Ho bisogno delle mani libere per poter operare. Non legarmi con le tue preoccupazioni inutili. Satana vuole questo, angustiarti, agitarti e toglierti la pace. Confida in Me, riposa in Me. Affidati a Me. Io faccio i miracoli in proporzione a come ti affidi e hai fiducia in Me. Così non devi preoccuparti. Poni in Me tutte le tue angosce e dormi tranquillo/ tranquilla.
Fratelli tutti, il buon samaritano, il nostro prossimo
Caro Padre dei cristiani, noi abbiamo scoperto che l’Italia ha una legge che proibisce di aggredire gli altri popoli. Sappiamo che Voi amate la pace e Vi preghiamo di dire ai cristiani e a tutti quelli che comandano gli altri popoli di mettere l’articolo 11 nella loro legge se non ce l’hanno, e di rispettarlo. Se nessuno attaccherà, la guerra morirà. Vedremo la guerra morta e la pace viva.
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FONDO AMBIENTE ITALIANO – FAI, luoghi del CUORE
FAI – Poste sulla mulattiera che sale al Plesso, ad accogliere i pellegrini vi sono due statue, un Cristo che indica una via o come in Dante sembra dire “lasciate ogni speranza voi ch’entrate” e un San Michele, che posta la spada alla cinta, alza le mani al cielo. Due pose non convenzionali per l’iconografia della Chiesa, cosa raccontano? Quale è il disegno misterioso? Mentre nella Chiesa lo staccarsi casuale di parte dei calcinacci dai muri, ne sta ora portando alla luce delle pitture misteriose, perché nascoste? I vizi capitali, incatenati, appena visibili in cui balza subito all’occhio l’avarizia che è l’unica che volge lo sguardo dietro a tutti. Che sia questa una valle di avari? Ebbene sì, in un certo senso, qui siamo avari verso il nostro territorio, che amiamo, rispettiamo e nel possibile, conserviamo.
Lo splendore dei posti, della vita, delle persone
Testimonianze di vita <<L’uomo santifica il posto>>
L’ora della nostra prova come samaritani tra nazioni
Davanti a noi, in terra rumena, la brava gente ci ha accolto con latte, pane, frutta – l’amore sui loro volti pacifici. E tutto intorno, l’occhio scorge una terra fertile e matura, il volto di un Paese ricco e felice che, nei confronti di chi ha perso la propria patria, non ha ancora dimenticato quel dovere cristiano e il più alto di tutti: la carità. Più degli orrori di questa guerra, vivrà il ricordo di quell’atteggiamento cavalleresco che il popolo rumeno ha mostrato verso il popolo polacco nel momento del suo crollo
PALERMO: lezione di pubblica amministrazione, civiltà e convivenza senza problemi tra etnie e nazionalità diverse – sec. XII
Su una superficie di pochi chilometri quadrati si poteva trovare un villaggio arabo, il castello di un nuovo signore normanno, un’avviata colonia commerciale di lombardi, oppure di amalfitani, e un’antica città abitata da schiette popolazioni sicule.
Nelle grandi città tutte queste stirpi si mescolavano insieme, e il grido del muezzin che dall’alto del minareto chiamava i fedeli islamici alla preghiera, si confondeva con il suono di campane d’un monastero cristiano. Oltre ai feudatari normanni, esistevano feudatari italici e arabi, e, se i baroni erano in maggioranza normanni o francesi, i burocrati e i capi militari avevano in prevalenza nomi latini, arabi, greci. Venivano rispettate le costumanze di ogni razza, non solo in materia religiosa ma anche in campo giuridico. C’erano notai per ogni stirpe, e nessun diritto aveva la prevalenza sugli altri.
Da questa situazione (che non si ripeterà più altrettanto felicemente nella storia) non derivò il caos ma un efficiente equilibrio. Il re era sovrano assoluto e riconosciuto, e a lui faceva capo tutta l’organizzazione statale.
Negli anni delle feroci guerre tra feudatari, la Sicilia visse una singolare pace interna; Palermo splendeva per bellezza e benessere come nessun’altra città dell’Europa continentale.
Il sovrano, al di sopra delle parti, assisteva alle funzioni cristiane indossando una ricca tunica, sulla quale era ricamata, in cifre arabe antiche, la data dell’Egira (inizio dell’era maomettana).