Plesso storico di San Michele, Torre de' Busi, Bergamo

FONDO AMBIENTE ITALIANO – FAI, luoghi del CUORE

FAI – Poste sulla mulattiera che sale al Plesso, ad accogliere i pellegrini vi sono due statue, un Cristo che indica una via o come in Dante sembra dire “lasciate ogni speranza voi ch’entrate” e un San Michele, che posta la spada alla cinta, alza le mani al cielo. Due pose non convenzionali per l’iconografia della Chiesa, cosa raccontano? Quale è il disegno misterioso? Mentre nella Chiesa lo staccarsi casuale di parte dei calcinacci dai muri, ne sta ora portando alla luce delle pitture misteriose, perché nascoste? I vizi capitali, incatenati, appena visibili in cui balza subito all’occhio l’avarizia che è l’unica che volge lo sguardo dietro a tutti. Che sia questa una valle di avari? Ebbene sì, in un certo senso, qui siamo avari verso il nostro territorio, che amiamo, rispettiamo e nel possibile, conserviamo.

PALERMO: lezione di pubblica amministrazione, civiltà e convivenza senza problemi tra etnie e nazionalità diverse – sec. XII

Su una superficie di pochi chilometri quadrati si poteva trovare un villaggio arabo, il castello di un nuovo signore normanno, un’avviata colonia commerciale di lombardi, oppure di amalfitani, e un’antica città abitata da schiette popolazioni sicule.
Nelle grandi città tutte queste stirpi si mescolavano insieme, e il grido del muezzin che dall’alto del minareto chiamava i fedeli islamici alla preghiera, si confondeva con il suono di campane d’un monastero cristiano. Oltre ai feudatari normanni, esistevano feudatari italici e arabi, e, se i baroni erano in maggioranza normanni o francesi, i burocrati e i capi militari avevano in prevalenza nomi latini, arabi, greci. Venivano rispettate le costumanze di ogni razza, non solo in materia religiosa ma anche in campo giuridico. C’erano notai per ogni stirpe, e nessun diritto aveva la prevalenza sugli altri.
Da questa situazione (che non si ripeterà più altrettanto felicemente nella storia) non derivò il caos ma un efficiente equilibrio. Il re era sovrano assoluto e riconosciuto, e a lui faceva capo tutta l’organizzazione statale.
Negli anni delle feroci guerre tra feudatari, la Sicilia visse una singolare pace interna; Palermo splendeva per bellezza e benessere come nessun’altra città dell’Europa continentale.
Il sovrano, al di sopra delle parti, assisteva alle funzioni cristiane indossando una ricca tunica, sulla quale era ricamata, in cifre arabe antiche, la data dell’Egira (inizio dell’era maomettana).

Tesori scomparsi di Massimo Centini

Tesori scomparsi, storia, archeologia, misteri

L’ “oro di Dongo”  non è una leggenda, ma è parte di una delle più drammatiche fasi della storia europea … Benito Mussolini …

Sappiamo che nel Municipio della città lariana vennero registrati: 1.045.860.000 lire, 196.000 franchi svizzeri, 2700 sterline di carta, 63.000 dollari, 4043 monete d’oro, circa 103 chili d’oro, pezzi di argenteria varia, gioielli e pellicce, due damigiane di fedi d’oro (dono degli italiani alla patria per sostenere la guerra coloniale del 1957). Tutto questo patrimonio, dopo la sosta al municipio di Dongo dove andò a finire?

Un tesoro russo per i Carbonari

La Russia degli zar e i Carbonari di Mazzini, il vascello postale “Mongibello”, dei Vapori Napoletani, spronò il “Polluce”  proprietario è Raffaele Rubattino, che nel giro di pochi minuti colò a picco… 4 tonnellate di ricchezze in fondo al Mar Tirreno

Darwin, Lucy e l’originalità della religione degli Ebrei

Nel 1871, quando uscì il saggio di Darwin sull’Origine dell’uomo, apparve sull’Hornet (calabrone) questa caricatura che, con umorismo quanto mai scontato, attribuiva all’autore il corpo di una scimmia. In realtà Darwin non aveva mai parlato di una discendenza dell’uomo dalla scimmia, ma aveva solo affermato che uomo e scimmia hanno antenati comuni: Il Calabrone, dunque, pungeva a sproposito. Del resto che cosa ci si poteva aspettare di meglio da un caricaturista, quando nel convegno annuale della Società Britanica del 1860, discutendosi delle tesi darwiniane sull’Origine delle specie, il dotto vescovo anglicano Samuel Wilberforce aveva rivolto a Thomas Huxley, sostenitore dell’evoluzionismo, questa elegante domanda: “E’ da parte di suo nonno oppure di sua nonna, Sir, che lei è imparentato con le scimmie?”. Ed Huxley, di rimando aveva risposto: “Se dovessi scegliere per mio antenato fra una scimmia e un uomo che, per quanto istruito, usi la sua ragione per ingannare un pubblico incolto, […] non esiterei un istante a preferire la scimmia”.
Nella concezione ebraica, Dio è garante della giustizia morale e dell’ordine del creato … per gli Ebrei Dio era nel cuore di ogni singolo fedele, e ognuno aveva pertanto il dovere di assumersi personalmente la sua responsabilità nel rapporto con gli altri uomini, dato che a lui solo, e non a una casta sacerdotale, spettava ascoltare la parola suggerita dal Signore.
Originalmente, quindi, il Dio era sentito dagli Ebrei in termini angustamente nazionali, senza quel soffio universalistico, quel largo respiro capace di abbracciare tutti gli esseri umani; soltanto in seguito, attraverso le sofferenze e le deportazioni, il popolo ebraico comincerà a pensare a un Dio di misericordia il quale, pur considerando quello di Israele come il popolo eletto, sarà anche il Padre di tutti quanti i popoli.
Questa religione non si riduceva all’esteriorità dei riti, dei canti dei sacrifici e delle cerimonie, ma era vissuta come fede profonda e intimo legame con Dio – riuscì quindi a lasciare un grande retaggio morale e spirituale che, arricchendosi di altri influssi culturali e filosofici, doveva in avvenire trapassare nella religione cristiana.