URSS 1968
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Quando Cesare vuole quel che è di DIO, URSS comunità cristiane, grido d’aiuto. Italia, operazione via Rasella

Le Olimpiadi di Monaco 1972 – l’attentato …

La prostituzione minorile, lo sfruttamento hanno sempre legame con la distruzione della persona umana . . .

L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o, se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni” (Santo Paolo VI, papa).

“Se vuoi costruire una barca, non radunare insieme delle persone per procurare la legna, preparare gli attrezzi, distribuire i compiti e organizzare il lavoro, ma piuttosto risveglia in esse la nostalgia per il mare aperto e infinito”. (Saint-Exupery)

“Circa duemila anni fa risuonarono le parole di Nostro Signore Gesù Cristo che definirono rettamente le relazioni tra la vita religiosa e la vita civile della società umana: << . . . date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio>> (Matteo 12, 17). Quelle parole del Salvatore posero un limite alle pretese dello stato pagano a un potere illimitato sull’uomo. La vita spirituale dell’uomo, il suo rapporto con Dio, la sua morale, i giudizi della coscienza furono per sempre sottratti al potere di Cesare.

Per la prima volta nella storia, la dottrina cristiana proclamò il valore illimitato della persona umana. Una volta per sempre fu riconosciuto all’uomo il diritto alla libertà religiosa. Su questa base la Chiesa di Cristo, fin dai primi giorni della sua esistenza, ebbe la coscienza di essere un Regno spirituale particolare eletto dal mondo, dipendente soltanto da Dio.” (pagina 17, 18) dallo stesso LIBRO – io chiamerei SEGNALE D’ALLARME, GRIDO VERSO OGNI POSSIBILE AIUTO INTERNAZIONALE.

Non è un libro, semmai è il libro della sofferenza di un popolo cristiano che ha gridato con tutte le sue forze, con tutto il suo sangue, con tutta la sua dignità – ed è proprio questo libro LA PROVA REGINA.

SE – nel 1968 – 1961 – questi segnali arrivassero alla destinazione, accolte, compiute tutte le verifiche – OGGI NULLA DI QUELLO CHE CAPITA IN UCRAINA POTEVA ACCADERE.

<<La storia è la grande memoria dell’umanità, dunque la sua più certa maestra. La storia offre all’uomo piattaforma per costruirvi i suoi ricordi e insieme la sua intelligenza, la sua riflessione e la sua civiltà: è la base indistruttibile di ciò che è accaduto, dell’evento verificatosi e dunque ricostruibile in ognuna delle sue reali sfaccettature, anche quelle minime. Ed è questa la sola base certa per la costruzione scientifica del pensiero storico; che può essere di destra o di sinistra, non è questo il punto. Il punto è la realtà degli eventi accaduti e dunque della conoscenza non superficiale dei fatti. Altrimenti la storia si trasforma in menzogna, e non educa più alla vita ma all’odio e alla sventura>>. ROSARIO BENTIVEGNA

URSS 1968
















Rosario Bentivegna in collaborazione con Cesare De Simone

Operazione via Rasella – Verità e menzogne: i protagonisti raccontano,

Editori Riuniti, ottobre 1996

<<Ma quale crimine fu quello nazista’>>

<<Fu un crimine senza precedenti nella storia, un crimine che presuppone un nuovo tipo di Stato, appunto lo Stato criminale>> Karl Jasper, filosofo, in un’intervista a Der Spiegel, marzo 1965

<<A ragazzì, ma ve ne volete annà via co’ sto pallone!>>

Frase gridata dal gappista PASQUALE  BALSAMO a un gruppetto di cinque o sei ragazzini romani che s’era accordato a largo Tritone, giocando con una palla, alla colonna tedesca la cui testa stava imboccando la via Rasella. Balsamo diede un calcio alla palla scaraventandola lontano, in direzione opposta, e i ragazzini le corsero dietro per recuperarla, insultandolo. Evitarono così d’essere coinvolti nello scontro.

<<Dopo l’attentato di via Rasella del 23 marzo e le conseguenti severe misure germaniche, elementi irresponsabili hanno fatto correre la voce che i fucilati fossero innocenti … >> AGENZIA  STEFANI, 3 aprile

Storia e memoria

Continua a esplodere attraverso gli anni e le coscienze. A oltre mezzo secolo da quelle 15, 50 del 24 marzo 1944, la vampata e l’onda d’urto della bomba di via Rasella – il carretto da spazzino, i 18 chili di tritolo, le schegge di ferro e ghisa – continuano a devastare e distruggere, ma le vittime non sono più i poliziotti altoatesini del 3° battaglione del Bozen aggregati alle SS di Kappler. Ad esser spazzati via della deflagrazione di quel primo pomeriggio davanti a Palazzo Tittoni, mezzo secolo dopo, non sono più i soldati nemici – gli hitleriani che avevano invaso e che stavano insanguinando l’Italia – bensì la verità e la memoria collettiva di un’intera nazione.

               Caso unico nella storia della Resistenza europea, l’attacco partigiano a via Rasella – che ha rappresentato uno dei momenti più significativi della guerriglia urbana gappista nelle città italiane occupate dai tedeschi – si è trasformato nella più rozza e, forse, diffusa falsificazione della storia dell’Italia moderna. Diffusa a tal punto che persino alcuni storici, scrittori, studiosi di sicura fede antifascista, quando ricordano via Rasella in qualche loro testo (magari per difenderne il significato e la memoria dalle ingiurie fasciste e revisioniste), commettono errori e grossolane imprecisioni nella ricostruzione dei fatti.

               Proprio il processo a Erick Priebke, del resto, è tornato a riproporre l’antica, originaria menzogna. <<La strage delle Ardeatine è stata colpa dei Gap comunisti che hanno fatto l’attentato di via Rasella>> ha detto per discolparsi l’ex capitano delle SS. Il vecchio torturatore di via Tasso, il boia delle Fosse Ardeatine continua a fare il suo mestiere di nazista: ammazzare uomini con ferocia, calpestare la dignità e l’onore di chi combatteva i tedeschi, torturarne persino il ricordo con la menzogna e l’insulto. Lui sa bene che la strage delle Ardeatine l’hanno ideata, voluta e fatta loro, i nazisti, proprio così, crudele e cupa, il carnaio che prima di spegnerle fisicamente, doveva massacrare l’anima e la mente delle vittime, al di là di ogni pretesto o criterio di rappresaglia, come era nella loro ideologia e nella prassi collaudata nei ghetti e nelle contrade d’Europa: quale rappresaglia giustificava il 13 ottobre 1943 l’eccidio nei forni dei lager dei 1.259 ebrei romani, in gran parte vecchi, donne e bambini, rastrellati da Kappler a Portico d’Ottavia?

               Priebke mente, e questo certo non meraviglia. Eppure qualche italiano, ancora 50 anni dopo, torna a far sua questa menzogna; un paio di giornali di destra rilanciano con clamore – quasi fosse uno scoop – le grandi bugie su via Rasella mentre sulle pagine di quello che viene considerato il maggiore quotidiano nazionale una firma <<storica>> del giornalismo italiano è il primo a mettere disinvoltamente sullo stesso piano di responsabilità – per le Ardeatine – le SS Kappler e Priebke da un lato, i partigiani romani dall’altro (Fra i numerosi interventi di Montanelli si veda in particolare l’articolo apparso sul Corriere della sera del 29 febbraio 1996, p. 8), ottenendo persino l’adesione, sia pur attenuata dal dubbio cartesiano sulle <<certezze>>, di un alto esponente della comunità israelitica romana.

               La storia è la grande memoria dell’umanità, dunque la sua più certa maestra. La storia offre all’uomo piattaforma per costruirvi i suoi ricordi e insieme la sua intelligenza, la sua riflessione e la sua civiltà: è la base indistruttibile di ciò che è accaduto, dell’evento verificatosi e dunque ricostruibile in ognuna delle sue reali sfaccettature, anche quelle minime. Ed è questa la sola base certa per la costruzione scientifica del pensiero storico; che può essere di destra o di sinistra, non è questo il punto. Il punto è la realtà degli eventi accaduti e dunque della conoscenza non superficiale dei fatti. Altrimenti la storia si trasforma in menzogna, e non educa più alla vita ma all’odio e alla sventura.

               Via Rasella, dunque, la battaglia gappista per le vie del centro di Roma mezzo secolo fa. Un momento rovente nella costruzione di una nuova, libera nazione sulla cenere di quella che il fascismo prima, Salò e i nazisti dopo avevano degradato, umiliato e distrutta. Vediamo chi c’era, a via Rasella, uno dei crocevia della storia dell’Italia repubblicana; e chi non c’era; e chi (i mentitori, i falsificatori, i fascisti vecchi e nuovi) non ci sarebbe mai stato.

















MOMENTI STORICI 
MONACO 1972
L'OLIMPIADE INSANGUINATA DAL ATTENTATO . . . 

I VINCITORI DELLE MEDAGLIE DAL 1896 al 1968





80.000 spettatori  hanno seguito commossi il discorso pronunciato da Willi Daume, presidente del Comitato organizzatore delle Olimpiadi di Monaco, durante la cerimonia commemorativa svoltasi la mattina seguente: <<In queste tragiche ore un profondo dolore ci unisce tutti. Per noi, che con ferma convinzione e sicuri della buona volontà di tutti gli uomini abbiamo preparato questi giochi della XX Olimpiade, questo è un giorno di lutto profondo. Questa occasione così gioiosa, che fino a ieri rispondeva pienamente al desiderio umano di comprensione, di gioia e di pace, è stata compromessa da un tragico delitto. Persino nel mondo del crimine rimangono certi confini inviolabili, un’ultima barriera è stata infranta dai terroristi che con un assassinio hanno insanguinato l’allegria che riuniva tutti i popoli della terra in una festa di pace. Le amarezze e i pericoli della vita umana non vengono sempre distribuiti secondo le nostre speranze. Possa comunque questo atto così crudele, che oltrepassa i limiti della nostra civiltà, smuovere l’indifferenza dell’umanità intera, affinché cessino le crudeltà, affinché questa mostruosità inumana venga condannata e la violenza, ovunque e a qualunque scopo impiegata, sia disprezzata da tutti.

Uniamoci al dolore delle famiglie, della squadra e delle nazioni colpite in questa giornata di ferocia. Ci resta solo il conforto che non siamo noi a determinare il nostro destino; il nostro presente e il nostro futuro stanno nelle mani di Dio>>. Dal libro <<Olimpiadi  MONACO – SAPPORO 1972>>, Fabbri Editori.




























Atto di affidamento a Maria DEL MONDO INTERO – San Giovanni Paolo II





Preghiera per EUROPA
Gesù Cristo,
Signore della STORIA,
Tieni aperto il futuro alle decisioni generose e libere di coloro che,
accogliendo la grazia delle buone ispirazioni,
s’impegnano a un’azione decisa per la GIUSTIZIA e la CARITA’,
nel segno del pieno rispetto della VERITA’ e della LIBERTA’,
perché il BENE continui a essere una gioiosa realtà in EUROPA,
tieni ancorato a DIO il nostro Continente!
San Giovanni Paolo II



















Avevo sentito di tutto di più, ma per onestà intellettuale non è meglio leggere un discorso di Benito Mussolini, leggere le sue parole della Camera dei Deputati del 26 maggio 1927, per comprendere cosa capitava alla popolazione nel 1927.

L'ITALIA DEL 1927 - la "psicologia" di Benito Mussolini - oltre la tassa per il celibato, ha ideato la tassa per le coppie infecondi nel capitolo <<L'opera per la maternità e l'infanzia>>. Nel capitolo <<La lotta contro l'alcoolismo>> prende di mira una citazione "Il Mortara, nelle sue Prospettive Economiche, ci fa sapere che l'Italia ha tre milioni di ettari dedicati alla vigna: un milione di più di quello che non abbiano la Francia e la Spagna, che sono come sapete, produttori mondiali di vino. ( E perché, l'Italia non era?). I morti per alcoolismo ... " ma che ragionamento è? Bisogna comprendere, leggere e capire cosa vuol dire l'opposizione ridotta secondo suoi piani - tutto andava come stabilito, poiché dirà alla pagina 69 <<Il mio successore non è ancora nato>> di conseguenza: "io debbo assumermi il compito di governare la Nazione italiana ancora da 10 a 15 anni".
DIO NON ESISTE NEI PIANI STRATEGICI DI BENITO MUSSOLINI, infatti, il risultato fu quello che la storia racconta.








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