Cristoforo Colombo deriso
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Cristoforo Colombo diventa don Cristobal Colon, Ammiraglio del Mare Oceano

Il 30 marzo 1492, nella Spagna di Ferdinando e Isabella, firmato un decreto d’espulsione: tutti gli ebrei non battezzati dovevano lasciare la Spagna entro 31 luglio

Ai tempi di Cristoforo Colombo e delle sue scoperte …

Studiando la vita non facile di Cristoforo Colombo, vedovo, padre di un bimbo … ho letto oltre la mente diabolica di chi ha ideato l’Inquisizione, anche il decreto contro gli ebrei. Il male ha radici antiche …

Scheda  n. 20

Il decreto contro gli ebrei

Leggiamo nella scheda accanto, cioè La riconquista di Granada, n. 19 che:  “La capitale ospitava una università dove insegnavano, senza discriminazione di razza o di religione, dotti arabi, cristiani ed ebrei”.

Ma quello che leggiamo alla scheda 17, Nella Spagna del ‘400 : “Prima che l’arrivo dell’oro dal Messico e dal Perù sconvolgesse tutta la sua economia, la Spagna cristiana viveva soprattutto di pastorizia, agricoltura e traffici marittimi. Nel 1450, gli spagnoli erano circa dieci milioni. I cristiani costituivano il 90 per cento della popolazione: gli altri erano musulmani o ebrei. I cattolici si ritenevano gli unici veri spagnoli, e in nome di questa convinzione perseguitarono e cercarono di espellere dalla “loro” patria gli altri due gruppi etnici. Gli iberici, benché andassero fieri della purezza del loro sangue, in realtà discendevano da un miscuglio di popoli diversi: celti, fenici, cartaginesi, romani, visigoti, vandali, arabi, berberi ed ebrei. Da questi apporti tanto diversi era nata la nazione che nel XV e XVI secolo doveva partire alla conquista dell’Europa e del Nuovo Mondo”.

Scheda 18 spiega la “nascita” della più nefasta delle molte istituzioni, statali e religiose insieme, che dovevano caratterizzare la storia della penisola iberica nell’evo moderno: La suprema Inquisizione.

Scheda 20. Il decreto contro gli ebrei

Sostituiscono Mosé con 25 navi

L’unità della nazione spagnola, religiosa oltre che politica, nacque da tre persecuzioni: contro gli ebrei, i musulmani e gli eretici.

Sotto il regno di Ferdinando e di Isabella, vivevano in Spagna circa 135 mila ebrei, ancora fedeli alla propria religione. Il grande inquisitore Torquemada chiese ai sovrani di costringerli a scegliere tra la conversione e l’esilio. Ferdinando esitava, perché conosceva bene l’importanza degli ebrei per l’economia del paese. Ma quando con la caduta di Granada (1492), il Regno di Castiglia assorbì le attività industriali e commerciali dei mori, sembrò che degli ebrei non ci fosse più tanto bisogno.

Il 30 marzo 1492, Ferdinando e Isabella firmarono il decreto d’espulsione: tutti gli ebrei non battezzati dovevano lasciare Spagna entro il 31 luglio. Era loro concesso di espatriare con beni, ma non con denaro liquido, argento e oro.

Abraham il Vecchio ed Isaac Abrabanel, i capi della comunità ebraica spagnola, offrirono una grossissima somma alla Corona, in cambio dell’edito, ma senza successo. Gli israeliti cominciarono a svendere tutte le loro proprietà. I compensi che ottenevano erano assolutamente irrisori: un asino per una casa; un pezzo di stoffa per un podere. Alcuni bruciarono le loro abitazioni, altri le regalarono alle autorità municipali, piuttosto che cederle per quattro soldi ai profittatori. I cristiani occuparono le sinagoghe e le trasformarono in chiese; i cimiteri ebraici divennero terre da pascolo.

Trentacinquemila ebrei preferirono convertirsi al cristianesimo, per non dover abbandonare la Spagna in  quelle condizioni, ma gli altri centomila scelsero la via della fede e dell’esilio. Migliaia di emigranti si raccolsero a Cadice con la speranza che, come ai tempi di Mosé, le acque si dividessero e consentissero loro di marciare sul fondo del mare fino all’Africa. L’illusione biblica durò poco: furono costretti a noleggiare venticinque navi, dove si stiparono con tutti i loro averi. Una terribile tempesta disperse quasi subito il convoglio. Sedici navi vennero rigettate sulle coste spagnole, dove per disperazione molti ebrei accettarono il battesimo pur di non riprendere il mare. Cinquanta profughi, naufragati presso Tangeri, furono venduti come schiavi dopo due anni di prigionia. Navi cariche di esuli fecero vela da tutti i porti della Spagna verso gli altri paesi d’Europa: ma solo in Italia le vittime del decreto del 1492 furono trattate con una certa umanità. La maggior parte degli ebrei spagnoli trovò tuttavia scampo nel Portogallo dove poté godere di una relativa libertà, grazie anche all’intervento del papa Alessandro VI, che convinse re Manuel a non dare ascolto ai consigli che gli venivano dai Re Cattolici, ossessionati dal fanatismo religioso.

Cristoforo Colombo deriso
i quattro viaggi di Cristoforo Colombo
Cristoforo Colombo

Il testamento di Cristoforo Colombo è altrettanto un documento pieno di umanità e pietà cristiana

Aggiunge fra le clausole un ricordo per i lontani parenti di Genova: <<Di tutta la rendita che don Diego verrà ad avere da detta eredità, faccia egli dieci parti ogni anno, e una delle dieci parti divida tra i nostri parenti, quelli che sembreranno averne bisogno>>. Rivestito del saio francescano, ebbe funerali modesti. Agli occhi degli spagnoli l’Ammiraglio del Mare Oceano era ridiventato lo straniero, il plebeo, il visionario ch’era stato, e la minuziosa cronaca dei fatti locali non fa alcun cenno delle sue esequie. Non era avvenimento degno di nota (pag. 75).

Io direi, tutto il mondo è paese, sono i particolari che fanno la differenza. Leggere la storia di Cristoforo Colombo, non fu meno del classico emigrante che affronta pregiudizi e tutta la serie …

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