Constantin Noica, Marta Petreu, Ion Pop, Ioan-Aurel Pop ed Eugen Uricariu (2019); Paul Celan, Emil Cioran, Mihail Dobre, Sidonia Drăgușanu, Benjamin Fondane, Matila Ghika Costiescu, Nae Ionescu, Mircea Ivănescu, Ioana Pârvulescu, Liviu Rebreanu e Ion Vartic (2020); Ana Blandiana, Ion Luca Caragiale, Matei Călinescu, Mircea Cărtărescu, Emil Cioran, Ana Danca, Alina Diaconu, Nicolae Iorga, Mihaela Mamali Demetrescu, Liliana Nechita, Tatiana Niculescu, Cezar Petrescu, Lucia Ileana Pop, Doina Ruști, Ioan Slavici, Dumitru Țepeneag, Eugen Uricariu, Gilda Vălcan e Matei Vișniec (2021); Cătălin Pavel e Duiliu Zamfirescu (2022). Inoltre, video montaggi dedicati a questo progetto letterario per la promozione della letteratura romena in Italia saranno presentati anche sul canale YouTube dell’Accademia di Romania in Roma: https://www.youtube.com/channel/UCx3mbQAqUyDulSr7-mO3NKw. L’elenco dei volumi di scrittori romeni pubblicati in Italia, nel periodo 2019-2022, è consultabile sul sito: https://www.icr.ro/roma/cartea-din-week-end/it.

ACCADEMIA DI ROMANIA IN ROMA

Tel. +39.06.3201594; e-mail: accadromania@accadromania.it

UNO STREGA EST-EUROPEO
Mi è dispiaciuto molto per Ana Blandiana, il cui splendido romanzo, Applausi nel cassetto, si inserisce di diritto nella grande letteratura; è un’opera in cui dolorosa realtà e trasposizione metaforica, narrazione e saggismo, ricordi e fantasmi della memoria si integrano e si potenziano a vicenda.
Detto questo, la vittoria di Georgi Gospodinov nel Premio Strega Europeo 2021 col romanzo Cronorifugio è meritatissima. (Preciso che nutro molte riserve sui premi letterari, ma lo Strega Europeo viene deciso da una giuria di scrittori qualificatissima, e non c’è Casa Editrice che tenga…). Cronorifugio è infatti un’opera geniale, con un messaggio quasi escatologico: la memoria del passato funge da drammatico – ma anche tragicomico – strumento di salvezza (l’autore è un maestro nella tecnica di mostrare cambi di idee nel corso della narrazione), scrigno prezioso dell’io reale o immaginario che siamo stati, perché “il passato non è solo quello che ti è capitato. A volte è quello che ti sei solo inventato”.
Va detto che sia il romanzo di Blandiana, sia quello di Gospodinov non sono di facile lettura; meglio così. Alfonso Berardinelli sostiene da tempo che la democrazia del romanzo, la prassi che offre a tutti la possibilità o l’illusione di essere scrittori, rischia di uccidere il romanzo stesso. Quanto allo stile e alla sostanza, i due libri sono molto diversi fra di loro, ma tendono alla medesima conclusione, ovvero ad evitare, nella forsennata corsa tecnologica in cui siamo trascinati, di essere tentati dalla domanda: “Passato: chi era costui?” E giocando un po’ con un passato intramontabile, possiamo dire che Gospodinov assume il ruolo di un Tiresia nostalgico e malinconico che in virtù della memoria del tempo mira ad ammonirci sui mali del presente. Blandiana è una Mnemosine che, come una Cloto misericordiosa, tesse le trame dolorose dei giorni vissuti nella prigione della menzogna totalitaria, riscattandoli col filo indistruttibile della scrittura.
Dunque, vince lo scrittore bulgaro, e che cosa dichiara? Di ispirarsi a Borges, Brodskij, Andersen e… sua nonna! Sì, ai racconti della sua baba, perché “contro la crisi di senso che stiamo attraversando, non solo in Europa ma in generale come esseri umani”, uno dei possibili rimedi consiste “nel tornare a scaldare i cuori con le storie, le storie di tutti, non solo dei grandi scrittori (…) Difficilmente se qualcuno ha pianto per La piccola fiammiferaia sarà in grado di commettere un crimine. Una società che non racconta più storie è come se soffrisse di un grave Alzheimer sociale”.
Parole piene di speranza e di verità, la verità che promana dal suo romanzo, di cui lo stesso autore dice: “Mentre scrivevo credevo che Cronorifugio fosse un romanzo distopico, invece via via è diventato realistico”. E ancora, un’affermazione che rallegra tutti quelli che, come me, amano la Romania e più in generale la letteratura dell’est Europa: “Noi narratori dell’Europa orientale abbiamo sulle spalle uno zaino di storie che non sono state ancora raccontate”. Nessun dubbio, in proposito: ogni scrittore, in fondo, resta figlio del suo tempo e del suo Paese, di luoghi dove le storie del quotidiano esplodono in epifanie aurorali e magiche; e l’Europa dell’est, come hanno dimostrato in passato tutti gli scrittori di questa grande area geografica e culturale, è piena di luoghi e di storie ancestrali e misteriose, che spiegano o all’opposto si rivelano in contraddizione con ciò che si è oggi, e proprio per questo rivestono un interesse (oltre che una piacevolezza) eccezionale.
Con tanti saluti al postmoderno autentico o  scimmiottato, al distopico, all’Avant-pop, che ovviamente hanno piena cittadinanza nel mondo della letteratura, ma che prima o poi sono destinati a lasciare il passo allo spazio letterario nel quale torneremo sempre: quello di una forma esplicitamente realistica, del distopico-non distopico, perché tale non vuole essere (come nel romanzo di Gospodinov), della memoria del passato che lacera ma insegna, delle storie vissute sulla propria pelle, che da sempre dimostrano una potenza e una carica eversiva che nessuna narrazione visionaria, nessuna metafiction, nessun volenteroso Connettivismo potrà mai possedere.
Armando Santarelli
 

Potrebbe piacerti...