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Tra quaderni di psicologia, letteratura universale e l’immensità della diversità del pensiero umano, cataloghiamo? In chiave cristiana …

La valutazione dell’intelligenza:

IL QUOZIENTE INTELLETTUALE

Ho da poco tra le mani un intero kit – di “valutazione” psicologica? Io credo nella unicità della persona umana, l’immensità delle sfaccettature del come ciascuno immagina, vive la sua vita, la sua unica vita.

L’influenza che un solo elemento può cambiare completamente il destino umano, senza che noi muoviamo un dito, per esempio la guerra, una crisi internazionale, una catastrofe, tutte queste cose costringono ciascuno ad una visione completamente diversa. Un lutto, non si è mai preparati al lutto, il cuore umano ha suoi metodi, bisogna elaborare l’evento, comprenderlo in tutta la sua portata, ed io ne so qualcosa dalla più giovane età.

Bisogna guardarsi dai sciacalli che girano intorno, e già, anche a questo bisogna badare.

Ad ogni modo, vorrei se Dio mi permetterà, studiare con calma quello che va presentato ed interpretarlo in chiave cristiana, già oggi a volo, mentre scansionavo <<L’intelligenza. Come conoscerla e come servirsene>> di Alain Sarton, ho notato quello che avevo intuìto da tempo – il Q.I.: un’unità di misura imperfetta, i doveri degli psicopedagogisti – dove ho fatto un segno alla pagina 123 “quando il risultato determina una decisione pratica: per esempio, l’invio ad un istituto specializzato di un mongoloide (affetto Sindrome Down) o come in certi Stati degli U.S.A., la sterilizzazione degli individui il cui Q.I. sia inferiore a 70“.

Alla pagina 127 “Lo Spearman, il fondatore dell’analisi fattoriale, è passato dalla costatazione empirica ad una concezione teorica dell’intelligenza. Avendo constatato che i risultati a più tests hanno sempre qualcosa in comune, espresso da un coefficiente di correlazione positiva, egli ne ha dedotto che una certa energia mentale si ritrova, identica, ma sotto forme differenti, in tutte le attività umane. Il Thomson, critico ma continuatore dello Spearman, non esita ad assegnare all’analisi fattoriale il fine di <<pervenire ad un’analisi dello spirito basata sul trattamento matematico dei dati sperimentali provenienti dai teste d’intelligenza>>”.

ORIANA FALLACI EBBE DA RACCONTARE SUL Q.I. 

IL TEST DI INTELLIGENZA DI ORIANA FALLACI ALLA MEDICAL SCHOOL DI SAN ANTONIO, TEXAS

Alla Medical School di San Antonio Texas, dove ero andata a raccogliere materiale per il mio libro Se il Sole muore, chiesi d’esser sottoposta all’esame di intelligenza che facevano agli astronauti. Non un esame basato su un’erudizione scientifica o un’informazione tecnica, badate bene: un esame basato su cognizioni generali e su ragionamenti elementari. Sapete che cosa ne risultò? Che io avevo il cervello di una scimmia appena nata … I voti andavano da zero a 250, ricordo. Ebbi 35 dove il più mediocre degli astronauti otteneva 150 , 180, 200. E sapete che cosa precipitò la situazione? La risposta che detti quando mi mostrarono un foglio bianco di carta e mi posero la domanda: “Che cos’è?”.
Risposi che era un campo coperto di neve, probabilmente un campo di grano nell’Ohio o in Lombardia o in Ucraina, poi descrissi con passione le radici del grano che lottavano per spingere i primi germoglio oltre la cappa di neve mentre il contadino aspettava impaziente, malediceva l’inverno cattivo che gli avrebbe rovinato il raccolto, eccetera, eccetera. Ero arrivata al punto in cui il contadino maledice l’inverno cattivo quando la voce dell’esaminatore mi interruppe inorridita: “What in the bell are you saying? This is a sheet of paper!” (Che diavolo dice? Questo è un pezzo di carta!).
Lo sapevo anche io che era un pezzo di carta: non sono mica cieca. Ma il mio tipo di intelligenza non vedeva quel pezzo di carta come un pezzo di carta: lo vedeva come un campo di neve dove le radici del grano lottavano per spingere i germogli oltre la cappa di neve eccetera, eccetera,
Non sono un astronauta. Sono uno scrittore. E quando lo scrittore guarda un albero senza le foglie, diciamo d’inverno, egli non vede soltanto un albero senza le foglie. Vede le foglie che quell’albero avrà in primavera e i fiori che sbocceranno tra quelle foglie, e – se è fortunato – vede le radici che l’albero nasconde nel suolo. (Se il Sole muore, Oriana Fallaci).





























IL POPOLO DI DIO LA PENSA COSI’

Se veramente, onestamente vogliamo conoscere la nostra anima allora Gesù ha già preparato pane per i nostri denti









Partendo dai bambini – Nel lontano 1985, in Italia, vedeva la luce un libro di Daniel Ange – <<La fede dei piccoli, una risposta ai teologi>> un catechismo vissuto dai bambini

E pensavo alle parole di suor Faustina Kowalska (oggi santa), morta a Cracovia nell’ottobre 1938.

<<Un giorno, mentre pregavo per la mia patria, il mio animo fu trafitto da un grande dolore ed io dicevo: “Gesù misericordioso, in nome dei tuoi santi, ma soprattutto per intercessione di tua Madre che ti ha allevato dalla più tenera infanzia, io ti supplico, benedici la mia patria! Gesù … guarda le lacrime dei fanciulli, guarda come hanno fame e freddo! Per questi piccoli innocenti, accordami le grazie che imploro per la mia patria!”. Allora vidi Gesù con gli occhi velati di lacrime e mi disse. “Vedi, figlia mia, come mi fanno pietà. Sappi che sono loro che sostengono il mondo!”>>.

  • Io la sera non dico subito il Padre Nostro e l’Ave Maria, comincio col telefonare un momento a Gesù. (Francesco, 6 anni)
  • E’ Gesù che mi dice buona notte per ultimo. Una volta mi ha portato da lui. Aveva una specie di vestaglia bianca. Sua madre era accanto, sorrideva. C’era una musica dolce. (Marella, 4 anni)
  • Due cuginette in una vasca da bagno. Caterina, quattro anni.
  • A Dio non ci credo. La mia mamma dice che Dio è a Parigi e anche a Rouen … Non è possibile, non ci credo!

Martina, tre anni:

  • Io ci credo! Quando c’è il sole a Parigi, c’è il sole a Rouen, ed è lo stesso!

Per LIBANO

Rendi all’uomo della mia patria la sua umanità. Mostra la strada al bambino smarrito.

Disseta l’assetato alla fonte della vita. Perdonaci, Maria, e liberaci da ogni male.

Rendi al Libano la pace, ai suoi prati la fertilità, la freschezza alle sue fonti, ai suoi fiori la bellezza, e alla vita rendi la sua semplicità e la sua allegria.

O tenera Madre, Tu ascolti ogni voce che si innalzi dalla terra: ascolta le nostre grida di disperazione.

Non privare una madre del figlio, il figlio dell’affetto materno. Non separare una sposa dallo sposo, una sorella dal fratello.

Che l’odio non sia il carnefice che mozza con la sua spada la patria, rendendola vittima delle crudeltà della guerra, giacente nel suo sangue, sul suo letto di morte.

Vecchi, giovani e bambini, oggi noi ricorriamo a Te, implorando la tua misericordia e la tua pietà.

Rendici il nostro Libano,

Rendi al Libano la sua vita,

Non lo abbandonare, Madre di Dio!  (Mona, 14 anni)

Arrivo in un accampamento di zingari per una prima messa, i bambini mi corrono incontro:

  • Vieni a vedere il nostro Re! Vieni a vedere il nostro Re!

E mi mostrano la croce piantata in mezzo alla carovana, il Santo Sudario all’intersezione dei bracci. All’omelia, chiedo:

  • Perché l’avete scelto come vostro Re?
  • Belinda, sei anni: – Ma noi non l’abbiamo scelto!
  • Grosbébé, sette anni: – E’ lui che ha scelto noi!




Martin Luther King

Abbiamo conquistato il cielo come gli uccelli e il mare come i pesci, ma dobbiamo imparare a camminare sulla terra come fratelli.
Abbiamo conquistato il cielo come gli uccelli e il mare come i pesci, ma dobbiamo imparare a camminare sulla terra come fratelli.  Martin Luther King




Devo riconoscere che in Italia ho trovato la fede nei cuori molto debole, quasi a livello di superstizione, cioè accanto alla foto del santino, un corno, un “portafortuna”. Al nord, al sud, in Sicilia è già tutta un’altra temperatura, la tradizione è più radicata. Quasi bisogna vergognarsi che si crede in Dio. Un giorno, in Sicilia, un sacerdote mi domandò: come mai ti serve leggere la vita dei mistici e dei santi, non hai la Bibbia? Certo che ho la Bibbia, l’ho letta interamente, ma se io non mi riscaldo alla fiamma della fede di tutti quei santi che hanno mantenuta viva la fede lungo questi secoli, mi pare di studiare qualcosa che è capitato 2000 anni fa ed è finito lì. Studiando la loro vita seguo come il filo rosso che unisce tutti loro e perché no, mi aggrappo anche io allo stesso. Ecco perché credo, perché vivo la loro stessa fede. Tutto qui. Ho incontrato uomini di Dio? Sì.

Forse 30 anni fa mi affascinava più studiare i segreti dell’antico Egitto, oggi non più, perché so che Dio non mi interrogherà mai su quello, ma su quello che ho condiviso di Suo che sia utile ai fratelli. E se sapessi tutti i segreti di Atlantide o che ne so che altro argomento oggi di moda, non per questo salverei la mia anima, tutto torna al Vangelo come unità di misura utile a tutti.

Gente di parola e gente priva di parola, non esiste via di mezzo.

Si è molto parlato che l’Europa ha bisogna di essere evangelizzata, io direi che paragonando alla terapia medica, c’è quasi bisogno di una “rianimazione della fede” talmente fumeggiante è nei cuori la fiamma della fede. Una fiamma, illumina, riscalda, accende – mantiene in vita un amore, un rapporto di amore.

In Sicilia, la fiamma pasquale arrivava dalla Terra Santa, in un lungo viaggio col treno, fiamma portata dalla candela del Santo Sepolcro – la stessa fiamma di mano in mano, da Paese a Paese arrivò a Termini Imerese, nel Santuario della Consolata. Capite! Un lungo viaggio, nella stessa maniera lo stesso Vangelo illuminò intere popolazioni e generazioni, nazioni sino ai nostri giorni: stessa fiamma, stesso Vangelo, stessi principi, stessi valori. Eppure il cuore umano si è raffreddato, perché ha sepolto la fede e ci ha messo una pietra tombale sopra dimenticando che Gesù è il Risorto.

La convinzione della veridicità l’ho sempre avuta, se ho cercato sempre le prove non fu per me, ma per i più deboli, i miscredenti, coloro che hanno sempre una scusa pronta per sminuire la fede dei onesti, dei piccoli. Perché non è facile essere coerenti con la fede in cui credi, soprattutto oggigiorno quando ci si vanta della tecnologia come di una déa dell’immortalità. Ho cercato anche per chi non ha tempo e sente che la verità gli sfugge in qualche modo.

Molti chiameranno “tempo perso” quello che io intendo fare, non importa. Come chi ha voce e sa di dover cantare, io sento dentro di me che questo mio fare “inutile” è un mio dovere, perché posso, ci credo, ho i mezzi ed il materiale, perché sembra che tutto va “da se”. E non ho mai saputo oggi cosa farò domani: mi sono svegliata e mi sono sentita “spinta” di fare quello piuttosto che altro. Oggi faccio questo, domani chi lo sa.

Ho studiato il pensiero cristiano nella letteratura universale, ogni volta che una mia intuizione aveva già trovato eco negli scritti di tanti studiosi, grande personalità, avevo la conferma che mi trovavo sulla strada giusta.

La mia convinzione di sempre l’ho trovata negli scritti del Papa Paolo VI – tutti abbiamo delle responsabilità nei confronti di tutti, della nostra Patria, tutti siamo chiamati all’apostolato ovunque Dio ci ha “piantati” sia come stabili, sia come missionari. Non esiste pura casualità poiché la Provvidenza Divina è lungimirante, attraversa i secoli e quello che tu pianti oggi, che sia un tuo scritto, un progetto, germoglierà anche fra decenni in qualche cuore, in qualche comunità e che tutto ha un senso non necessariamente conosciuto a noi.

“Quanto bisogno d’apostolato! Quanto bisogno di gente che senta tale vocazione … per la grande causa cristiana, così da stimare inferiore, alla dedizione e alla abnegazione, ogni interesse, ogni ricompensa, ogni successo …”.

Egli ritenne assai precocemente che la vocazione del cristiano coinvolge e impegna prima di tutti la persona del cristiano che evangelizza.

<<Non resta che ricominciare. Come? Dagli altri? No, da me! Ecco tutto: finché non ci saremo convinti che tanto siamo quanto valiamo di fronte a noi stessi e di fronte a Dio, e non in ragione di numero, di ricchezza, di potenza: non ricostruiremo nulla! Io credo nella responsabilità dell’individuo di fronte alle più grandi e più remote catastrofi sociali. Credo in quella solidarietà per cui io, piccolo cittadino, rappresento tutti i doveri della Patria immensa. Sono convinto che un pensiero mio, della mia anima, vale per me più di ogni cosa al mondo; che nessuna moneta corrisponde alla mia libertà e alla mia coscienza; che senza il fulcro della mia fede e senza la leva della grazia, nessuna lusinga di filosofo, nessuna sanzione, può rendermi libero dalle passioni, dalla menzogna, dall’egoismo>>. Questo scriveva in un articolo del 21 giugno 1919 su <<La Fionda>> colui che sarà il Papa Montini. Come anche “formazione umanistica non fine a se stessa, ma a servizio della fede da approfondire nella propria anima e trarne argomenti convincenti per trasmetterla agli uomini”.

Caro Gesù Bambino




God loves you!




















A un anno dal attacco 24 febbraio 2022 - 24 febbraio 2023 tenevo a dire questo ... 

https://www.vatican.va/content/paul-vi/it/homilies/1971/documents/hf_p-vi_hom_19711017.pdf

https://www.miliziaimmacolataitalia.it/index_htm_files/SCRITTI%20KOLBE.pdf

http://www.miliziadellimmacolata.it/approfondimenti/il-trionfo-dellamore.pdf





http://www.miliziadellimmacolata.it/approfondimenti/il-trionfo-dellamore.pdf













Nel 1927 P. Kolbe dà inizio alla costruzione, nei pressi di Varsavia, di un Convento-città, che chiamerà “NIEPOKALANÓW” (Città dell’Immacolata).

Avevo sentito parlare, ma io sono una persona che bisogna farsi tempo per “digerire” le notizie che legge, comprendere e vivere quello che ci arriva alla conoscenza, penetra nel cuore e trasforma la vita. C’è un giorno per tutto. Da sempre ho avuto la ferma convinzione che sì, siamo tutti chiamati all’apostolato, ma coloro che saranno in prima linea (fondatori, i pionieri) hanno un qualcosa in più, una visione della vita, della storia, dei rapporti umani SVINCOLATA da ogni ostacolo, il loro sguardo è puro, il loro pensiero è privo di censura, di pregiudizio e tutta la serie di catene che solo chi non ama Dio si crea.

Chi leggerà <<Non dimenticate l’amore; Vita passione morte di Massimiliano Kolbe>> scritta da André Frossard, avrà un quadro psicologico completo, poiché uno che ha parlato dei segreti del cuore con il gigante della storia che è tutt’ora San Giovanni Paolo II ha qualcosa in più da regalarci.

Vedete, la scrittura – non è “creativa” se deve raccontare la verità, se non deve insegnare nulla e si riempie di parole vuote, a cosa serve? Non è l’estetica colei che cambia il cuore umano, non è l’oratoria dai pulpiti che convertono le anime, forse il contrario. A volte basta uno sguardo, a volte basta non dire una sola parola, poiché il saggio nel vero senso della parola, non deve dire una sola parola in più di quello che ha vissuto. Dirà Frossard di Kolbe: “Quando si tocca una fibra intima della natura umana, si provoca la medesima vibrazione dappertutto”.

L’essere umano ha la stessa struttura interiore ovunque al mondo, l’impalcatura interiore è la stessa, il cuore umano è lo stesso, era e lo sarà.

La Madre è la Madre, la Madre di Gesù è anche la nostra Madre, non ci ha mai lasciati orfani, basta chiedere la Sua protezione e una intera rete di solidarietà si creerà in un lampo.

Si è parlato molto di “NIEPOKALANÓW” (Città dell’Immacolata), ma vale la pena sapere come Massimiliano Kolbe ha acquistato il terreno per la costruzione.

Nel libro di Frossard, alla pagina 82, c’è il capitolo con la storia della statuetta, un racconto riportato da Maria Winowska in un altro libro …

“Bisognava acquistare dei locali, cosa che non si poteva fare con i mezzi del beato Cottolengo, oppure un terreno da destinare alle baracche, preferibilmente situato in una regione più indicata alla diffusione di un giornale. Si presentò un’occasione dalle parti di Varsavia, ai margini delle proprietà del conte Lubecki.

Kolbe si recò sul posto, portando tra le braccia una statuetta della Vergine Maria. Ritenendo che il luogo fosse adatto, ci piantò la statuetta, invitando mentalmente l’interessata a prenderne possesso. Poi corse dall’amministratore del conte, che stabilì un prezzo. Era troppo alto per la scatola di cartone di Kolbe. Purtroppo era eccessivo persino per l’ordine, che era a corto di fondi. Il provinciale lo comunicò a Kolbe che, senza manifestare la minima delusione perché tutto dipende dalla volontà divina, chiese per l’indomani o per due giorni dopo il colloquio con il conte per potergli esprimere il rammarico di non essere in grado di concludere l’affare avviato con il suo amministratore. Fu allora che il conte Lubecki, mosso da un impulso fatale, prima di riaccompagnare il suo ospite, fece una domanda pericolosa: <<Che cosa devo fare della statua?>>.

<<Lasciatela dov’è>> disse Kolbe.

Nel gioco del bridge questo si chiama squeeze, in quello degli scacchi Zugzwang, e sta a indicare una di quelle situazioni dalle quali si può uscire solo dichiarando immediatamente forfait. In effetti, per un polacco, l’idea di sfrattare la Madonna è inammissibile. Come era mai possibile lasciarla dov’era, obbedendo così a quanto aveva detto Kolbe, senza ricordare, quando le si passava davanti, che un giorno ci si era rifiutati di ospitarla? Tanto valeva essere condannati a non recitare più l’Ave Maria per il resto della propria vita. Il conte Lubecki prese una decisione dettata all’unisono dalla devozione, dalla ragione e dalla generosità: concesse gratuitamente il terreno a Kolbe.

Da allora in poi quel posto si chiamerà NIEPOKALANÓW <<Città di Maria>>. Su quel terreno crescevano solo carote. Si mangiavano mentre si montavano baracche in materiale leggero. (<<Le costruzioni solide spezzano lo slancio>> diceva Kolbe).

Luigi Giussani

Alla ricerca del volto umano – Contributo ad una antropologia

Un libro con l’Introduzione di Hans Urs Von Balthasar

“Il padre e fondatore – Luigi Giussani – del grande movimento cristiano Comunione e Liberazione offre in quest’opera ai suoi figli e alle sue figlie ma anche a tutti i cattolici una testimonianza, straordinaria per profondità e chiarezza, della sua meditazione e della sua matura esperienza con il movimento.

[…] E’ mia convinzione che il padre di Comunione e Liberazione ha donato al movimento con queste sue cristalline dissertazioni un definitivo radicamento nella sapienza cristiana e quindi anche la garanzia della sua autenticità e fecondità.

          Possa egli essere ascoltato, compreso e seguito! Solo in questo caso il movimento, secondo la sua intenzione, potrà divenire un modello di cattolicità in tutto ed evitare quel settario chiudersi in se stesso che sta diventando esiziale per alcuni nuovi movimenti.”

La speranza di un miracolo possibile

Il cristianesimo è l’annuncio della presenza di Dio che ricrea la natura dell’uomo, perciò la vita cristiana è un miracolo possibile all’orizzonte della giornata, di ogni azione. E se apriamo la porta esso penetra e cambia, rivela la natura che ospita la presenza di Colui di cui siamo fatti. Per questo chi vive tale presenza vive un’altra nascita; la nostra carne è fatta di Dio, è fatta per vedere Dio.

Di fronte a certi richiami la nostra anima si risveglia, mentre nella vita di tutti i giorni ritorna piatta, grigia. Non congiungiamo mai questi due momenti, se non moralisticamente: questo si fa, questo non si fa ecc . . . Non è natura nuova. Invece: o Dio è la vita, o è come se fosse lasciato alla soglia della nostra casa.

          L’obiezione della nostra carnalità, il peso insopportabile delle cose quotidiane, tutto questo deve essere continuamente trasfigurato e investito, sfidato dalla speranza cristiana.

Il primo passo è proprio la speranza della connessione fra la coscienza di appartenere a Cristo e le vicende di ogni giorno, perché tale speranza coincide con la possibilità di poter diventare veri, uomini.

Cristo, ciò a cui apparteniamo, la nostra salvezza, è dentro i limiti delle cose quotidiane. Cristo si ama nel limite e il limite per eccellenza è l’uomo che ci è accanto, chiunque sia. Così inizia un mondo nuovo. Si tratti di moglie, marito, figlio, collega o estraneo, la tenerezza con cui noi accostiamo l’uomo che ci è vicino, che il mistero di Cristo ci fa passare accanto anche per un solo istante, è ciò che esalta il limite facendolo vivere come presenza di Cristo.

<<La tenerezza è l’arte di sentire l’uomo tutto intero. Tutta la sua anima, tutti i moti del suo sentire. Pensando sempre al suo vero bene>> (Wojtyla – il Santo). Il genio cattolico è qui: il Signore cui apparteniamo rende la sua presenza dentro il segno di ogni cosa, per cui tutto può rimanere meschino o risibile, ma il valore rivelatore e pedagogico di ogni cosa è più grande della breve immagine cui tutto ridurrebbe lo sguardo di un soggetto attaccato a se stesso.

UGUR GALLENKUS

IL MONDO AL CONFRONTO – A PARI

https://ugurgallenkus.com/












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