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Confidenze di un esorcista

Monsignor Andrea Gemma, racconta anche di Sant’Antonino esorcista

” Vieni a vedere il bambino di dieci anni, dolce e compito, che viene a trovarmi e che, non appena stendo su di lui la mai mano, pronunciando una preghiera – l’esorcismo signori è una preghiera – acquista una forza erculea che quattro persone non riescono a trattenere …”.

https://youtu.be/qF49YiklnYQ

https://www.lodeate.it/shared-files/21783/TRATTATO_SU_SATANA.pdf

https://www.linkedin.com/pulse/quello-che-i-lettori-non-dicono-vittorio-castelnuovo/?originalSubdomain=it

Dice Gesù a Maria Valtorta – più che mai per oggigiorno nei tempi di guerra

Le opere buone o inique dell’uomo servono sempre a un fine soprannaturale, perché la malvagità umana viene raccolta da Dio e al contatto delle sue mani si muta in strumento di bene. Nulla lascia intento Dio nel suo lungimirante operare per raggiungere lo scopo che è quello di riunire in un unico nucleo gli umani per l’ultimo giorno, come da un unico nucleo si diramarono per la Terra dividendosi come rivoli che traboccano dalla coppa di una sorgente.

Siate onesti e sinceri con tutti e specie con Iddio, il cui occhio trivella i cuori e li passa parte a parte e li vede come e meglio di quanto lo scienziato e il batteriologo vedano nei vostri corpi le malattie che vi consumano e i germi che vi rodono.

Applicate l’amore alla verità nei rapporti con Dio e con l’uomo. Non tradite.

Ha tradito or sono venti secoli uno della vostra razza, istigato e seguito da subdoli e malvagi. Levate quell’onta, che vi schiaccia da secoli, col vostro agire giusto e leale.

Per essere amati occorre farsi amare. Lo avete dimenticato molte, troppe volte. Amate la pace. E’ il segno di Cristo, che i vostri padri hanno ucciso attirando su voi la guerra che non ha termine e con pause di tregua esplode e risorge come morbo insanabile nel corpo della Terra e non vi dà sicurezza e riposo. Ora dovete imparare ad amarla questa pace per poter essere del Cristo e finire così l’eterno esodo della vostra razza.

Ogni  zolla del mondo freme sotto il vostro piede e vi scaccia. Anche le vostre zolle antiche. Ma se Io, Signore del mondo, stenderò la mia Mano ed aprirò la mia Bocca a dire: “Basta! Costoro sono nuovamente miei”, la Terra più non potrà perseguitarvi. Le soprannaturali tende del Cielo saranno sopra di voi a protezione.

Ricordate quando per voi ho perseguitato i potenti, ho aperto il mare, ho fatto scaturire fonte nell’aridità dei deserti e piovere cibo dai cieli, quando ho messo i miei angeli ad aprirvi un varco fra i nemici per addurvi nella Terra che avevo promessa ai primi santi della Terra. Sono sempre quel Dio potente e pietoso. Lo sono due volte di più ora non solo il Padre Creatore ma il Figlio Salvatore, ora che la Terza Persona ha generato il miracolo della Incarnazione di un Dio per farne la Vittima espiatoria di tutta l’umanità.

Io vi attendo per poter dire: “Pace alla Terra, e dire al Cielo: “Apriti ad accogliere i viventi. Il tempo è finito!”. Venite. Non ho cuore diverso, ora che sono in Cielo, di quello che avevo sul  Golgota quando pregavo per i padri vostri e perdonavo a Disma.>>

Dal manoscritto – un prete dannato

Nel nostro caso, i demoni hanno dovuto confessare, durante l’esorcismo fatto la vigilia della festa di Nostra Signora del Carmine, il 15 luglio 1978: “Al tempo della vita di Cristo, non era necessario che noi altri demoni parlassimo per bocca degli ossessi.

Allora Cristo parlava per annunciare il Vangelo. Ma poiché adesso è LA FINE DEI

TEMPI, di cui Cristo ha detto: “Sorgeranno molti falsi profeti”, Egli usa tutti i mezzi

utili al bene delle vostre anime”.

In modo ancor più categorico, i demoni devono sottolineare questa verità con le

seguenti parole: “Poiché adesso, è la fine dei tempi e si aggirano molti demoni che

vorrebbero mandarvi in perdizione, e false anime privilegiate si mostrano come angeli

di luce, LEI (Maria) si serve di noi demoni e ha il potere di farlo, per far conoscere dal

nostro punto di vista il tragico orrore dell’inferno. Per questo LEI ha ancora usato

quest’ultimo mezzo per salvarvi, sciagurati che siete!”.

Gesù Cristo ha dato l’esempio della temperanza

“I preti non sanno che vuol dire essere dannato. Essi (con disperazione) non sanno ciò

che è 1’inferno! Quasi tutti attualmente seguono la via della minore resistenza.

Credono di dover vivere felici, di dover godere quanto si può godere nella vita.

Credono comunque che oggi non si possono più cambiare 1’umanizzazione e il

modernismo e che si deve camminare col proprio tempo; i superiori, i vescovi, i

cardinali e i preti non danno esempio migliore. Prendono ancora magari cibi a una

povera tavola, come Cristo stesso ha dato loro 1’esempio? Certo, Cristo, come lo si

constata nella Bibbia, si è seduto a tavola e ha mangiato in cerimonie come matrimoni

e talune feste. Ma 1’ha fatto solo perché…

E: Di la verità e solo la verità, Verdi, di la verità e solo la verità in nome di Gesù

Cristo!

V: Egli l’ha fatto, per cosi dire, per carità verso il prossimo, ma non ha mai mangiato

molto. Ha sempre mangiato piuttosto frugalmente, e non parleremo dei momenti in cui

non assisteva a feste. CRISTO HA SOFFERTO MOLTO LA FAME, PIÙ DI

QUANTO SI PENSA. La Sacra Famiglia e gli Apostoli hanno sofferto molto la fame

e digiunato, altrimenti non avrebbero ricevuto le grazie che sono state loro concesse.

Certo Cristo aveva già in Sé tutta la pienezza della grazia; non aveva più bisogno della

grazia, in particolare non sarebbe stato necessario implorarla con la preghiera. Egli era

la grazia e la luce in persona. Ma doveva dare 1’esempio agli apostoli e a tutta

1’umanità, in particolare (con voce forte) ai preti, vescovi, superiori, cardinali e al

Papa.

Egli ha dato 1’esempio nel grado più completo, il migliore e il più perfetto, ma

a che cosa è servito?

Ora i preti mangiano alle tavole più riccamente servite con “dessert”, vino e tutti i

condimenti. A volte fanno anche bisboccia più di quanto lo consenta la loro salute, e

credono addirittura che è del tutto normale quando si è vescovo o si ha un posto

elevato.

Le cuoche che fanno da mangiare per i vescovi e queste autorità religiose, ed anche

per certi preti, credono con la massima buona fede, che si deve portare in tavola questo

e quello. “E un gran signore; è rivestito di alte dignità! Dovremmo vergognarci se non

gli si servisse questo e quello”. Ma esse dimenticano che non è 1’imitazione di Cristo.

Sarebbe meglio per queste cuoche che facessero notare ai vescovi, preti, superiori o

cardinali che Cristo ha dato 1’esempio della povertà, della povertà e della virtù. LUI

LASSÙ (gesto verso 1’alto) vuole che si pratichi 1’imitazione di Cristo (con voce

forte) e quanto è praticato oggi è tutt’altra cosa dell’imitazione.

È lo sfarzo, la bisboccia, la bella vita è il lusso fino al peccato. Il peccato non comincia solo quando comincia realmente. Il peccato comincia già quando non si insegna più la rinuncia e quando non la si pratica più. II peccato comincia già quando 1’uomo potrebbe rinunciare, ma non lo fa.

Certo, non comincia qui il peccato completo, nel suo vero senso. Ma la via che vi

conduce comincia già quando si smette di praticare la rinuncia, quando non ci si vuol

più sacrificare e quando si segue la via della minore resistenza. Allora la via che

conduce al primo peccato, che sia veniale o che arrivi fino al peccato mortale, non è

più molto lunga, perché noi giù (gesto verso il basso) abbiamo un immenso potere e

facciamo sempre quanto possiamo. Ci si istruisce cosi bene, e anche noi, demoni

umani, veniamo istruiti e guidati cosi bene che prendiamo sempre 1’uomo in tal modo

o lo si può prendere meglio. Ma quando qualcuno non ha mai veramente bene…

E: Di la verità in nome di Gesù Cristo e solo la verità, Verdi Garandieu, solo la verità!

Le tappe della caduta

V: …quando qualcuno non ha mai veramente bene, perfettamente seguita la via di

Cristo con la sua povertà e la sua virtù, la via della preghiera, della Croce, della

rinuncia, del sacrificio, della virtù, quando omette solo una di queste cose o la trascura

totalmente, noi cerchiamo allora di prenderlo da quel punto. Se è solo una fibra del suo

abito, è pero già una fibra e col tempo possiamo avvelenare tutto il suo abito (lamenti).

Non voglio più parlare.

E: Di la verità, Verdi Garandieu, per la gloria di Dio, sulla tua vita, sulla vita del prete

come dev’essere! Di la verità per la gloria di Dio!

V: Il mio sacerdozio, 1’ ho… Forse, credevo allora di avere la vocazione, e volevo…

Certo, intendevo diventare un buon prete, ma un prete, non bisogna mai dimenticarlo,

un prete è in pericolo più di un laico di essere sedotto da noi giù (dall’inferno).

Forse anche i laici corrono questo pericolo, soprattutto le anime privilegiate o quelli

che ricoprono una carica importante. Ma un prete ha un’altissima consacrazione. E

perché ha un’altissima consacrazione, e con essa può nuocere a noi giù (gesto verso il

basso) nella maniera più devastatrice, ci scateniamo di più contro i preti che contro gli

altri uomini. È quanto successe (piangendo), è quanto successe anche per me. Io

pensavo…

E: Di la verità, Verdi, solo la verità in nome di Gesù Cristo, per la gloria di Dio, solo

la verità sulla tua vita!

Abbandono della preghiera

V: …Io pensavo: adesso sono prete. Ho raggiunto la mia meta. All’inizio ho esercitato

ancora abbastanza bene il mio ministero, ma poi, poi, a un tratto trovavo ciò troppo

monotono. Ho cominciato a trascurare la preghiera del Breviario. Prima non ho più

recitato tutta la preghiera. Poi a poco a poco ho cominciato a non recitare più la

preghiera, quando era una giornata faticosa o quando mi sembrava essere una giornata

faticosa. Proprio all’inizio, la rimandavo e poi, tutt’a un tratto, arrivai a… Non voglio

parlare.

E: Di la verità, Verdi, in nome di Gesù Cristo, per la gloria di Dio! Di la verità sulla

tua vita per avvertire i preti! Di la verità, solo la verità!

V: …e poi, tutt’a un tratto, arrivai a pensare: “Ah! queste noiose preghiere del

Breviario! Queste preghiere sono lunghissime e prendono un tempo incredibile”,

pensavo. Ma sarebbe stato meglio non pensarlo, perché questa sospensione della

preghiera del Breviario mi fu fatale.

Quando smisi di recitarlo, caddi a poco a poco nel peccato. Ma quando sono caduto

nel peccato, il peccato d’impurità, ho ovviamente smesso di dire la mia messa con

raccoglimento, già non ero più in stato di grazia. La Bibbia, e tutto ciò che vi si trova,

era per me un rimprovero; i dieci comandamenti e il Nuovo Testamento erano per me

un richiamo all’ordine, perché non li vivevo più nel loro senso più vero. Poiché tutto

questo era per me un richiamo all’ordine, io non volevo più istruire i bambini come si

deve e in profondità; infatti come avrei potuto inculcare loro il bene mentre già io

stesso non lo vivevo più, e per questo devo dire… Non voglio parlare”.

 Il libro <<NON HANNO PIU’ PANE>> autore Mons. Alessandro Pronzato

Intervista a Don Alessandro PRONZATO

Lunedì 08 Agosto 1977

P. Adamo: Quali sono stati i motivi che lo hanno spinto ad accettare simile incarico?

Don Alessandro: Direi che motivi molto banali possono essere la curiosità e la golosità. Mi sono orientato a cercare qualche novità in giro, proprio perché mi accorgo che i giornali, la stampa, anche una certa pubblicistica oggi ci informano in una maniera parziale e unilaterale, ci buttano lì la violenza, il male, l’odio, tutto quello che fa il contesto della cronaca nera.

Il fango c è, indubbiamente, ma in mezzo al fango ci sono anche delle persone pulite, in mezzo

a chi sa stracciarsi solo le vesti perché il mondo va male, c’è chi si dà da fare per farlo andare

un po’ più dritto. Diceva un giornalista americano che ” oggi dobbiamo essere in grado di dare

alla gente anche buone notizie “. E non è che le buone notizie le dobbiamo inventare, ci sono.

Se io dunque presento una persona che ha saputo dimenticare sé stesso, che in mezzo

all’egoismo ha saputo presentare un aspetto di generosità, questo può essere un

incoraggiamento, uno stimolo a dire: ” Non sono fuori luogo, anormale, se anch’io mi dedico a

questo “.

Ecco: sono molto curioso di vite di santi che si prestino ad una attualizzazione, com’è il caso di

padre Annibale. Anche a livello editoriale, mi accorgo che certe vite che avevo scritto, anche

semplicissime, come una vita di Sr. Agostina, hanno avuto un successo notevole in ambienti

laicali, proprio perché denunciano questa attesa da parte del popolo di Dio di riconoscersi in

qualche figura, di poter mettere i piedi su qualcosa di pulito.

L’egoismo, la violenza sono tutte cose vecchie, com’é vecchio il peccato; la santità invece è

sempre qualche cosa di nuovo, per cui le notizie, al limite, io le vado a leggere sul Difrancia, più

che sul giornale che ho comprato stamattina, le notizie fresche. La gente ha bisogno di

riconoscersi in certi modelli, appunto per credere che la santità, la generosità, la bontà sono

possibili.

P. Adamo: Scrivendo una biografia, pur riportando fedelmente i singoli episodi di una vita, si

cerca di darle un filo conduttore, di leggerla sotto una particolare visuale. Quale potrebbe

essere la chiave interpretativa di questa nuova biografia sul Padre Difrancia?

Don Alessandro: Mi sono messo nella condizione e nella situazione del uomo comune che

legge questa biografia. Tenendo presenti quelle che possono essere le leggi psicologiche di

aggancio con l’attenzione e certa sfiducia che

oggi c’è nelle parole e nelle chiacchiere, ho voluto partire dalla narrazione dei fatti, per evitare

nella mentalità della gente il sospetto che fossero i soliti discorsi… Ho presentato prima di tutto

l’aspetto attività del P. Difrancia, il suo impegno ancora prima di essere Sacerdote nel quartiere Avignone, l’incontro col cieco ( un cieco che gli indica la via, questa é una provocazione

notevole ), quasi a dire che quest’uomo non ha ‘ bleffato ‘ con le parole.

Il messaggio di P. Annibale può essere preso sul serio perché P. Annnibale lo ha documentato coi fatti: prima ha fatto, poi ha parlato. Per mio conto, la chiave interpretativa è proprio questa: partiamo dai fatti concreti, dalle azioni, ricaviamo delle direttive per scoprire la forza animatriceche spiega questa vita e adesso possiamo prendere sul serio anche il suo messaggio. La parteessenziale, il Rogate, è connotato alla fine, proprio per accompagnare il lettore a dire: guardache ti trovi di fronte a qualcosa di estremamente valido, perché non sono solo parole, ma c’èdietro tutta una vita.

preghiera per ottenere i buoni operai alla Santa Chiesa – Sant Annibale Maria Di Francia
Preghiera per la sistemazione delle cose in Italia scritta nel 1923 dal Padre Annibale Maria Di Francia
Preghiera per la sistemazione delle cose in Italia scritta nel 1923 dal Padre Annibale Maria Di Francia
Preghiera al Cuore Santissimo di Gesù per i Sacri Prelati vescovi Sacri Alleati Padre Annibale Maria Di Francia
Preghiera al Cuore Santissimo di Gesù per i Sacri Prelati vescovi Sacri Alleati Padre Annibale Maria Di Francia

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