Plesso storico di San Michele, Torre de' Busi, Bergamo
archeologia artisti consapevolezza cultura

FONDO AMBIENTE ITALIANO – FAI, luoghi del CUORE

LA RINASCITA DEI CUORI

Tra 1001 cose, pensavo tra me e me, ma quei luoghi del cuore … a che altezza saranno arrivati?

Che altre novità, così guardando, votando, guardando, votando ho scoperto e vi faccio vedere, quello che a me ha colpito.

VOTATE, VOTATE, VOTATE, sarebbe a dire SALVATE, SALVATE, SALVATE un patrimonio inestimabile: ma come sempre, fate come vi parla il CUORE.

Non sia mai, il mio aver trovato qualcosa che mi sta al cuore, un aver “copiato” il lavoro di qualcuno, lungi da me – divulgare la cultura è un reato? Chi non ha più tempo da “perdere”, poiché non ci si arriva mai a far quadrare i tempi, ci vorrebbero più vite per fare tutto quello che il cuore desidera, se passate – da questa parte, vale la pena VOTARE, VISITARE e SALVARE, TUTELARE la BELLEZZA ereditata.

Partiamo con alcune immagini che mi hanno “stregata”

Borgo monumentale, ROCCA TUFACEA, BAGNOREGIO, VITERBO, ITALIA

Borgo monumentale, ROCCA TUFACEA, BAGNOREGIO, VITERBO, ITALIA
Old town of Bagnoregio




Borgo monumentale, ROCCA TUFACEA, BAGNOREGIO, VITERBO, ITALIA
View of the old town of Bagnoregio before sunrise
PANORAMA DEL CASTELLO ROCCA CALASCIO, CALASCIO, L'ACQUILA, ITALIA
PLESSO STORICO DI SAN MICHELE, TORRE DE' BUSI, BERGAMO, ITALIA

“Avvolto nel verde, circondato da torrenti che ne scavano le rupi, giace una tra le più antiche strutture religiose della Valle San Martino. Torre de’ Busi, qui presente da secoli, posto in posizione strategica, sottoposto a rimaneggiamenti e ampliamenti che ne hanno cambiato e stravolto l’aspetto è il Plesso Storico di San Michele, formato da Oratorio di Santo Stefano, Chiesa di San Michele, Cappellette della Via Crucis e casa canonica. Importante luogo di preghiera richiamava non solo gli abitanti del Comune, ma per la Santa Messa domenicale i fedeli, giungevano da tutto il Comprensorio di Caprino. Il Plesso, è stato nei secoli musa per molti artisti che ne hanno pinto gli interni, i Cavagna, Capella, e gli esterni…le famose cascate della Sonna a San Michele, meta dei pittori Gozzi, Canella e Rosa. Ai giorni nostri è stato scelto come set per il film “Caso Mai” e le sue rupi, i suoi antichi muri, sono tele per gli amanti “dello scatto”. Negli anni ottanta dopo il crollo del tetto dell’ Oratorio, il Plesso fa parlare di sé, antichi affreschi vengono scoperti durante i lavori, salvaguardati e recuperati, ora sono visibili agli occhi di chi sale l’irta salita o discende per quelle antiche mulattiere. Ma cosa ha ancora da raccontare questo luogo? Poste sulla mulattiera che sale al Plesso, ad accogliere i pellegrini vi sono due statue, un Cristo che indica una via o come in Dante sembra dire “lasciate ogni speranza voi ch’entrate” e un San Michele, che posta la spada alla cinta, alza le mani al cielo. Due pose non convenzionali per l’iconografia della Chiesa, cosa raccontano? Quale è il disegno misterioso? Mentre nella Chiesa lo staccarsi casuale di parte dei calcinacci dai muri, ne sta ora portando alla luce delle pitture misteriose, perché nascoste? I vizi capitali, incatenati, appena visibili in cui balza subito all’occhio l’avarizia che è l’unica che volge lo sguardo dietro a tutti. Che sia questa una valle di avari? Ebbene sì, in un certo senso, qui siamo avari verso il nostro territorio, che amiamo, rispettiamo e nel possibile, conserviamo. Questo luogo però ora rischia di scomparire, la rocca nei secoli è stata posta a deterioramento, il portichetto è franato a valle più volte e più volte ricostruito ma, ad oggi la frana che da alcuni anni ne sta consumando e scavando i muri sottostanti, ora mette in pericolo anche la struttura della Chiesa che potrebbe con il portichetto finire nel fossato sottostante, portando con sè la propria storia e i propri misteri, che andrebbero perduti per sempre”. dal sito FAI

Plesso Storico di San Michele, formato da Oratorio di Santo Stefano, Chiesa di San Michele, Cappellette della Via Crucis e casa canonica

Plesso Storico di San Michele, formato da Oratorio di Santo Stefano, Chiesa di San Michele, Cappellette della Via Crucis e casa canonica, Torre de’ Busi, Bergamo, ITALIA
Plesso Storico di San Michele, formato da Oratorio di Santo Stefano, Chiesa di San Michele, Cappellette della Via Crucis e casa canonica, Torre de’ Busi, Bergamo
Plesso Storico di San Michele, formato da Oratorio di Santo Stefano, Chiesa di San Michele, Cappellette della Via Crucis e casa canonica, Torre de’ Busi, Bergamo




Plesso Storico di San Michele, formato da Oratorio di Santo Stefano, Chiesa di San Michele, Cappellette della Via Crucis e casa canonica, Torre de’ Busi, Bergamo
Plesso Storico di San Michele, formato da Oratorio di Santo Stefano, Chiesa di San Michele, Cappellette della Via Crucis e casa canonica, Torre de’ Busi, Bergamo
Plesso Storico di San Michele, formato da Oratorio di Santo Stefano, Chiesa di San Michele, Cappellette della Via Crucis e casa canonica, Torre de’ Busi, Bergamo
Plesso Storico di San Michele, formato da Oratorio di Santo Stefano, Chiesa di San Michele, Cappellette della Via Crucis e casa canonica, Torre de’ Busi, Bergamo

Il pericolo in cui sopravvive il complesso monumentale

Plesso Storico di San Michele, formato da Oratorio di Santo Stefano, Chiesa di San Michele, Cappellette della Via Crucis e casa canonica, Torre de’ Busi, Bergamo




Plesso Storico di San Michele, formato da Oratorio di Santo Stefano, Chiesa di San Michele, Cappellette della Via Crucis e casa canonica, Torre de’ Busi, Bergamo
Plesso Storico di San Michele, formato da Oratorio di Santo Stefano, Chiesa di San Michele, Cappellette della Via Crucis e casa canonica, Torre de’ Busi, Bergamo




Plesso Storico di San Michele, formato da Oratorio di Santo Stefano, Chiesa di San Michele, Cappellette della Via Crucis e casa canonica, Torre de’ Busi, Bergamo




Plesso Storico di San Michele, formato da Oratorio di Santo Stefano, Chiesa di San Michele, Cappellette della Via Crucis e casa canonica, Torre de’ Busi, Bergamo




Plesso Storico di San Michele, formato da Oratorio di Santo Stefano, Chiesa di San Michele, Cappellette della Via Crucis e casa canonica, Torre de’ Busi, Bergamo
Plesso Storico di San Michele, formato da Oratorio di Santo Stefano, Chiesa di San Michele, Cappellette della Via Crucis e casa canonica, Torre de’ Busi, Bergamo
Plesso Storico di San Michele, formato da Oratorio di Santo Stefano, Chiesa di San Michele, Cappellette della Via Crucis e casa canonica, Torre de’ Busi, Bergamo

E’ simbolico San Michele con le mani in alto, come anche Gesù in atto di mediatore tra Cielo e Terra: <Padre, perdona loro!> ma a NOI, oggi sarà perdonata la NONCURANZA della favolosa eredità? Può rimanere in coda un simile tesoro?

Poi – per la mia ignoranza in materia, trovai … l’autostrada del 1700

La Via Vandelli

La Via Vandelli è l’ultima delle strade antiche e la prima delle strade moderne. Voluta dal duca Francesco III d’Este per collegare la sua capitale Modena con Massa e il mar Tirreno. Realizzata nel 1739 da Domenico Vandelli era la più avveniristica delle strade carrozzabili e paradigma della rivoluzione viaria settecentesca. Serviva per il commercio delle merci dalla Pianura Padana al porto di Marina di Avenza. Collega il Palazzo ducale di Modena e il Palazzo ducale di Sassuolo con il Palazzo ducale Cybo-Malaspina di Massa toccando anche il Palazzo ducale di Pavullo nel Frignano e la Rocca ariostesca di Castelnuovo di Garfagnana. Attraversa il territorio appenninico del Frignano nel Modenese e la Garfagnane, per poi risalire le Alpi Apuane. In queste aree si aprono vasti paesaggi sulla valle del Panaro, sul monte Cimone fino al mare. Percorrendola si possono osservare diverse ofioliti (Varana, Sasso Tignoso), fenomeni geologici come i vulcani di fango e un lago termale, e un’emergenza del tutto particolare di un ponte naturale in arenaria detto Ponte Ercole o Ponte del Diavolo. Ma la vera peculiarità del cammino è costituita dai tratti di pavè originali ancora presenti, di cui i più notevoli si trovano nella Selva Romanesca nel comune di Frassinoro (MO), nella discesa da San Pellegrino in Alpe (LU). L’infrastruttura sicuramente più imponente è rappresentata dai 6 chilometri di tornanti costruiti su muro a secco che scendono dal Passo della Tambura verso Resceto (MS). Lungo il percorso sono ancora perfettamente conservati alcuni edifici voluti dal Vandelli stesso con la funzione di osterie, stazioni di posta e rifugi per i viaggiatori. Nel suo insieme si tratta dell’unico cammino che ripercorre esattamente il tracciato di una vera strada risalente all’Illuminismo.

https://fondoambiente.it/luoghi/via-vandelli-la-madre-di-tutte-le-strade-moderne?ldc





TERMINI IMERESE - PALERMO, SICILIA -FAI

https://fondoambiente.it/luoghi/chiesa-maria-ss-annunziata-e-giardino?ldc

TERMINI IMERESE - PALERMO, SICILIA -FAI




La Trinità sotto forma di Pietà, sec XV autore ignoto – Museo Civico di Termini Imerese, Pa – Sicilia

La Chiesa Maria SS Annunziata di Termini Imerese, custodisce il primo presepe siciliano – un Cristo nero, regalato da un Re spagnolo, usato in processione nei casi di calamità naturali – siccità … Una volta si chiedeva e si riceveva l’aiuto da Dio, oggi? Basta guardare un po’ ovunque: è superstizione pregare Dio e non è superstizione usare il corno in tasca (porta fortuna?!).

TERMINI IMERESE - PALERMO, SICILIA -FAI
TERMINI IMERESE - PALERMO, SICILIA -FAI

https://www.carmenwebdesign.it/termini-imerese-beato-agostino-novello-don-giuseppe-tomaselli-giovanni-migliara-scultore-storia-arte-citazioni-archeologia/

Plesso Storico di San Michele, formato da Oratorio di Santo Stefano, Chiesa di San Michele, Cappellette della Via Crucis e casa canonica, Torre de’ Busi, Bergamo
Plesso Storico di San Michele, formato da Oratorio di Santo Stefano, Chiesa di San Michele, Cappellette della Via Crucis e casa canonica, Torre de’ Busi, Bergamo
Plesso Storico di San Michele, formato da Oratorio di Santo Stefano, Chiesa di San Michele, Cappellette della Via Crucis e casa canonica, Torre de’ Busi, Bergamo
Plesso Storico di San Michele, formato da Oratorio di Santo Stefano, Chiesa di San Michele, Cappellette della Via Crucis e casa canonica, Torre de’ Busi, Bergamo
Plesso Storico di San Michele, formato da Oratorio di Santo Stefano, Chiesa di San Michele, Cappellette della Via Crucis e casa canonica, Torre de’ Busi, Bergamo

Un Gesù, AMICO che vuole svegliare, indicare la strada verso la PACE, nel Suo Nome – è una GARA dei CUORI – ciascuno farà la Sua parte.

https://fondoambiente.it/news/l-arte-per-il-benessere-dei-malati-dalzheimer

Per i malati di Alzheimer e per i loro familiari, FAI ha un invito speciale, soprattutto per ROMA

L’Associazione Alzheimer Uniti Roma, la Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea e la Delegazione FAI di Roma, presentano un progetto di visite museali destinate alle persone con malattia di Alzheimer o altro tipo di demenza e ai loro familiari.

Gli studi condotti negli ultimi anni hanno messo in evidenza come l’arte nelle sue varie espressioni svolga un ruolo di riattivazione per le persone con demenza, perché le raggiunge attraverso i canali emozionali conservati a lungo nel corso della malattia. Su questo convincimento si basa la collaborazione tra l’Associazione Alzheimer Uniti Roma, la Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea  e la delegazione di Roma del FAI, per un progetto di visite museali destinate appunto alle persone con malattia di Alzheimer o altro tipo di demenza e ai loro familiari.

Il programma, già condotto con buona partecipazione e grande interesse, sarà ripetuto da ottobre 2022 a maggio 2023 con incontri ogni terzo mercoledì del mese dalle 10,30 alle 12.30 con prenotazione obbligatoria. L’appuntamento sarà presso la biglietteria della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea.

Il gruppo, costituito da un massimo di 10 persone (5 persone con disabilità + 5 accompagnatori) sarà accompagnato da volontari che presenteranno le opere prescelte per la visita.

ORARIO

Appuntamento ogni terzo mercoledì del mese da ottobre 2022 a maggio 2023

Dalle ore 10.30 alle ore 12.30.

MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE

Il contributo di partecipazione è di 3 euro valido per 2 persone (1 persona con disabilità + un accompagnatore)

Prenotazione obbligatoria a questo link faiprenotazioni.fondoambiente.it

CONTATTI

Per informazioni:
Delegazione FAI di Roma 
Tel. 06.6879376   oppure roma@delegazionefai.fondoambiente.it

Tenuta di caccia in epoca medicea, nella seconda metà dell’Ottocento il Castello fu completamente riprogettato in stile orientalista dal suo eclettico proprietario, il marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes. Edificio senza pari in Italia, Sammezzano è una rievocazione di capolavori architettonici di arte moresca, con 13 sale monumentali e un parco con numerose specie arboree. Trasformato in hotel di lusso, nel 1999 il complesso venne acquistato da una società che intendeva farne un resort. Il progetto si è arenato per problemi economici, portando al susseguirsi di quattro aste giudiziarie. Le condizioni del Castello, ormai privo di tutti i suoi arredi storici, sono progressivamente peggiorate. Due appassionati Comitati locali da tempo sono attivi a favore del Bene e lavorano per tenere alta l’attenzione nei suoi confronti. Nel dicembre 2019 il Castello di Sammezzano è stato inserito tra i finalisti dei “7 most endangered”, programma sul patrimonio europeo in pericolo promosso dall’Associazione Europa Nostra

https://fondoambiente.it/luoghi/castello-e-parco-di-sammezzano?ldc

Castello di Sammezzano, Reggello, Firenze
Castello di Sammezzano, Reggello, Firenze




DIO E' GRANDE - Fondo Ambiente Italiano Castello di Sammezzano, Reggello, Firenze




Castello di Sammezzano, Reggello, Firenze
Castello di Sammezzano, Reggello, Firenze




Castello di Sammezzano, Reggello, Firenze




Castello di Sammezzano, Reggello, Firenze
Castello di Sammezzano, Reggello, Firenze
Castello di Sammezzano, Reggello, Firenze
Castello di Sammezzano, Reggello, Firenze

INTERVENTO SOSPESO IN ATTESA DI SVILUPPI CHIARI SUL FUTURO DEL CASTELLO E LA SUA FRUIZIONE PUBBLICA
 

IL BENE
Tenuta di caccia in epoca medicea, nella seconda metà dell’Ottocento il Castello fu completamente riprogettato in stile orientalista dal suo eclettico proprietario, il marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes. Edificio senza pari in Italia, Sammezzano è una rievocazione di capolavori architettonici di arte moresca, con 13 sale monumentali e un parco con numerose specie arboree. Trasformato in hotel di lusso, nel 1999 il complesso venne acquistato da una società che intendeva farne un resort. Il progetto si è arenato per problemi economici, portando al susseguirsi di quattro aste giudiziarie. Le condizioni del Castello, ormai privo di tutti i suoi arredi storici, sono progressivamente peggiorate. Due appassionati Comitati locali da tempo sono attivi a favore del Bene e lavorano per tenere alta l’attenzione nei suoi confronti. Nel dicembre 2019 il Castello di Sammezzano è stato inserito tra i finalisti dei “7 most endangered”, programma sul patrimonio europeo in pericolo promosso dall’Associazione Europa Nostra.

PROGETTO SOSTENUTO
Nel 2017, in seguito all’annullamento dell’asta che aveva visto l’assegnazione del Castello di Sammezzano a una società araba e al fallimento della Sammezzano Castle srl, società immobiliare dal 1999 proprietaria del Bene, il castello era stato affidato a un custode giudiziario. A fine 2019 la Sammezzano Castle Srl è uscita dal fallimento, così il gioiello di Reggello è tornato a pieno titolo nelle sue mani. Nei mesi scorsi sono stati avviati, in accordo con la Soprintendenza, alcuni lavori nel parco, ma non sono note le prospettive sul futuro del castello. La particolare situazione di questi anni ha portato il FAI – che in nessun caso eroga contributi a favore di enti privati profit – a sospendere qualsiasi decisione in merito all’intervento e a congelare il contributo economico di 50.000 euro destinato al bene in quanto vincitore del censimento 2016 e quello di 45.000 euro per il posizionamento ottenuto al censimento 2020, in attesa di sviluppi chiari circa le intenzioni della proprietà, i suoi progetti e la possibilità di mantenere una fruizione pubblica stabile almeno dei saloni monumentali dell’edificio.

LE PERSONE CHE HANNO RACCOLTO I VOTI
Il Comitato Save Sammezzano, dal 2016, è stato il motore di una grandiosa mobilitazione sia on line che off line: accanto a una campagna di raccolta voti lanciata sui canali social, che ha visto anche la realizzazione di un video per spingere al voto, il Comitato ha innescato una sinergia sul territorio basata sul passaparola, sul coinvolgimento attivo dei cittadini e sull’organizzazione di banchetti di raccolta firme.
Nel 2020 gli si è affiancato il Comitato FPXA, con una collaborazione che ha portato alla conquista del secondo posto nazionale e che ha tra l’altro visto un endorsement da parte della Città Metropolitana di Firenze e della stessa Regione Toscana nello spingere la raccolta voti. (testo dal sito FAI)

Castello di Sammezzano, Reggello, Firenze
Castello di Sammezzano, Reggello, Firenze












Priorato di Sant'Andrea, Piazza Armerina, Enna




Priorato di Sant'Andrea, Piazza Armerina, Enna
Priorato di Sant'Andrea, Piazza Armerina, Enna




Priorato di Sant'Andrea, Piazza Armerina, Enna




Il complesso, denominato Gran Priorato di Sant’Andrea, sorge appena all’esterno dell’agglomerato urbano di Piazza Armerina e si presenta come un insieme articolato di volumi chiusi e compatti. I pochi resti dell’antico cenobio dei canonici sono inglobati in un edificio annesso, ma non attaccato come in origine, alla chiesa. Questa è invece rimasta integra ed è tuttora leggibile nella sua morfologia originaria: una ecclesia munita, a navata unica con transetto sporgente e abside centrale affiancata da due laterali. La facciata si apre sulla valle con una scalinata sull’irta scarpata; l’ingresso alla chiesa avviene infatti dagli accesi laterali sulla spianata meridionale. La robusta massa muraria è dominata dal campanile quadrato, che ne esalta l’aspetto compatto interrotto solo dalle essenziali aperture. La scala che sale al campanile consente l’accesso al claristorio, in parte ancora esistente. L’interno della chiesa conserva un notevole apparato di affreschi, che vanno dal sec. XII fino agli inizia del sec. XVI; questo insieme costituisce un documento importante per l’evoluzione della pittura medievale in Sicilia, e dei suoi rapporti con la produzione artistica italiana ed europea. La struttura architettonica della chiesa, come la decorazione scultorea e gli affreschi nonché il corredo delle suppellettili, testimoniano la ricchezza del sito e l’intensità dei rapporti economici, politici e culturali intrattenuti per secoli da coloro cui fu affidato il complesso del Gran Priorato di Sant’Andrea. Dal 30 novembre la chiesa 1148 la chiesa, edificata nell’ultimo decennio del sec. XI, e le relative pertinenze furono affidate da Simone Aleramico, congiunto del re Ruggero II e capo supremo dell’esercito normanno, all’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Nel medioevo la città di Piazza Armerina era un importante incrocio dei principali assi viari che attraversavano la Sicilia e pertanto, all’epoca delle crociate, fu sede di diversi ordini militari e cavallereschi. Proprio a Sant’Andrea i pellegrini e i crociati, non solo di Sicilia, si davano convegno per imbarcarsi verso la Terra Santa da Gela ovvero da altri porti siciliani. Ancor oggi la chiesa Sant’Andrea è sede della Delegazione di Piazza Armerina dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme ed è un luogo frequentato da turisti e pellegrini; il complesso presenta infatti notevole potenzialità di sviluppo, soprattutto dopo la recente conclusione dei lavori di restauro dell’edificio. Oltre la vocazione a sede privilegiata di eventi culturali, nella chiesa si svolgono importanti celebrazioni religiose, soprattutto legate alla attiva presenza dei cavalieri del Santo Sepolcro. Tra gli eventi ricorrenti si segnala quello che si svolge ogni anno nella mattina del Venerdì Santo: dal centro della città si snoda un partecipato pellegrinaggio, che ha simbolicamente valore come visitare i luoghi della Passione di Cristo a Gerusalemme; a questo rito, caratterizzato dal “canto dei sette salmi”, partecipa il vescovo della diocesi di Piazza Armerina insieme ai cavalieri del Santo Sepolcro, il clero, le confraternite e moltissimi fedeli (e non) provenienti non soltanto dalla città ma anche dal territorio limitrofo e da altri centri della Sicilia. Se la città di Piazza Armerina è nota in tutto il mondo per i mosaici della Villa Romana del Casale, grazie alle potenzialità del complesso del Gran Priorato di Sant’Andrea e dei suoi affreschi medievali, si potrà coniare lo slogan: PIAZZA ARMERINA, NON SOLO MOSAICI!  

https://fondoambiente.it/luoghi/priorato-di-sant-andrea?ldc





Priorato di Sant'Andrea, Piazza Armerina, Enna




Chiesa dell'Immacolata Concezione, Pisticci, Matera




Chiesa dell'Immacolata Concezione, Pisticci, Matera




Chiesa dell'Immacolata Concezione, Pisticci, Matera





https://fondoambiente.it/news/la-valorizzazione-del-sentiero-della-predica-degli-uccelli-di-san-francesco

Viaggiate nel mondo dell’arte e della CULTURA ITALIANA









Il Castagno dei Cento Cavalli è un albero di castagno plurimillenario, ubicato nel Parco dell’Etna in territorio del comune di Sant’Alfio (CT) nel cui stemma civico è raffigurato. Il castagno, considerato come il più famoso e grande d’Italia[1] e oggetto di uno dei più antichi atti di tutela naturalistica – se non il primo del genere – in Sicilia, è stato studiato da diversi botanici e visitato da molti personaggi illustri in epoche passate. La sua storia si fonde con la leggenda di una misteriosa regina e di cento cavalieri con i loro destrieri, che, si narra, vi trovarono riparo da un temporale[2]. Nel 1982 il Corpo forestale dello Stato lo ha inserito nel patrimonio italiano dei monumenti verdi, forte di 22.000 alberi di notevole interesse, ed evidenziato tra i soli 150 di eccezionale valore storico o monumentale.













In questa valle già chiamata del Deserto nel 1500, si trovano solo boschi di castagno, unica risorsa di questo luogo fino al 1950 circa. In questi boschi erano presenti degli essiccatoi, delle piccole case in muratura con all’interno una grata sul quale venivano appoggiate le castagne che si facevano seccare. Proprio su uno di questi essiccatoi, di cui è testimonianza della reale esistenza una parte del muro interno, presente dietro l’altar maggiore, era stata dipinta, da uno sconosciuto, molto rozzamente, la Madonna con il Bambino seduta su di un trono. Questa sacra immagine, con il passare degli anni, è stata ritoccata varie volte, modificandone anche l’aspetto. Nel 1964, grazie al professor Gabriele Cena, è stata riportata alla luce la prima immagine. Nel 1725, la tradizione popolare vuole che la Madonna del Deserto abbia compiuto, tra gli altri, un importante miracolo. Per uno dei sentieri che collega la Liguria con il basso Piemonte, camminava una donna con suo figlio cieco dalla nascita. Quella madre giungeva da Finale Ligure (SV) e doveva raggiungere la città di Ceva (CN), dove aveva saputo che c’era un dottore che curava i ciechi. Alla sera, giunta presso la Madonna del Garbazzo o delle tre fonti, chiamata anche così perché questo luogo è ricco di acqua, e avendo trovato quell’essiccatoio dove poter dormire, si era messa a pregare davanti alla sacra effigie, forse chiedendo aiuto per il lungo cammino che doveva ancora compiere e forse per ottenere la grazia della guarigione. La mattina seguente la donna pregò ancora la Madonna del Deserto e, ripartendo, il figlio, che mai vide, le disse: «Mamma come sei bella!». Ecco il grande miracolo. La donna corse verso la frazione che rimane ai piedi della valle, annunciando il fatto. Si cominciò allora, da ogni luogo, a raggiungere la Madonna del Deserto che ha compiuto e compie ancora ora miracoli e grazie. Già nel 1726 si parlava di 5 – 6 mila persone nei giorni festivi. Nel settembre 1726 venne dato dal Vescovo di Alba, diocesi che comprendeva la Valle del Deserto, il permesso per la costruzione della prima chiesa cui è stato dato il titolo di SS. nome di Maria. Nell’inverno tra il 1726 e il 1727, la chiesetta venne costruita e finita dai fedeli delle zone vicine che lavorarono instancabilmente. Il 22 maggio 1727, lunedì dopo Pentecoste, la chiesa venne benedetta e si celebrò la Prima Messa alla quale partecipò una folla di 5.000 persone. Nel 1796 la Rivoluzione francese danneggiò la chiesetta distruggendo ogni documento storico e incendiando quadri e altri oggetti di pietà e di valore, questo per due volte. Fortunatamente la chiesa si salvò e venne restaurata nelle parti rovinate. Nel 1809 Papa Pio VII, che pernottò anche a Millesimo, concesse l’indulgenza plenaria a quanti confessati e comunicati avessero pregato secondo le sue intenzioni. Per la mancanza di spazio, dovuta alla molteplice folla che giungeva al Santuario, nel 1867 si pensò di costruire un Tempio più grande. Il Santuario attuale, a forma di croce greca, con una navata centrale dove sono disposti otto piloni ad esagono, ai lati due cappelle e con una cupola rotonda alta, da terra, 53 metri, è stato terminato, ma non finito secondo il disegno del geometra Bertero di Carmagnola, nel 1878 grazie al lavoro di tutti i fedeli che giungevano qui al Deserto. Nel 1893 ci fu la prima incoronazione della Madonna e del Bambino, concessa dal Papa sotto la domanda di Monsignor Placido Pozzi, al tempo Vescovo di Mondovì. Per abbellire al meglio il nuovo Santuario, dal 1946 al 1952 il Canonico don Ruffino, all’ora rettore, fece dipingere l’abside dal Maestro Adalberto Migliorati, seguito, dopo la sua morte (1952), da due suoi allievi, i maestri Bruschetti e Belletti, che terminarono la cupola e il cupolino.

















https://fondoambiente.it/il-fai/grandi-campagne/i-luoghi-del-cuore/classifica/

Potrebbe piacerti...