Plesso storico di San Michele, Torre de' Busi, Bergamo

FONDO AMBIENTE ITALIANO – FAI, luoghi del CUORE

FAI – Poste sulla mulattiera che sale al Plesso, ad accogliere i pellegrini vi sono due statue, un Cristo che indica una via o come in Dante sembra dire “lasciate ogni speranza voi ch’entrate” e un San Michele, che posta la spada alla cinta, alza le mani al cielo. Due pose non convenzionali per l’iconografia della Chiesa, cosa raccontano? Quale è il disegno misterioso? Mentre nella Chiesa lo staccarsi casuale di parte dei calcinacci dai muri, ne sta ora portando alla luce delle pitture misteriose, perché nascoste? I vizi capitali, incatenati, appena visibili in cui balza subito all’occhio l’avarizia che è l’unica che volge lo sguardo dietro a tutti. Che sia questa una valle di avari? Ebbene sì, in un certo senso, qui siamo avari verso il nostro territorio, che amiamo, rispettiamo e nel possibile, conserviamo.

Analisi sulla politica scienza della cittadinanza servita dai operatori di pace, i politici, in chiave cristiana

Jacques Lacan ha scritto che l’essere umano è un iceberg: la parte che affiora alla luce della coscienza è ben piccola, rispetto alla parte sommersa. Restano nell’oscurità passioni profonde, motivi nobili o meno nobili delle proprie azioni, paure e sentimenti che non sappiamo confessarci. Solo le anime amanti della verità e costanti nel cercarla riescono a svelarsi completamente a se stesse, a vedersi in tutte le proprie ombre e i propri folgori.

I frutti della corruzione

I frutti della corruzione

“Piaccia o no, avverte uno studioso francese, Emanuel Todd, nel Après la démocratie che è un laico, alla base del vuoto nella vita politica c’è il vuoto religioso. Il cattolicesimo ha influito sulle organizzazioni di partecipazione all’agorà e le ha definite anche in negativo se persino i partiti repubblicani erano strutturati come opposizione alla religione.”

PALERMO: lezione di pubblica amministrazione, civiltà e convivenza senza problemi tra etnie e nazionalità diverse – sec. XII

Su una superficie di pochi chilometri quadrati si poteva trovare un villaggio arabo, il castello di un nuovo signore normanno, un’avviata colonia commerciale di lombardi, oppure di amalfitani, e un’antica città abitata da schiette popolazioni sicule.
Nelle grandi città tutte queste stirpi si mescolavano insieme, e il grido del muezzin che dall’alto del minareto chiamava i fedeli islamici alla preghiera, si confondeva con il suono di campane d’un monastero cristiano. Oltre ai feudatari normanni, esistevano feudatari italici e arabi, e, se i baroni erano in maggioranza normanni o francesi, i burocrati e i capi militari avevano in prevalenza nomi latini, arabi, greci. Venivano rispettate le costumanze di ogni razza, non solo in materia religiosa ma anche in campo giuridico. C’erano notai per ogni stirpe, e nessun diritto aveva la prevalenza sugli altri.
Da questa situazione (che non si ripeterà più altrettanto felicemente nella storia) non derivò il caos ma un efficiente equilibrio. Il re era sovrano assoluto e riconosciuto, e a lui faceva capo tutta l’organizzazione statale.
Negli anni delle feroci guerre tra feudatari, la Sicilia visse una singolare pace interna; Palermo splendeva per bellezza e benessere come nessun’altra città dell’Europa continentale.
Il sovrano, al di sopra delle parti, assisteva alle funzioni cristiane indossando una ricca tunica, sulla quale era ricamata, in cifre arabe antiche, la data dell’Egira (inizio dell’era maomettana).

La ruota della fortuna

La ruota della “fortuna” va girata con consapevolezza e responsabilità

Tu non sei solo il numero che cambia la percentuale, le statistiche, tu sei molto di più

E se non sei, puoi diventare, puoi girare la ruota della fortuna tua e degli altri.

Quando scegli un prodotto al supermercato, sappi che in alto e in basso si trovano:

Coloro che non hanno pagato <<la pubblicità>>, non hanno pagato la quota dovuta

Alla ruota della <<fortuna>> incanalata, ai sentieri tracciati e mappati del mondo

Degli affari più o meno redditizi.