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L’ora della nostra prova come samaritani tra nazioni

Se è vero che ogni cristiano deve accogliere la sua croce, è vero anche che deve schiodare tutti coloro che vi sono appesi. Don Tonino Bello

Immagino Gesù, guardando a tutti noi, dopo averci messo alla prova …

Avevo deciso di scendere, di provare l’amore dei miei amici nel mondo

Al momento dovuto sarei partito in un qualsiasi viaggio – nel mare – il cimitero senza traccia

Iniziai con Europa

Correva l’anno del secolo scorso …

Nel carcere di … S …

Dottore,

Tra i fedeli,

Nella giustizia,

Orfano,

Sono entrato nei loro laboratori, ho visto cose …

Sono entrato nei cantieri, quanti imbrogli ho scoperto, non importa se la qualità del loro lavoro per i materiali di scarsa qualità, per lavori mal fatti, metterà in pericolo i loro proprietari. In verità, non importa più la qualità, la garanzia è scontata, come scontato è che il lamento di chi ha già firmato non potrà mai dimostrare che non è colpa sua se tutto è crollato, le crepe già dal primo anno, la muffa e l’acqua dalla soffitta … Bisogna spendere per dimostrare, non per riparare – ma dimostrare. Così vivono Miei figli, tra chi tesse tranelli di ogni genere e chi ci casca in pieno, tra chi costruisce abile reti e chi deve dimostrare perché è cascato, questa è una colpa: ovunque c’è una rete, è la normalità la rete: perché sei cascato è la tua colpa, non di chi l’ha costruita e ci vive con questo sistema. Ponti, case, scuole, ospedali … in pericolo, per colpa di chi usa materiali non a norma.

Si fa presto a dire casa, a norma, il pericolo …

Ho incontrato anche la gente onesta in questo campo, l’edilizia è troppo importante per un paese, avevo detto non costruite sulla sabbia, ma non pensavo che la costruzione sulla sabbia è tutelata. Vendete case malate, costruite sulla sabbia a <<basso prezzo>>, come un <<buon affare>>, come se la merce putrida non sia da buttare ma da rivendere con buccia sana, incartata in nuove confezioni e anche con tempo di scadenza, quanto odio questi costruttori di disgrazie altrui.

Quanta abilità nel scrivere atti con trappole per la gente che si fida dell’onestà. Oggi è diventata colpa fidarsi della parola altrui, due volte colpevoli i mendaci che si spacciano per i Miei fedeli. Un mio cristiano che inganna, avvalendosi del fatto di essere cristiano, dunque <<garantire l’onestà>> nella sua parola, usandola, perché sì – una volta – i Miei seguaci, avevano Me come garante della loro onestà. Per i pochi ancora in vita, che rispettano Me e la Mia parola, i Miei comandamenti, la loro parola vale, ma ci cascano in pieno, illudendosi che siano come loro, le iene rivestite da pecore.

Userò misericordia, farò riconoscere le loro trappole ai Miei fedeli, perché odio l’inganno in tutte le sue forme. Non permetterò che i Miei fedeli siano ancora e ancora trascinati nel degrado, nella disperazione e poi abbandonati al proprio destino da chi gli ha sfruttati, spremuti del denaro, esauriti nelle forze dell’anima e del corpo. Io sorveglio il loro lavoro, nulla mi sfugge.

Ho trovato grande ospitalità nel cuore di un anziano sacerdote, una grave malata, un bambino, una donna straniera che fa le veci di Veronica nel Mio nome.

Il Mio servo, Don Tonino Bello, il grande vescovo, aveva detto una cosa verissima: <<Se è vero che ogni cristiano deve accogliere la sua croce, è vero anche che deve schiodare tutti coloro che vi sono appesi>>

I “grandi” mi cacciavano perché disturbavo la loro coscienza, non hanno retto alla lotta per la poltrona e così hanno perso Me per guadagnarla. Hanno cacciato Me anche per guadagnare l’eterna giovinezza, sono diventati l’ombra di se stessi, maschere infinite su volti stirati continuamente. Nemmeno un sorriso semplice può arrivare sul loro volto, quanti soldi buttati, mai nulla per i Miei poveri, tutto spesso nell’arte del sembrare. Io SONO e sarò per loro sempre, i poveri contano per Me. Sono Io che elemosino, giustizia, pietà, aiuti, umanità, attraverso loro. Quanti leggi studiate su misura per non aiutarMi. Quanti questionari sulla Mia generalità, Mio modo di vivere, pensare, guadagnare.

Potrei trasformare il Mondo in un attimo, ma ho un affare in corso, un affare che sta per concludersi. Iniziato da generazioni, sta per scadere, perché quello che sembrava eterno per voi, è un attimo per Me.

Sarà accorciato e finito in tronco se userete violenza suoi Miei figli, non permetto altra violenza. Se odiate voi è perché l’odio è il frutto del Mio vecchio nemico, odia e uccide voi, attraverso coloro che gli appartengono anima e cuore, perché odia Me in voi. Odia Me e colpisce voi, perché vi amo. Non è la stessa <<strategia>> che usate voi quando colpite nei vostri nemici, quello che gli sta più a cuore? Satana colpisce voi, perché vi amo e siete nel Mio Cuore. Il suo odio, il suo veleno è antico, come antiche sono tutte le dottrine che ridicolizzano Me, i miei fedeli, il Mio regno e la Mia Onnipotenza. Lo sa che il suo termine sta per scadere, più crudele che mai nei vostri confronti, ma – c’è sempre un ma. La Mia Madre è Onnipotente, la Vostra Avvocata è l’ostacolo insormontabile, abbiate fede, abbiate speranza che Lei non permetterà l’oltre.

Volevano fare contratti d’amore, assicurazioni sull’amore, ma non avevano capito che non esiste. Il cuore umano è ogni ora, giorno, invitato a partecipare alla collaborazione universale di questa grande macchina che anima l’universo: il Mio Cuore.

Sono legato coi sacerdoti del mondo intero come capillari del  mio Cuore, respiro insieme a voi tutte le vostre preoccupazioni e non mi stancherò mai di mandarvi impulsi di grazia, ispirazioni per il bene da compiere.

Tutta una settimana ho guardato le vostre case, in vendita, in esecuzione, all’asta giudiziaria … Quanta povertà, miseria, degrado. Ho visto le vostre case, di alcuni troppo lussuose, per altri senza un angolo di dignità. Chiamo troppo lussuoso, quella casa che sembra studiata per riviste storiche, quasi museo, dove ogni cosa è troppo costosa perché vecchia, ma senza utilità oggi. Estetica e bella in un museo, per comprendere il modo di vita dei secoli fa. Entrate sontuose, scale da girare la testa, un patrimonio da spendere solo per mantenerle in vita, una fortuna per riscaldarle e mai un soldo da sborsare per i miei poveri. Fui cacciato dall’entrata perché un misero barbone, e già, ho voluto prendere le sembianze dei diseredati di questo secolo, di queste città, delle vostre campagne. Posso passeggiare tra le vostre città anche in veste di servo, di povero straccione, volevo testarvi per portarvi delle grazie.

Che cosa è la serenità alla vecchiaia? Avrete le vostre risposte … Ma io vi dico, che cosa è la serenità e la pace del cuore nonostante la malattia, i disagi del mondo …? Sono Io che abito nella stanza più segreta, nel talamo nuziale della vostra anima. Se IO ci sono, la vostra vita sarà come a riparo da ogni problema, se malati, avrete la pazienza di sopportare, le persone che vi stiano vicino con amore e sollievo reale, un bravo dottore … Non sarete che da ammirare, ricordate il Mio caro Papa Giovanni Paolo II, quante lacrime e conversioni ha fatto più da malato che in piena salute. Chi porta la sua croce nel Mio nome, desta ammirazione, coraggio e seguaci di più di chi, tutto sano, parla, parla e non dimostra nulla. La sofferenza santificata, nasce com –passione nei cuori aperti all’Amore, che sono Io.

Io non allontano la tempesta che è la vita, ma faccio che questa sia sopportabile, che abbiate amici veri, ma guardate che voi non siete mai soli, avete già il vostro angelo custode. Anche Satana trama contro di coi, ma il vostro angelo farà di tutto, tu però devi collaborare con lui per la tua salvezza.

Volete prove, prove, prove … Adesso tu che hai la fede, perché hai studiato per bene la Mia dottrina, rispondi a tutti coloro che chiedono prove: il dolore voi lo sentite? Un qualsiasi dolore: DIMOSTRATEMELO, IN FORMA, COLORE, CONSISTENZA – perché Io non vi credo. Non vi credo perché non vedo il vostro dolore.

In verità oggi nelle vostre città, nessuno può ricevere più qualcosa senza essere controllato per filo per segno in ogni angolo della sua vita. Non riservate più spazio alla fantasia, alla sorpresa, allo stupore di essere voi stessi controllati e verificati da Me. Quanto valete, a quanti punti secondo i vostri questionari – il vostro modo di valutare – avete risposto presente, alla carità, solidarietà, aiuto concreto, testimonianza vera, avete visto, sentito che qualcuno tramava imbrogli e l’avete smascherato, avete soccorso spiritualmente, avete pregato, avete mediato per i vostri fratelli, non solo cristiani – perché queste guerre in atto finiscano? Avete fatto di tutto perché non solo voi ma anche gli altri possano <<arrivarci>> al traguardo, alla conquista della loro dignità?

La risposta? Onestamente? Non serve esserci arrivati <<solo voi>>, ma aver promosso almeno uno di coloro che ai occhi del mondo, <<non conta nulla>>, in colui che non conta nulla, mi nascondo sempre Io.

Pensaci bene, seriamente, altrimenti rischi di non incontrarMi mai nella tua vita. Io vi conosco tutti per nome: tu però, sei in grado di riconoscerMi? A Me piace travestirMi per testarvi, l’esame della carità è materia dove in pochi sono promossi. Pochissimi, perché non c’è tornaconto, tutto quello che fate è nel Mio nome, per Mio amore, sono Io che vi ricompenserò. Io non mento mai.

L’esame della ROMANIA come nazione, racconta l’ex rabbino capo di Cluj, poi l’aiuto offerto a Polonia per custodire l’oro

AMICIZIA TRA STATI: ROMANIA – POLONIA

50 anni dallo scoppio della Seconda guerra mondiale

LA STRADA D’ORO

La Romania aiuta la Polonia invasa dalle orde hitleriane

 Non è un buon narratore, anche se cerca di dare alle parole il senso di un’imitazione di Creanga. Lo si percepisce fin dall’inizio, perché il protocollo che utilizza per le sue raccomandazioni mostra un modello mutuato: “Darie Costache, figlio di Nică e Saftei del villaggio di Cursești nella valle di Racovei, contea di Vaslui”.

Quando iniziò la Prima Guerra Mondiale aveva appena terminato le scuole elementari e andò a scuola solo tre anni dopo, nel 1919. Dopo la scuola secondaria ha frequentato la Scuola Militare di Fanteria a Bucarest. Questa scuola, dice, si trovava in via Izvor, vicino allo stadio dell’ANEF. Fece tre giorni di lezioni e tre giorni di addestramento sul campo, più altre “scorribande”, e gli sembra che ancora oggi abbia i calli delle estenuanti marce al termine delle quali vide i gradi di sottotenente sulle spalle. Poi, per caso, dopo un addestramento speciale, dopo essersi diplomato in altri corsi e dopo un periodo in diverse guarnigioni, divenne insegnante in una scuola di gendarmi a Oradea e vi rimase fino al 1939, quando gli eventi del mondo resero irrilevante il fatto che fosse o meno un buon narratore. Ci sarà una guerra o no? – questa era la domanda. “D’ora in poi”, si legge nell’editoriale del giornale governativo “Romania” del 25 agosto, “i nervi del popolo non potranno più essere stirati, succhiati o contorti senza il pericolo di vederli rompersi come corde che hanno vibrato troppo”.

Dopo la “crisi di Danzica”, alle 4.45 del 1° settembre la Germania di Hitler attaccò la Polonia. Era, infatti, l’inizio della Seconda guerra mondiale e proprio quel giorno Nicolae Iorga pronunciò queste parole profetiche: “Non sarà la tecnica superiore a vincere, ma l’intelligenza dei leader, ispirata dalla convinzione di combattere per la giustizia e l’umanità“. E ancora: “Ogni speranza di colpi improvvisi e decisivi sarà infranta dalla resistenza di cui sono capaci solo i popoli che hanno il culto dell’onore e l’abitudine secolare al sacrificio“. Inghilterra e Francia stavano per entrare in guerra, in quella che sarebbe stata chiamata, sul fronte occidentale, “la strana guerra”, in cui le operazioni militari erano limitate all'”attività locale degli elementi di contatto”. In seguito all’accordo polacco-romeno del 16 settembre, nella notte tra il 17 e il 18 settembre e nei giorni successivi, l’esodo dei rifugiati polacchi verso i confini della Romania assunse proporzioni drammatiche. Nelle parole di un funzionario rumeno con incarichi amministrativi nel nord della Moldavia: “Abbiamo il dovere di accoglierli con benevolenza, di aiutarli in questi momenti di disperazione e di bisogno. Mi rivolgo ai teneri cuori dei moldavi, la cui ospitalità e buona volontà sono diventate proverbiali, e chiedo la loro più calorosa assistenza ai rifugiati polacchi quando le autorità lo richiederanno”.

Testimonianza di un uomo polacco: “Abbiamo trovato mense speciali, che erano in piena attività; la Croce Rossa, non appena le prime colonne di rifugiati sono apparse al confine, ha organizzato tali mense lungo il loro percorso, così che ovunque abbiamo ricevuto un’assistenza che ci ha commosso profondamente. Non c’è città che abbiamo attraversato in cui non abbiamo trovato un simile sostegno”. Ecco un’altra testimonianza, di uno scrittore: “Davanti a noi, in terra rumena, la brava gente ci ha accolto con latte, pane, frutta – l’amore sui loro volti pacifici. E tutto intorno, l’occhio scorge una terra fertile e matura, il volto di un Paese ricco e felice che, nei confronti di chi ha perso la propria patria, non ha ancora dimenticato quel dovere cristiano e il più alto di tutti: la carità. Più degli orrori di questa guerra, vivrà il ricordo di quell’atteggiamento cavalleresco che il popolo rumeno ha mostrato verso il popolo polacco nel momento del suo crollo”.

Già l’11 settembre, il governo polacco aveva informato in via confidenziale il governo rumeno che intendeva depositare all’estero gran parte della riserva aurea della Banca di Polonia. A tal fine, ha chiesto l’approvazione per il transito attraverso la Romania. Lo stesso giorno, il governo rumeno ha dato il suo consenso.  Quando si seppe che il tesoro polacco, trasportato in treno, aveva lasciato il porto di Costanza ed era stato caricato su una nave britannica, il ministro tedesco a Bucarest, Fabricius, consegnò a Grigore Gafencu, ministro degli Esteri rumeno, una vigorosa protesta. Si riteneva che l’atteggiamento dei rumeni fosse stato contrario ai loro doveri di neutralità, poiché l’oro avrebbe potuto permettere ai polacchi di continuare la lotta contro la Germania. Grigore Gafencu ha risposto che, sebbene “il governo rumeno abbia rifiutato di ricevere quest’oro nel suo magazzino, non può opporsi al transito dell’oro polacco, che è una merce come un’altra”. Inoltre, nei giorni successivi, nuovi oggetti di valore appartenenti allo Stato polacco furono spediti in Occidente attraverso la Romania; una di queste spedizioni a Marsiglia fu effettuata dalla nave rumena “Suceava”. E non era un segreto nemmeno per la Germania di Hitler che il secondo carico d’oro polacco fosse conservato presso la Banca Nazionale di Romania. Anche Costache Darie, il “figlio dei contadini”, è stato coinvolto in quest’ultima spedizione.

Ai confini settentrionali del Paese, il Segretario di Stato per gli Interni, Gabriel Marinescu, ha assunto il comando delle forze di sicurezza nell’area. Anche il Reggimento delle Guardie a Piedi di Bucarest, in cui il capitano Costache Darie era stato mobilitato e a cui era stato affidato il comando della 6ª Compagnia, si recò sul posto. Quando si presentò a Gabriel Marinescu presso la sede della polizia, quest’ultimo gli parlò del carico d’oro polacco, gli disse “Capitano, si occupi lei di questa missione” e gli diede le istruzioni necessarie.

I polacchi avevano rimosso i sedili dagli autobus di Varsavia e stavano trasportando l’oro con quegli autobus. Accanto a ogni autista c’era un delegato polacco, un alto funzionario della banca, e su ogni autobus c’erano quattro finanzieri, persone della polizia bancaria. Accanto a ciascun delegato, Costache Darie installò un sottufficiale con una pistola automatica e fece salire i 4 finanzieri polacchi su un autobus con 4 gendarmi armati. In questo modo il convoglio partì per Suceava. E se Darie Costache ricorda bene, il convoglio era composto da 60 autobus, più una macchina d’intervento, più tre auto. A questi si sono aggiunti altri due autobus che trasportavano gendarmi. Quando il convoglio si è fermato, i gendarmi hanno immediatamente formato un cordone e nessuno poteva entrare o uscire dal cerchio. Il convoglio arrivò a Bacau sulla rotta Fălticeni-Romana. Qui, ricorda Costache Darie, vide sparare a quattro legionari. Le rappresaglie erano iniziate. Perché i legionari, “il nido di vipere cresciuto nel seno del Paese rumeno” – come scrisse un giornale in quei giorni – avevano assassinato il primo ministro rumeno, Arman Calinescu, il 21 settembre. Avevano trovato “una mano rumena alzata per uccidere l’ordine rumeno, per colpire alle spalle il consigliere dell’ordine interno e della difesa nazionale”. In quelle circostanze, quando si stavano verificando eventi drammatici ai confini settentrionali del Paese, quando gli ungheresi avevano ammassato 250.000 soldati alla frontiera rumena e quando, in generale, la situazione richiedeva il ridispiegamento delle forze armate e l’impiego di grandi unità in un sistema di difesa circolare, l’assassinio del leader politico rumeno appariva come un “atto spregevole”, avente “il carattere di un classico tradimento della nazione”.

In queste circostanze, Costache Darie aveva una missione da compiere e l’ha portata a termine. Attraverso Focșani, Râmnicu Sărat, Buzău, raggiunse Ploiești con il suo convoglio. Lì gli fu ordinato di guidare il convoglio nella foresta di Băneasa.. Con speciali misure di sicurezza, gli autobus sono stati indirizzati, uno per uno, verso la Banca Nazionale. L’operazione è avvenuta di notte. I pacchi venivano messi in scatole, poi toccava ai muratori chiudere le scatole con le pareti. È stato ben fatto, dice Costache Darie, e la sicurezza con cui pronuncia queste parole le fa sembrare più significative del solito.

Alla fine, alcuni delegati polacchi, guidati dal loro capo, Henryk Mikoljczyk, invitarono Costache Darie e il suo secondo in comando, un tenente di nome Mărușescu, a un pranzo al “Continental”. I polacchi hanno insistito affinché il menu fosse ordinato da rumeni. E non si sono complicati. Hanno chiesto una polenta con prosciutto d’oca. Quella pasta, ricorda Costache Darie, era molto buona, “si scioglieva in bocca”. Ai polacchi deve essere piaciuta altrettanto perché l’hanno ordinata di nuovo, con la polenta. In questo caso, quando Costache Darie lasciava il ristorante dell’hotel “Continental”, lasciava anche il palcoscenico dove si svolgevano le azioni di punta che sono rimaste nella storia.

Nonostante le pressioni che seguirono, nonostante le argomentazioni sui “diritti della Germania” in quanto Stato vincitore della guerra con la Polonia, i rumeni mantennero intatto il deposito d’oro polacco. Successivamente, il 17 settembre 1947, i rappresentanti delle due banche, Alexandru Jemăneanu e Aristide Constantinescu, da una parte, e Henryk Micolajczyk e Waclaw Polkowski, dall’altra, conclusero il processo verbale di consegna-ricezione, che recitava: “La Bank Polski dichiara di non avere alcun tipo di pretesa di alcun genere nei confronti della Banca Nazionale di Romania in relazione a questo deposito”.

Nel 1968, Costache Darie lesse un articolo nel “Magazin istoric” sul trasporto dell’oro polacco. Ha scritto alla rivista e gli è stato risposto immediatamente, chiedendogli ulteriori dettagli. E solo dopo aver fornito questi dettagli sentì che la sua missione era stata pienamente compiuta. In seguito, il tenente colonnello in pensione Costache Darie ha potuto dedicarsi, da pensionato, alla sua passione per l’orticoltura, trovando un campo adatto a questa passione presso il C.A.P. Ciurea, vicino a Iași, dove su 2 ettari di serra si coltivano fiori. Per molto tempo, fino a quando ha compiuto 80 anni, ha lavorato lì con rinnovato piacere ogni volta che si recava al negozio di esposizione della cooperativa e vedeva la gioia negli occhi di chi acquistava i fiori. Se la vita di ogni uomo è, in fondo, anche una missione, saper godere della gioia degli altri resta un modo, alla portata di tutti, per sapere di aver fatto il proprio dovere.

D. COSTANTINESCU

Almanacco Flacăra, 1988, pp. 138-139, Romania.

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