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Antoine de Saint – Exupéry – Lettera a un ostaggio

L'emigrante

La pace non la posso imporre. Fondo il mio nemico e il suo rancore se mi limito a sottometterlo. L’unica cosa grande è convertire e convertire significa accogliere, significa offrire a ciascuno, perché vi si senta nel suo agio, un abito su misura e lo stesso abito per tutti. Perché la contraddizione non è altro che mancanza d’ingegno.

Perciò ripeto la mia preghiera: “Signore, illuminatemi. Fatemi crescere in sapienza affinché li possa riconciliare non mediante l’abbandono, richiesto dagli uni e dagli altri, di qualche aspirazione del loro fervore. Ma attraverso un nuovo volto, identico per tutti. Come avviene per la nave, Signore! Quelli che senza capire tirano le funi di babordo lottano contro quelli che tirano a tribordo.   Essi si potrebbero odiare nell’ignoranza. Ma se sanno, collaborano insieme mettendosi al servizio del vento”.

               La pace è un albero lento a crescere. Dobbiamo, come il cedro, assorbire ancora molto pietrame per imprimergli una sua unità …

               Costruire la pace, significa costruire una stalla abbastanza grande affinché l’intero gregge vi si addormenti. Significa costruire un palazzo abbastanza vasto affinché tutti gli uomini vi si possano raggiungere senza abbandonare nulla dei loro bagagli. Non si tratta di amputarli per farli stare tutti dentro. Costruire la pace, significa ottenere in prestito da Dio la sua mantellina da pastore per poter accogliere gli uomini in tutta la vastità dei loro desideri. Così avviene per la madre che ami i figli. Uno è timido e affettuoso, l’altro pieno di vita, l’altro ancora forse è gobbo, gracile e patito. Però tutti, nella loro diversità, commuovono il suo cuore. E tutti, nella diversità del loro amore, sono al servizio della sua gloria.

               Ma la pace è un albero lento a crescere. Occorre più luce di quanto io abbia. Nulla è ancora evidente. Io scelgo e rifiuto. Sarebbe troppo facile fare la pace se gli uomini fossero tutti uguali. L’amicizia è innanzi tutto una tregua e una grande circolazione dello spirito al di sopra delle divisioni particolari. Non posso rimproverare nulla a chi troneggia alla mia mensa. Perché sappi che l’ospitalità, la cortesia e l’amicizia sono incontri dell’uomo nell’uomo. L’amico è innanzi tutto colui che non giudica. Come ti ho detto, l’amico è colui che apre la porta al viandante, alle sue stampelle, al suo bastone deposto in un canto e non gli chiede di danzare per giudicare la sua danza.     Antoine De Saint- ExupéryCitadella (il manoscritto, composto di 985 pagine dattiloscritte, racchiuso in quella famosa valigetta ch’egli portava sempre con sé e che affidò con le lacrime agli occhi al capitano Gavoille prima di partire per ultima missione di guerra – fu pubblicato quattro anni dopo la sua morte nel 1948. Di queste pagine non rilesse che qualcuna. Riteneva di aver molto da dire prima d’iniziare il lavoro di revisione … Non finirò mai, Sarà la mia opera postuma …  Borla Editore, 1965.      

                                                                                                                       

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